Libero, 2 dicembre 2015
L’Allianz Arena del Bayern Monaco fa il tutto esaurito da 300 partite di fila. Ecco perché
Non devono averla presa benissimo a Fssen, sud-Baviera, dove sorge il Castello di Neuschwanstein, fino a dieci anni fa dominatore turistico della regione. Poi, il 30 aprile 2005, poco più a nord hanno terminato il “Gommone”. L’Allianz Arena, s’intende, la casa del Bayern Monaco, dove ogni anno passano 4 milioni di anime, al castello che ha ispirato numerosi film della Disney invece “solo” 1,4. D’altronde, nel castello, mica ci gioca il Bayern, e non è previsto il matchday tra i pacchetti turistici. Tradotto letteralmente: la «giornata partita», una “festa” lunga tutto il giorno in cui gli appassionati spendono tempo e soldi. Questa è la base del dominio sportivo del club bavarese, avanti anni luce rispetto alle “eccellenze” italiane.
Il Bayern infatti ogni anno incassa circa 88 milioni di euro dai matchday. In Italia la migliore è la Juve, unica all’altezza della borghesia europea: 41 milioni. Non c’è paragone. I tifosi del Bayern sono “coccolati” dal club, tutti si sentono parte integrante della vita della squadra, a prescindere da quanti soldi versano nelle casse societarie. Pure nelle differenze infatti, l’Allianz è un impianto democratico. C’è un solo ingresso, vip, giornalisti, tifosi di casa e ospiti accedono insieme, anche un gruppo di emiri in tunica che hanno affittato un intero settore. Gli steward chiedono a tutti di aprire la cerniera del piumino per i controlli, noncuranti del freddo. Non c’è attrazione fuori dall’impianto, la vita è dentro e si concentra in quello che potrebbe essere un “foyer” teatrale, sotto il 2° anello, dove gli spettatori hanno la possibilità di intrattenersi prima, durante e dopo lo spettacolo. Una cosa semplice, ma che cambia tutto.
C’è anche la partita, tra le altre cose. Ed è uno spettacolo che in Italia possiamo vedere grazie a Fox Sports (esclusiva Sky canale 204), che trasmette ogni weekend la diretta gol del massimo campionato tedesco, e lo farà anche per la Premier League inglese, per la prima volta, a Natale. La Bundesliga è anche questo, la vendita di un marchio in 80 paesi e in 4 continenti. Il calcio made in Germany è capace di fatturare 2,5 miliardi l’anno. All’Allianz, poi, tutto è semplice per il Bayern onnipotente. Guardiola non soffre il freddo e guida i suoi mentre ne fanno due all’Hertha Berlino, quarta forza del campionato. Ad ogni gol dei «rossi» rimbomba “Seven nation army”, l’inno italiano al Mondiale 2006, ora adottato dai bavaresi. Che in realtà non hanno bisogno dei gol per scaldarsi. Dietro la porta del disoccupato Neuer, i tifosi occupano i 13500 posti in piedi che la società mantiene a prezzi popolari. Si salta e si canta senza sosta, e senza offendere gli avversari. Dirige il primo eroe di giornata, il “capo-cori” in t-shirt nonostante i gradi sotto zero. Il secondo eroe è l’invasore improvvisato che corre da Muller per abbracciarlo prima di essere portato via senza placcaggi, tutto lineare, tutto “tedesco”.
La partita è finita ma è solo il fulcro di una giornata intera avvolta nel colore rosso-Bayern. Tutto è carminio, l’Allianz stessa, che s’illumina maestosa, e il suo contenuto. Dalle donzelle in versione “Cappuccetto” che accolgono tutti sorridendo alla sottile linea d’illuminazione che corona le tribune. Non esistono i “tarocchi”, ogni oggetto è originale e gestito direttamente dal club, ecco perché il Bayern fattura 230 milioni tra sponsor e merchandising mentre la Juve fatica ad arrivare a 60. Le magliette vendute sono 1,3 milioni ogni stagione e il catalogo dello store ha una tiratura di 1,2 milioni di copie. Dalle matite alle calze, sfoggiate con orgoglio dal terzo eroe di giornata, lo spettatore fuori stagione in pantaloncini, ideali per mostrare l’indumento spugnoso con il logo del Bayern. La birra aiuta, certamente. E chissà quali altre scene quando lo squadrone di Pep vince la Bundesliga: in quel caso la società offre fiumi di birra a tutti i tifosi. Un motivo in più per riempire l’Allianz Arena, che non vede un seggiolino vuoto dal lontano 30 gennaio 2007, uno scialbo 0-0 con il Bochum. Roba d’altri tempi.