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 2015  dicembre 01 Martedì calendario

Perché Eleanor Marx si è suicidata?

Eleanor è la sesta e ultima nata di Karl Marx e Jenny von Westphalen. I Marx vivevano a Dean Street nel quartiere londinese di Soho, dove Eleanor, soprannominata Tussy, nasce il 16 gennaio 1855. È certamente la figlia più amata dal padre. Tussy stessa scrive: «Mio padre mentre parlava di mia sorella più grande e di me disse: “Jenny è la più simile a me, ma Tussy è me”».
Giovedì, 31 marzo 1898. Un giorno freddo e limpido. Verso le 10 del mattino Eleanor inviò la domestica Gertrude Gentry dal farmacista George Dale al 92 di Kirchdale – la strada principale in fondo a Jew’s Walk – con un bigliettino: «Prego consegnare al latore cloroformio e una piccola quantità di acido prussico per cani». Era firmato con le iniziali di Edward Aveling, l’uomo con cui Tussy conviveva da vent’anni.
La ragazza tornò con un pacchetto contenente due once di cloroformio e una dracma (un ottavo di oncia) di acido prussico (acido cianidrico). Portava anche il libro dei veleni. Eleanor lo firmò con le iniziali E.M.A. (Eleanor Marx Aveling) mentre si trovava nell’ampio soggiorno al pianterreno di The Den (così chiamava l’appartamento in cui viveva). Quindi Gertrude riprese il libro per riportarlo al farmacista.
Tornata a casa – potevano essere circa le 10.45 – «andò di sopra e trovò Eleanor sdraiata sul letto, svestita e che respirava appena. Le chiese che cosa fosse successo e non ricevendo risposta corse al portone accanto a chiamare una vicina, la signora Kell, che arrivò subito e poi corse dal dottore. Ma nel tempo in cui la signora Kell raggiunse la stanza da letto di Eleanor, il veleno aveva già compiuto la sua opera. Quando finalmente arrivò il dottore, Henry Shakleiton, fu dell’opinione che la causa della morte era avvelenamento da acido prussico» (Yvonne Kapp, Eleanor Marx, Einaudi, 1980).
Eleanor lasciò due biglietti. Uno indirizzato a Edward Aveling: «Caro, tra poco tutto sarà finito. La mia ultima parola per te è la stessa che ti ho ripetuto per tutti questi lunghi, tristi, anni: Ti amo». Il secondo era per il nipote Jean Longuet: «Mio caro, caro Johnny, la mia ultima parola è rivolta a te, cerca di essere degno di tuo nonno» (ibidem).
► Delusione d’amore
Eleanor aveva 43 anni. La sua esistenza, soprattutto dopo la morte del padre, il 14 marzo 1883, si è svolta all’insegna degli ideali del marxismo, che ha applicato in modo particolare alla condizione della donna. Un giorno disse di essere «malata di conferenze», a indicare che continuava come il padre a vivere in mezzo alla gente, annunciando un tempo di giustizia per le classi operaie, per le donne e per i poveri.
Aveva tradotto per prima in inglese Madame Bovary e alcuni dei drammi di Ibsen. Fu lei a recitare il ruolo di Nora alla prima londinese di Casa di bambola. Amava Shakespeare e Balzac (come il padre) e le poesie di Shelley. Stava scrivendo la biografia di Karl Marx, che rimase incompiuta.
Sulle ipotesi del suo suicidio ha dominato la motivazione della storia complicata e infelice con Edward Aveling.
Tra il 27 e il 31 marzo del 1898 Eleanor scopre che il compagno ha sposato clandestinamente un’altra donna, una giovane attrice, Eva Frye, nel luglio del 1897. Probabilmente lo viene a sapere proprio da lui, e quel 31 mattina Gertrude Gentiy li sente litigare.
Aveling non aveva mai sposato Tussy nei vent’anni di convivenza, poiché non riusciva, le disse, a divorziare dalla prima moglie, da cui aveva avuto dei figli e che descriveva come mentalmente disturbata. Adesso viene a sapere che era deceduta anni prima, rendendo possibile il matrimonio di Edward con Eva.
La notizia è tale da sconvolgerla e da farle percepire che il rapporto difficile, ma carico di sentimenti e di condivisione, era stata un’illusione e un imbroglio.
Edward era un marxista attivo. Aveva condiviso con Eleanor gran parte delle lotte sostenute nella propaganda proletaria e sindacale, e aveva scritto insieme a lei due opere: The Woman Question e Shelley’s Socialism. Era un uomo intelligente, ma disordinato, che, tra l’altro, aveva dissipato tutte le fortune ereditate da Eleanor dal padre e dallo «zio» Friedrich Engels – che oltre a frequentare la casa patema le era stato persino «maestro» nella sua formazione, che a partire dai 15 anni si era svolta in famiglia.
