la Repubblica, 2 dicembre 2015
La Finanza a casa della Chaouqui
«Devi scusarmi, c’è un problema in corso». Dà facilmente del tu, Francesca Immacolata Chaouqui, la pierre di Vatileaks due (e si inizia a sospettare anche uno), imputata in Santa Sede per diffusione di notizie segrete, indagata per induzione alla concussione e spionaggio informatico dalla procura di Roma. Ormai siamo sotto il cancello rotto di via Tazio Nuvolari, il multicondominio con cinque scale che – a un ultimo piano – ospita l’egitto-cosentina con l’aureola di spia e il marito, ingegnere informatico, sospetto hacker in concorso con «l’amata papessa». L’sms, il “problema in corso”, è l’arrivo della Finanza a casa: il nucleo tributario alle 17 e 35 di ieri pomeriggio, praticamente notte in questa periferia sopra il Tintoretto, Roma sudorientale, si è presentato alla porta.
Il vano della posta, all’interno dell’ultima palazzina a destra, è colmo di raccomandate, avvisi di consegna. Come se la coppia mystère non ritirasse le comunicazioni sgradite, mai. Francesca Chaouqui non apre il secondo portone: in salotto ha già i primi tre finanzieri. Ci scrive ancora un messaggio: «Abbiamo un problema riguardante il procedimento. Sono mortificata ma dobbiamo rimandare, credimi, non è una cretinata».
Cinque piani saliti al buio. L’appartamento della signora Chaouqui si riconosce dallo zerbino. Dice: “Vip only”.È una fissazione dell’ex Ernst & Young, ha un’agenda di 11.200 nomi di very important person.
Lo zerbino, ora, è stato superato da due agenti di finanza e un maresciallo. C’è una donna: può servire per le perquisizioni personali. Si sente, da fuori, da dove il sequestro giudiziario partirà. Corrado Lanino, il marito tecnologico, dice a voce alta: «Se mi prendete il computer è un problema, è il mio strumento di lavoro quotidiano». È un ingegnere informatico. L’istruttoria che il Vaticano ha costruito su sua moglie dice che è stato consulente dei sistemi informativi della Santa Sede, ma lui ha sempre negato: «Dal Vaticano non ho mai preso un euro».
I finanzieri sequestrano subito anche il pc della Chaouqui: «Devo aprirlo?», chiede lei. La prima ipotesi è quella di assorbire i dati, le memorie. Suona il citofono, la donna ora risponde: arrivano gli ufficiali della finanza, un tenente colonnello. All’interno si sente il rumore di divani spostati, portaombrelli svuotati. «Posso rendermi utile?», chiede lei, candida: «Questo armadio l’avete già visto?». Sembra divertirsi. «Posso mandare un post su Facebook?». Un finanziere la gela: «Meglio se si accomoda». Via gli smartphone, diventano corpo del reato. Le luci, di un appartamento che sembra piuttosto ampio, sono tutte accese. Si sente il tenente colonnello al telefono, probabilmente con l’ufficio: «Ci sono messaggi con giornalisti, speriamo non abbia inquinato le prove... Sì, ho fatto le foto». Gli investigatori: «Qui che c’è, signora?».
Con l’ascensore arrivano i primi tre cartoni, poi altri tre. Servono per il sequestro. L’ampia casa si svuota. Il nucleo valutario impiega otto uomini nella perquisizione. Con un martelletto qualcuno batte tutti i muri di casa, alla ricerca di vuoti, eventuali nascondigli. All’ora del Tg1, che rimbomba dal piano di sotto, il primo giro di scotch chiude il primo scatolone. Alle 20,35 si riapre la porta, la Chaouqui esce e scende in strada. Un taxi l’aspetta. È annunciata a Ballarò. Risponde ridendo: «No, i finanzieri non mi stanno arrestando». Alle 21,30, dopo quattro ore, due auto della Finanza hanno il bagagliaio pieno: soldi, documenti,pc, i due telefonini.
La presenza di Chaouqui a Ballarò ha unito sinistra (Bonaccorsi) e destra (Gasparri): «La più bassa strategia che una trasmissione televisiva possa adoperare», hanno stigmatizzato. E la procura di Roma, sulla scorta delle intercettazioni avviate dai pm di Terni, ha indagato Paolo Berlusconi: concussione per induzione, anche lui. Per la Chaouqui si sta valutando se derubricare le sue pressioni – «se lei non zittisce il vaticanista del Giornale rendo pubbliche le rogatorie di suo fratello Silvio richieste dalle procure italiane in Vaticano» – in millantato credito. Per il marito, resiste l’intrusione informatica. La procura di Terni, tra l’altro, aveva indagato anche il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, per non aver denunciato le minacce della donna. Sull’inchiesta Paolo Berlusconi dirà: «Mai la signora Chaouqui ha neppur lontanamente parlato con me di rogatorie di mio fratello Silvio su presunti conti presso la banca vaticana, conti ovviamente inesistenti».