la Repubblica, 2 dicembre 2015
Renzi ha sostituito Berlusconi anche alla presentazione del libro di Vespa
Il bello, ma anche il brutto degli spettacoli del potere è che si rinnovano restando sempre uguali a se stessi. Così ieri, al Tempio di Adriano, il presidente Renzi ha presentato il libro di Vespa.
D’accordo, lo faceva sempre pure Berlusconi. Stesso luogo, stesso pubblico, stesso bla bla, stesso ciù-ciù-ciù d’intrattenimento fra il commerciale e il cerimoniale.
Sennonché gli anni passano per tutti e sul proscenio, anche stavolta tappezzato di copertine dell’opera vespiana in diversi formati, la rappresentazione ha accompagnato l’inesorabile mutamento di ruoli e personaggi. Per cui Renzi era chiaramente l’attor giovane spigliato e spiritoso, quello che nel teatro classico spagnolo si definisce come «el gracioso», in tal modo però costringendo Vespa nella parte del vecchio zio pignolo e anche un po’ borbottone.
Non sono dunque mancati i siparietti, quasi in tempo reale restituiti alle moltitudini del web. In uno, reclamizzando il bonus per i 18enni, il premier si è divertito a mettere in dubbio che i giovani ne approfitteranno per acquistare il primo gennaio 2016 la strenna del conduttore di Porta a porta. Ma a quel punto, gli ha risposto Vespa giustamente seccato, «il libro sarà già esaurito!».
Dopo di che è partito lui all’attacco esprimendo le sue riserve sull’uso culturale dei promessi 500 euri: «Se li giocheranno a flipper». Ma qui è scivolato perché, come impietosamente Renzi gli ha fatto notare a sua volta imitando un’antica gag di Mike Bongiorno, i 18 enni non giocano più a flipper: «Oh Vespa, mi è cascato sul flipper!». Invano allora l’indomito zio l’ha buttata sulla Playstation presidenziale, ma niente da fare, erano ormai 2 a 0.
Il problema in quel momento era semmai di non stravincere e possibilmente attenuare l’impatto agrodolce. Per cui ha giocato sul sicuro proclamando, sia pure con un’espressione che tradiva un surplus d’ironica condiscendenza, che presentare i libri di Vespa rientra «negli obblighi istituzionali del presidente del Consiglio: come partecipare al G7 o al G20» ha spiegato mentre le bionde e non più giovanissime né più troppo graziose signore in platea assaporavano il punto di non ritorno, e il teatro del potere rinnovava le sue fiere e al tempo stesso modeste credenziali.
«Mi fa piacere che venga riconosciuto» ha sorriso il conduttore, forse un tantino più serio di quanto richiedesse la sparata renziana. Ma al di là della dovuta e opportuna riconsiderazione, e sempre a prescindere dagli argomenti per così dire «politici» pure affrontati nel corso del rito promozionale, si può far notare che se tanti anni fa Andreotti affidava a Vespa la guida della «Terza Camera», oggi, cioè in un tempo di potere verticale e decisionista, il ruolo demiurgico che gli spetta si è significativamente spostato verso l’esecutivo.
La bandiera della rottamazione, nel frattempo, si è abbastanza afflosciata. E non solo perché questo è il secondo libro che Renzi presenta a beneficio di Vespa (l’esordio fu in coppia con Alfano); o perché a settembre, sia pure ai margini dell’«incidente» Casamonica, è venuto fuori che il premier rottamatore aveva scelto proprio l’eterno Bruno come presidente della Rai (la cosa non andò in porto, forse anche per timore che rispondesse al classico adagio curiale «promoveatur ut amoveatur»).
No. Dopo la presentazione di ieri, chi pensava che Vespa fosse alla lunga incompatibile con il renzismo può, almeno per ora, ricredersi. O almeno, in mancanza di meglio, dilatare la sua dote di pazienza.
Sia pure, o forse proprio in quanto scenicamente trasformato in «ziovespismo» (Giulianone Ferrara), l’opera esercitata in tv e nei libri continua evidentemente a esercitare presso il grande pubblico quella sorta di consacrazione di cui il comando ha bisogno nel tempo degli spettacoli politici.
Per quanto riguarda Renzi si segnala una promettente episodica: dalla messa in onda della nonna del premier all’esito, piuttosto ambiguo, della scommessa sui debiti della PA (nessuno dei due ha raggiunto a piedi un certo santuario). In poco più di un anno Vespa ha accolto il premier con un piatto di tortellini e gli ha dedicato una puntata partendo da un titolo del Giornale: «Renzi ha le palle». Nel libro si legge perfino la lode del Ponte sullo Stretto: «Sarà – dice il premier – un altro bellissimo simbolo per l’Italia». Mah.