Un suicidio da delusione dunque, per un amore che scopre essere falso, una recita dell’attore Edward Aveling, che in teatro usava come nome d’arte Alec Nelson.
► Una scoperta drammatica
Con la pubblicazione di Eleanor Marx: a life di Rachel Holmes (Bloomsbury, London, 2014) prende però forza un’altra ipotesi, fondata su un evento di una portata di gran lunga più drammatica, parte della storia segreta della famiglia Marx.
Il riferimento è Freddy Demuth. La madre, Helene Demuth, era la domestica della famiglia Marx. Tussy la chiamava la sua «seconda madre». Quando muore, il 4 novembre 1890, Tussy stringe una profonda amicizia con Freddy, che adesso è solo e si trova nella situazione dolorosa di non aver conosciuto il padre. Fino a quel momento Tussy era convinta che il padre fosse il «Generale» (soprannome che in famiglia davano a Friedrich Engels). Molte sono le lettere che Tussy scrive all’amico Freddy per chiedergli aiuto durante le difficoltà nelle relazione con Edward, che si assentava per lunghi periodi dandole la sensazione di essere abbandonata.
Tussy era una donna dalle idee chiare, era capace di mostrare con orgoglio il legame con il padre e con le sue idee, ma era fragilissima nei propri sentimenti. Almeno all’apparenza questa sua fragilità contrasta con il suo ruolo storico di prima femminista, anticipatrice di un movimento che si affermerà nel Novecento. Proprio a lei è attribuita l’espressione «la donna ha bisogno di liberare se stessa dalla dipendenza economica dell’uomo» (ibidem).
Helene Demuth, nemmeno sul letto di morte ha svelato al figlio il nome del padre. Il giorno prima del suicidio, Eleanor riceve una lettera in cui le viene svelato la paternità dell’amico Freddy: è Karl Marx. Occorre precisare che Engels, prima di morire, nel 1895, toglie i dubbi a Tussy, negando di essere lui il padre di Freddy, ma non svela l’arcano.
È probabile che il dubbio le sia transitato nella mente, ma quella lettera (di cui non rimane prova poiché deve averla distrutta lei stessa) la sgomenta poiché non solo chiarisce la paternità dell’amico, ora fratello, ma anche che un grande uomo sul piano della storia è tuttavia piccolo e debole, e in più non molto diverso da Aveling. Se può accettare il tradimento di Edward, non può farlo per il proprio padre.
► Le colpe dei padri
Il legame tra figlie e padri appare anche da questo caso del tutto particolare. Come se esistesse una sorta di simbiosi, un’identità che riporta alla biologia della mente più che alle esperienze vissute.
L’identificazione di Eleanor con il padre è totale, sembra che, dopo la sua morte, lo voglia tenere in vita. Si era dedicata a completare il Quarto Libro del Capitale, fa riscoprire l’ebraismo del padre e dell’intera storia della famiglia Marx, ma soprattutto lo sostituisce nell’azione quotidiana, rivoluzionaria.
Sul piano dei sentimenti si può leggere il fallimento con Aveling come incapacità di stabilire legami d’amore al di là di quello con il padre, ed ecco perché l’ipotesi che emerge dalla biografia scritta da Rachel Holmes, è particolarmente suggestiva. Del resto, i continui tradimenti di Edward non reggono l’ipotesi del suicidio per delusione d’amore, anche perché quello svelato in quei giorni non era che uno dei tanti. In questa luce non colpisce nemmeno che, nel biglietto d’addio, gli confessi ancora di amarlo.
Un padre invece, non lo si può perdonare poiché le sue colpe sono al contempo le proprie. È probabile che quel giorno, Eleanor abbia ricevuto «la prova» del legame tra il proprio padre e Freddy.
► La figlia di Himmler
Eleanor Marx richiama un altro caso storico: quello di Gudrum Himmler e del suo legame fortissimo con il padre, il capo delle SS.
Gudrum non ha mai creduto alla definizione del padre come il più grande criminale del Terzo Reich, ha sempre negato persino che si fosse suicidato e ha continuato a pensare che fosse stato assassinato per il bene che aveva fatto. Ha speso tutta la sua vita nel tentativo ingenuo e «folle» di riabilitare la figura del padre e di glorificarne la memoria, andando contro tutti, contro il mondo intero, persino contro le evidenze più eclatanti.
Difendere il proprio padre significava difendere se stessa. L’alternativa, anche per Gudrum, sarebbe stato il suicidio.