Corriere della Sera, 2 dicembre 2015
Silvio Berlusconi non saprebbe scegliere tra la Meloni e Marchini («Entrambi ottimi candidati»), vede bene Sallusti a Milano («Una opportunità eccellente») e su un ipotetico ballottaggio tra Pd e M5S voterebbe scheda bianca («Ma sarebbe un vero e proprio incubo»). Intervista al Cav.
«Non vedo un’effettiva consapevolezza della gravità della situazione da parte di molti leader occidentali. Sarà per mancanza di esperienza, per mancanza di idee, per paura, per condizionamenti ideologici... Ma sono molto preoccupato dalla piega che hanno preso gli eventi». Silvio Berlusconi punta l’indice contro le leadership occidentali, chiamate a fronteggiare la crisi internazionale. E auspica una «grande alleanza» con la Russia per combattere il terrorismo jihadista, ricordando che «la mia linea di politica estera è sempre stata improntata alla collaborazione» tra l’Europa, Washington e Mosca, «a partire dall’intesa di Pratica di Mare, con cui si era messa fine alla guerra fredda».
L’ex premier ritiene invece che in questi anni siano stati commessi «molti gravi errori dai Paesi occidentali», a iniziare «dal tentativo tardivo e maldestro di mettere il cappello sulle cosiddette primavere arabe»: «Non si è stati in grado né di prevederle né tantomeno di accompagnarle nel loro corso. Forse per non essere accusata di interventismo, come è accaduto a Bush, l’amministrazione Obama ha scelto di non intervenire in Medio Oriente. Salvo poi, con un atteggiamento in apparenza contraddittorio, aver spinto per un cambiamento di regime in Libia, spiegato come un intervento a protezione delle popolazioni indifese. In questo modo l’Occidente ha permesso la destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente, senza un disegno o una prospettiva di un nuovo assetto politico per la zona, spianando così la strada all’estremismo islamico».
Come non bastasse il Califfato, è in atto ora uno scontro tra i suoi amici Putin ed Erdogan. Il primo accusa addirittura il secondo di aver abbattuto l’aereo militare russo per «coprire i traffici con l’Isis».
«Spero e credo che l’abbattimento sia stato un incidente, ma capisco che Putin si senta “tradito” da un Paese che, proprio come la Russia, si oppone all’Isis. Più che stabilire chi ha ragione, è fondamentale che non si ripeta mai più un episodio del genere. Dobbiamo renderci tutti conto che la Russia è un alleato imprescindibile, non un nemico. Quanto alla Turchia, negli ultimi anni ha attraversato cambiamenti che non condivido. Questo però, ancora una volta, è anche una nostra responsabilità. Nel passato mi sono battuto per l’entrata della Turchia nell’Unione. Sono sempre stato osteggiato dai pregiudizi di molti Paesi europei, Francia e Germania in primis. La parte migliore della Turchia voleva diventare Europa. L’abbiamo tenuta fuori dalla porta. Era inevitabile che prevalessero altri tipi di spinte, in una nazione a cavallo fra Oriente ed Occidente».
Se si realizzasse la «grande alleanza» contro l’Isis, l’Italia dovrebbe partecipare anche ad operazioni di terra in Siria? E pensa che il Paese sarebbe pronto a una guerra, mettendo in conto dei caduti sul campo di battaglia?
«Non possiamo illuderci che altri facciano le guerre per noi, e aspettare di lucrarne i benefici. Poi le forme di coinvolgimento di ciascun Paese saranno da valutare secondo i mezzi e le possibilità di ciascuno. Ma qualcosa dovremo fare certamente. Io credo che primo compito di un presidente del Consiglio italiano sia di obbedire all’identità e alla storia del nostro Paese, secondo l’insegnamento che da De Gasperi in poi ci ha consentito di svolgere un ruolo inclusivo sul piano delle alleanze. Mi sono già impegnato e mi sto impegnando per favorire la comprensione tra Russia e Occidente. E sono, in questo momento drammatico, a piena disposizione del mio Paese per sostenere il costituirsi di una coalizione sotto l’egida dell’Onu. Un incontro in Italia dei leader più importanti del fronte contro lo Stato Islamico avrebbe una valenza organizzativa e simbolica importantissima».
Il premier italiano ritiene che in Siria non si debbano «ripetere gli errori commessi in Libia». Condivide questa linea prudente, in assenza di un disegno sui futuri assetti di quell’area? Il suo alleato Salvini vorrebbe invece indossare subito l’elmetto.
«Condivido certamente il fatto che non si debbano ripetere gli errori commessi in Libia. Quanto a Renzi, la prudenza nel combattere il regime di Assad in assenza di un’alternativa migliore è un atteggiamento saggio. La prudenza nel combattere lo Stato Islamico – che di Assad è mortale nemico – è una ambiguità che non ci possiamo permettere».
Non pensa che un intervento attivo dell’Italia nel conflitto possa provocare un’azione terroristica sul territorio nazionale?
