Corriere della Sera, 2 dicembre 2015
Consulta, siamo alla ventottesima fumata nera per l’elezione dei tre giudici costituzionali mancanti
Un vecchio frequentatore delle aule parlamentari, l’ex socialista Fabrizio Cicchitto passato per Forza Italia e ora di casa tra i centristi di Angelino Alfano, dice che «intorno alla Corte costituzionale si è aperta una partita non banale, dettata da ragioni politiche profonde e non da fatti personali: perché la minoranza del Pd vuole a tutti i costi che ci sia una Consulta nella quale sicuramente Renzi non abbia la maggioranza...» quando si tratterà di passare al setaccio l’Italicum.
Ma questa indicata da Cicchitto è solo una delle cause dell’ennesimo nulla di fatto che ha bloccato il candidato dem per la Corte, Augusto Barbera, a 545 voti sotto l’asticella del quorum (571). Barbera, in recupero di 9 voti rispetto al 27° scrutinio, ha fatto meglio di Francesco Paolo Sisto di Forza Italia (in rimonta, da 511 a 527) mentre Giovanni Pitruzzella, sostenuto da Alfano e da Renzi, ha perso posizioni (da 492 a 470) e ha deciso di ritirarsi.
La 28esima fumata nera per l’elezione dei tre giudici costituzionali mancanti dal plenum della Corte – oltre ai problemi interni al Pd – ha evidenziato un macigno per la maggioranza proprio in casa di Alfano. Tanto che il professore Giovanni Pitruzzella ha fatto un passo indietro: «Prendo atto che non ci sono le condizioni di serenità e di contesto politico per affrontare una nuova verifica parlamentare. Anche a tutela dell’istituzione che presiedo, ritiro pertanto la disponibilità ad essere candidato alla Corte, ringraziando coloro che mi hanno votato». Firmato, Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, che per venerdì attende una decisione del Gip di Catania come indagato nell’inchiesta su un arbitrato tra due università siciliane. Ora al posto di Pitruzzella (amico dell’ex ministro Gaetano Quagliariello) potrebbe arrivare l’ex sottosegretario di Monti ed ex laico del Csm Salvatore Mazzamuto, vicinissimo ad Alfano.
Il Tridente per la Corte (Barbera, Sisto Pitruzzella/Mazzamuto) ha perso un pezzo. Perché, dice Lorenzo Dellai (Per l’Italia) «si fonda su una architettura politica molto debole». Dellai fa parte della maggioranza ma ha convogliato 86 voti sul professore Gaetano Piepoli che ha guadagnato molte posizioni (ne aveva 56): sulle schede attribuite ai centristi di Dellai c’erano i nomi di Barbera e di Sisto ma non quello di Pitruzzella. La Lega, intanto, ha votato scheda bianca e punta a una contropartita per il professor Maurizio Leo alla guida dell’organo di autogoverno dei giudici della Corte dei conti.
Con i grillini, che continuano a votare in solitaria per il professor Franco Modugno (passa da 140 a 156 voti), le comunicazioni sono chiuse. Danilo Toninelli (M5S) dice che il passo indietro di Pitruzzella «non cambia nulla se poi Pd e FI non sono disponibili a ritirare i candidati “politici” Barbera e Sisto». Ma Ettore Rosato, capogruppo dem, non cede: «Noi saremmo disponibili ad aprire al loro candidato ma il M5S non può dare patenti di credibilità». Stasera si torna a votare con lo stesso schema (sul timing della seduta si è parlato in un breve incontro a Palazzo Barberini tra il capo dello Stato e i presidenti di Camera e Senato) ma, in un altro scenario, il cambio in corsa dei candidati del Pd di FI riaprirebbe la partita con Il M5S. A bordo campo, sospinto dalla minoranza del Pd, c’è chi vorrebbe far scaldare il professor Massimo Luciani non sgradito ai grillini. Simmetricamente si muove Renato Brunetta (FI), sponsor di Giovanni Guzzetta.