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 2015  dicembre 02 Mercoledì calendario

Ora, la questione del cosiddetto “Vatileaks 2”, dopo che il processo è stato rinviato al 7 dicembre e dopo che il Papa ha parlato, è se abbia ragione la Chaouqui oppure se abbia ragione monsignor Balda

Ora, la questione del cosiddetto “Vatileaks 2”, dopo che il processo è stato rinviato al 7 dicembre e dopo che il Papa ha parlato, è se abbia ragione la Chaouqui oppure se abbia ragione monsignor Balda. E, altra questione: come ha fatto una come la Chaouqui a finire nel gruppo di otto persone incaricato niente di meno che di riformare le male finanze vaticane.

Su questo punto il Papa ha detto qualcosa.
I giornalisti, profittando del ritorno dall’Africa di papa Francesco, gli hanno fatto un mucchio di domande. E una di queste riguardava proprio la Chaouqui. Riferisco alla lettera dal reportage di Gian Guido Vecchi sul Corriere. La domanda è: «Santità, si parla di Vatileaks. Com’è stata possibile la nomina di Vallejo Balda e Francesca Chaouqui nella commissione? Crede di aver fatto un errore?». Risposta del Papa: «È stato fatto un errore. Monsignor Balda è entrato per la carica che aveva di segretario della prefettura per gli affari economici. Non sono sicuro di come sia entrata lei, ma credo di non sbagliare dicendo che è stato lui a presentarla». Ora, a parte la testimonianza del Papa, siamo di fronte a due racconti diametralmente opposti. Si tratta di capire chi dice la verità, e anche se qualcuno dice la verità, perché è possibile (anzi probabile) che mentano tutti.  

Ricordiamo intanto di che cosa sono accusati.
In Vaticano pensano che Balda e Chaouqui abbiano passato a Nuzzi e Fittipaldi le carte con cui i due giornalisti hanno confezionato i loro best-seller. Li processano per questo. La Chaoqui è poi cascata anche in un’inchiesta della magistratura di Terni riguardante la compravendita del castello di San Girolamo a Narni, vicenda nella quale entrerebbe anche Paolo Berlusconi. Il fascicolo di questa inchiesta adesso è passato a Roma, i magistrati romani pensano che Paolo Berlusconi e forse anche Silvio siano vittime della Chaouqui, che i giudici, basandosi su decine di intercettazioni, descrivono come una professionaista del ricatto e delle estorsioni, elevati all’ennesima potenza nel momento in cui la signora ha avuto accesso ai vertici vaticani e alle relative carte. Non abbiamo spazio per raccontare tutto, ma a questo punto un’avvertenza ci vuole.  

Sì, la solita cantilena che sono tutti innocenti fino a condanna definitiva.
Non solo questo. Ieri sera la Chaoqui è stata intervistata da Ballarò
con relativi mugugni da parte del Pd (nessuno ci lascia fare il nostro mestiere in pace). Beh, voglio dare un avvertimento soprattutto a me stesso: la signora è ancora più insopportabile di Fabrizio Corona, e questo ci spinge a simpatizzare d’istinto per i suoi accusatori o magari calunniatori. Resistiamo a questo sentimento, come giornalisti e come cittadini. Cerchiamo di mantenere la giusta distanza, specialmente quando ci prudono le mani. Quindi esaminiamo con animo sgombro le due versioni di cui si diceva all’inizio. La Chaouqui dice di non avere ancora capito di che cosa la si accusa, nega di aver passato qualunque carta a chicchessia, fa capire che monsignor Balda non ci sta troppo con la testa (in effetti il suo avvocato ha chiesto la perizia psichiatrica, che gli è stata negata), dice che è omosessuale, dunque la storia che sia andata a letto con lui è falsa, lei è sempre stata schierata dalla parte del Papa. Si agita molto, parla con chiunque la chiami, s’è lasciata intervistare dal “Corriere” dicendo di continuo che non voleva parlare, poi dalla “Zanzara”, ieri sera a “Ballarò”. Adora - è evidente - la ribalta. Questo la danneggia di sicuro, ma la signora è fatta così.  

Veniamo a Balda.
Balda ha scritto un memoriale in cui sostiene di essersi congiunto carnalmente alla Chaoqui in Firenze il 28 dicembre 2014. Da allora avrebbe subito una lunga serie di “ricatti d’amore”. «Lei aveva tanti numeri di telefono...» (e questo deve essere vero). Secondo il memoriale di Balda, la Chaoqui finì nella famosa commissione vaticana grazie al cardinale Jean-Louis Tauran, 72 anni, il quale non avrebbe saputo o potuto resistere alle raccomandazioni perentorie della vecchia contessa Marisa Pinto Olori del Poggio, nobile di vasta influenza in Vaticano perché a capo della Fondazione I Messaggeri della Pace. Leggo in un’inchiesta di Maria Corbi sulla Stampa che la nobiltà romana - i Borghese, i Colonna e via elencando - devono avere una vaga idea di questa madama Marisa, ma chiedono soprattutto: «Sicuro che sia contessa?»  

È importante?
Dà il tono giusto a tutta la vicenda, perché alla fine mi sono ricordato che questa signora Marisa, contessa o non contessa, io l’ho conosciuta. Una quarantina d’anni fa impaginavo Paese sera nello stabilimento di Pinto sulla Tiburtina e tra i tipografi e le rotative appariva di tanto in tanto proprio questa signora Marisa, da noi poveracci chiamata appunto “la signora”, moglie del povero Pinto - che aveva l’aspetto affannato di un proto arricchito, questa signora sempre con i capelli biondi scolpiti dal parrucchiere un minuto prima, sempre con i tacchi a spillo (in tipografia!), sempre con la pelliccia addosso (in tipografia!!). Indimenticabile. E alla fine, suppongo sempre cone le pellicce e i tacchi a spillo, capace di mettere in mezzo persino quel prete di campagna che sembra essere papa Francesco.