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 2015  dicembre 02 Mercoledì calendario

Dopo tre settimane di coma, è morto anche il padre della sedicenne che fece sparare ai genitori dal suo fidanzato

È rimasto sospeso tra la vita e la morte per tre settimane, dopo essere stato raggiunto da quattro colpi di Beretta calibro 9 x 21 esplosi dal 18enne Antonio Tagliata nell’appartamento di via Crivelli 9, ad Ancona. Ricoverato in condizioni disperate dal 7 novembre all’ospedale Torrette, alla fine Fabio Giacconi, padre della sedicenne già accusata insieme al fidanzato dell’omicidio della madre, non ce l’ha fatta. Il suo cuore ha smesso di battere ieri, giorno in cui il perito della Procura, Marco Valsecchi, avrebbe dovuto effettuare un approfondimento medico legale sulla traiettoria dei colpi. La moglie, Roberta Pierini, era invece morta sul colpo dopo essere stata ferita dal ragazzo a un fianco e a un braccio e finita con un colpo alla testa, quando era già a terra, come in una vera e propria esecuzione.
I coniugi si opponevano alla relazione tra Antonio e la figlia alla luce dei riscontrati problemi con la giustizia del padre di lui, Carlo Tagliata. Sul corpo il pm Andrea Laurino ha già disposto l’autopsia. Tagliata ha subito confessato di aver sparato ai genitori della fidanzata, aggiungendo però che era stata lei a dirgli «spara, spara». La sedicenne nega di averlo indotto a questo e afferma, come anche Antonio, che il loro intento sarebbe stato semplicemente quello di chiedere un chiarimento. Ora per entrambi la situazione si complica: l’accusa diventa duplice omicidio volontario aggravato e Tagliata deve rispondere anche di porto abusivo di arma da sparo.
Il 18enne si trova attualmente nel carcere di Camerino, la ragazza nell’Istituto di pena minorile di Nisida, a Napoli. Antonio sostiene di aver acquistato l’arma, gettata in un cassonetto durante la fuga insieme ai tre caricatori di cui era munito, da un albanese in piazza Cavour per 450 euro. «In merito a questa circostanza – dichiara l’avvocato difensore della ragazza, Paolo Sfrappini – ho seri dubbi che il ragazzo dica la verità. Secondo me la provenienza dell’arma è tutt’altra. Ritengo inoltre poco probabile che la mia assistita possa aver plagiato Antonio. Vedo piuttosto una presenza troppo marcata del padre di lui in tutta questa vicenda».
Durante la fuga Antonio si sarebbe disfatto anche del giubbotto e del telefonino, trovato poi completo di batteria ma privo di sim. Accertamenti tecnici sono attualmente in corso sull’arma e sul giubbotto da parte dei Ris di Roma, il telefono verrà sottoposto a perizia da parte dell’ingegner Giuseppe Dezzani, che svolgerà il suo incarico come irripetibile. Secondo il gip di Ancona, Antonella Marrone, Antonio ha sparato per uccidere. Per l’accusa i due fidanzati hanno agito insieme.