«La pavidità non ci mette certamente al riparo. L’unico modo per stare al sicuro è estirpare il cancro alla radice. L’Isis è un’organizzazione criminale, ma molto lucida e con molto senso politico. La sua strategia è proprio quella di colpire e accentuare le debolezze dell’Occidente».
Al governo lei chiede in questo frangente «meno tasse e più sicurezza»: non è soddisfatto allora del taglio proposto da Renzi per le tasse sulla casa e il miliardo annunciato per la lotta al terrorismo?
«Le tasse sulla casa le avevamo già tolte noi nel 2008, e il Pd le ha reintrodotte. Renzi non fa altro che riportare la situazione al punto al quale noi l’avevamo lasciata. Fa bene, ma non è certo una sua idea. Oggi la situazione richiederebbe interventi ben più incisivi, per avere effetto davvero sulla ripresa. E in ogni caso ogni taglio di tasse va finanziato con tagli della cattiva spesa pubblica e non facendo deficit e debito. Quanto alla sicurezza, bene gli stanziamenti, se davvero ci saranno, anche se ce ne vorrebbero di più. E comunque servono a poco se non si danno alle Forze dell’ordine anche gli strumenti legislativi necessari per operare di fronte all’emergenza. E poi trovo grottesco il fatto che Renzi approfitti dell’occasione per annunciare elemosine elettorali, sempre finanziate in deficit, come i 500 euro ai diciottenni per andare al cinema. E, con l’occasione, cancellare la modesta riduzione dell’Ires promessa alle imprese».
Nonostante la guerra, si avvicinano le Amministrative. A Roma, tra Marchini e Meloni, chi sceglierebbe? E per Milano, opterebbe per Sallusti o magari per lo stesso Salvini?
«La Meloni e Marchini sono entrambi ottimi candidati. Entrambi sarebbero in grado di far uscire Roma dal disastro in cui l’ha condotta il Pd. A Milano la candidatura Sallusti è una opportunità eccellente. Quanto a Salvini, che pure sarebbe un candidato di lusso, mi pare lui stesso l’abbia escluso, preferendo fare il capolista».
Per «riunire tutto il centrodestra», come lei dice di voler fare, non sarebbe più logico seguire il «modello Lombardia» proposto dal governatore Maroni, con Ncd come alleato?
«Ma io sono d’accordo e anche Salvini lo è. Solo che lui dice “tutti tranne Alfano”».
Se il Pd dovesse perdere le Amministrative, chiederebbe le dimissioni del governo e il voto anticipato o pensa che si dovrebbe proseguire fino al termine naturale della legislatura?
«Le elezioni si dovrebbero fare non per i risultati delle Amministrative, ma per ricostruire la democrazia. Sono quattro anni che l’Italia è retta da governi non scelti dai cittadini. Renzi governa con una maggioranza formata addirittura da eletti nel centrodestra che, sostenendolo, contraddicono il voto che li ha portati in Parlamento, e da deputati arrivati in Parlamento grazie a un premio di maggioranza che la stessa Corte costituzionale, costituita in larga maggioranza da giudici di sinistra, ha definito incostituzionale. La storia della Repubblica degli ultimi vent’anni è fatta di continui ribaltamenti della volontà popolare. Veri e propri colpi di Stato».
Costituirete i «comitati per il no» ai referendum sulle riforme costituzionali, che per un tratto avete sostenuto in Parlamento? E non temete che perdendo consegnereste alla sconfitta il nuovo progetto di centrodestra?
«Ma io sono certo che vinceremo al referendum. E per riuscirci, ci opporremo in tutti i modi ad una riforma ritagliata su misura per il Pd, che potrebbe consentire a chi abbia il consenso di un italiano su sei di sottomettere il Paese. Si pensi poi a cosa succederebbe se questo meccanismo, che Renzi ha creato per se stesso, portasse al governo Grillo. Non è un’ipotesi astratta, tutti i sondaggi dicono che al ballottaggio tra Pd e Cinque Stelle prevarrebbero i secondi. E sono sotto gli occhi di tutti i disastri che i grillini combinano nelle città che amministrano. La particolarità di tutti i loro parlamentari è che prima di essere eletti al Parlamento non hanno saputo far niente di buono neppure per sé e per la propria famiglia. Come potrebbero amministrare una città o addirittura il Paese? Perciò occorre un centrodestra forte, capace di dire “no” al referendum e di vincere alle Politiche, superando al primo turno sia il Pd che i Cinque Stelle».
E se invece il ballottaggio si risolvesse proprio come lei teme, e si trovassero contro Renzi e il candidato di Grillo, lei chi voterebbe?
«Temo che molti elettori di centro-destra, soprattutto gli elettori della Lega, potrebbero essere tentati di votare il candidato grillino, ma solo per rompere il sistema di potere del Pd. Io personalmente voterei scheda bianca così come faranno probabilmente molti elettori di Forza Italia. Ma questo è un vero e proprio scenario da incubo. Non permetteremo che si realizzi».