ItaliaOggi, 1 dicembre 2015
Mentre noi occidentali non abbiamo uno straccio di strategia, gli altri si stanno spartendo Siria e Iraq
L’amico Franco Debenedetti mi scrive «Bello il tuo Cameo, pubblicato da ItaliaOggi e dal Foglio, tuttavia Hai letto il Big Read del FT di oggi? Il fatto è che senza una strategia non puoi fare nulla. Se non sai chi è il nemico, chi l’alleato, e a quali condizioni lo sono, cosa ciascuno vuole e tutti insieme vogliono, non puoi neanche far sbarcare le truppe, non essendo in grado di dar loro le regole di ingaggio. Quanti civili sei disposto a “perdere” per ogni terrorista Isis ucciso? E quanti tuoi uomini? Come ti comporti verso i sunniti e quali sciiti consideri alleati? E che dire dell’America, che voglia tirarsi fuori un anno prima delle elezioni sarà pure un errore ma è comprensibile».
Caro Franco, hai ragione, senza una strategia nulla è possibile, pochi lo dicono, per lo più militari. Conosci il mio approccio ai problemi della politica, sia «alta» (questo caso) sia «bassa» (politica interna): è quella del cittadino comune, che ragiona e scrive con il linguaggio di chi lo legge, è sulle stesse lunghezze d’onda, un tempo dette «onde medie». Ho una certezza, l’Italia è irrilevante, come lo sono gli altri europei, nulla di cui vergognarsi, è la realtà, frutto di scelte antiche e recenti.
Al di là delle loro sceneggiate ex imperiali, sono pure irrilevanti Inghilterra e Francia. La stessa Germania, pur di difendere la sua leadership economica, doveva dare un segnale di esistenza e lo ha fatto con una ridicola mossetta. Così l’Europa, di fronte ai problemi che fa? Chiede quanto costa, e negozia il prezzo dell’altrui prestazione. Lascerei perdere Hollande, dopo la strage, col paese in lutto, deve atteggiarsi a ducetto. Mi auguro che i francesi alfine l’abbiano capito, della loro grandeur è rimasta solo la Marsigliese, giustamente ne fanno gran uso. La TV è spietata, ci mostra Hollande per quello che è, un uomo inadeguato, la parola guerra sulla sua bocca perde ogni significato, appena la pronuncia. Lo vedi al Cremlino accanto a Putin, lo scambi per un turista.
Se ne prenda atto, i paesi europei, come singoli e come entità, non sono più in grado di fare una guerra vera, figuriamoci in un quadrante strategico come il Medio Oriente. Questa poi, si innesta su una guerra religiosa sunniti-sciiti che dura da centinaia d’anni, mostruosi gli interessi economici in gioco, in primis petrolio e gestione occidentale dei patrimoni sauditi e degli emiri. Poi ci sono:
a) un Sultano come Erdogan che vuole diventare il dominus dell’area e al contempo «europeo»(sic!);
b) una losca teocrazia come l’Iran che punta a esserlo pure lei;
c) un Egitto silenzioso (per quanto?) che ha lo stesso obiettivo, oltretutto dei tre ne sarebbe il più degno, per storia e dimensioni;
d) un Israele che dalle alture del Golan osserva e tace (un silenzio strategico);
e) un Putin umiliato in modo idiota in Ucraina dagli americani, quindi costretto a ritagliarsi un ruolo nell’area. Aggiungiamo poi l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti: si sono sfilati perché sono sotto elezioni (sarebbe mossa miserabile per un Impero) o perché il M. O. non è più strategico, stante la loro raggiunta indipendenza energetica, grazie allo shale oil?
In conclusione, è evidente che non abbiamo una strategia, come pare non l’abbiano l’Europa e gli Stati Uniti di Obama. Gli attori in loco invece hanno idee antiche, semplicemente si vogliono spartire Irak e Siria. Putin si è messo al centro del ring, schierandosi, senza se e ma, contro Isis e similari e a favore di Assad, puntando sull’integrità della Siria. In questa partita a bocce i paesi arabi praticano «l’accosto», Putin la «bocciata» (ne sarà capace?). L’Isis, a cui noi diamo tanta importanza, per loro è solo il «boccino».
Comunque, per noi non avere una strategia, è meglio: se hai una strategia devi implementarla, ciò però comporta grandi capacità di execution, che noi non abbiamo. Se non c’è l’execution (armamenti idonei, capacità di combattere, accettare di morire) avere una strategia è inutile e frustrante. Ecco allora la soluzione obbligata: continuare a seguire la nostra politica estera anni ’50, via via l’abbiamo chiamata di La Pira, di Mattei, di Andreotti, di Moro. Il duo Renzi-Gentiloni, uno con tono sbarazzino, l’altro tormentato, sono il meglio che ci poteva capitare: almeno sciocchezze non ne faranno. Temo solo il velleitarismo dei colti, alla BHL.