La Gazzetta dello Sport, 1 dicembre 2015
Un pallone d’oro per tre. La sfida è ancora tra Messi, Ronaldo e Neymar
Fabio Licari Pallone d’oro? No, Pallone loro, uffa. Pallone di Messi e Cristiano Ronaldo naturalmente, la coppia che ha monopolizzato il calcio mondiale delle ultime nove edizioni. Anche per il 2015 il podio del miglior giocatore del mondo è composto dall’argentino, dal portoghese e da un terzo incomodo – probabilmente anche terzo in classifica finale – che in questo caso risponde al nome di Neymar. Niente da fare per Suarez e per la suggestiva ipotesi di un tridente di premiati corrispondente al fantastico tridente del Barcellona. Sarà per un’altra volta, se CR7 decidesse di farsi da parte, ipotesi abbastanza remota. Molto più facile prevedere chi vincerà l’11 gennaio a Zurigo, alla serata di gala: Messi. Non ci sono rivali.
Kakà l’ultimo umano
Pallone loro, proprio così. Dal 2007 al 2015 – 9 edizioni – i due fenomeni sono sempre stati inseriti nella terna finale, al primo e al secondo posto dal 2008, escluso il 2010 (quando CR7 arrivò soltanto 6°, che onta...). Al momento Messi conduce 4 Palloni a 3, ma il 5-3 è vicinissimo. Il totale fa 8, e non 9, perché nel 2007 ha sollevato il premio l’ultimo degli umani, Kakà, con la maglia del Milan. Ere geologiche fa. In seguito, il terzo posto è andato a Xavi (3 volte), Iniesta, Torres, Ribery e Neuer (1). In più Iniesta si è anche tolto lo sfizio del 2° posto nel 2010, quello senza Cristiano Ronaldo. Il derby per il terzo incomodo era l’argomento più interessante della vigilia. Non soltanto Suarez. Anche Lewandowski, forse il miglior centravanti dell’anno, e Iniesta, che ha giocato una finale di Champions enorme, potevano aspirare all’invito per Zurigo. Potrebbero essere comunque nei primi posti della classifica, come Neuer e Ibrahimovic.
Anche Luis Enrique
Il trionfo del Barcellona sarà completato – non dovrebbero esserci dubbi – dal successo di Luis Enrique tra i tecnici. Altrettanto meritato. In fondo si diceva che il tiqui-taka, inteso come filosofia di gioco, era ormai tramontato, oltre ad essere diventato noioso. Ebbene, l’ex allenatore giallorosso ha recuperato i principi di Guardiola, cioè possesso esasperato, palleggio e triangolazioni nello stretto, pressione altissima per recupero palla con almeno due giocatori in aggressione sul portatore, aggiungendo però una velocità e una profondità sconosciute. Il Barcellona non ipnotizza più con una manovra orizzontale che s’accende all’improvviso con lo scatto di Messi: no, i tre, con Suarez centravanti e l’argentino teoricamente a destra, in realtà libero di fare Messi, attaccano in velocità. E fanno strage di difensori. Un’evoluzione tecnico-tattica che va riconosciuta a Luis Enrique. Gli altri due posti del podio sono di Sampaoli, il c.t. del Cile campione di Sudamerica (e nel 2014 a un passo dall’eliminare il Brasile al Mondiale) e Pep Guardiola: che ha vinto «soltanto» la Bundesliga ma il cui Bayern ha forse avuto la sola sfortuna di trovare il Barcellona in semifinale di Champions.
E niente Italia
Zero o quasi l’Italia in questo premio. Tra i giocatori aveva fatto scandalo l’esclusione, rivelata dalla «Gazzetta», di Buffon dalla lista ampia dei 59 migliori del mondo (una bestemmia), mentre c’erano Bravo e Ospina. In ballo soltanto Pirlo e Chiellini, poi esclusi dalla lista ridotta dei 23 in cui erano rimasti altri due, diciamo, «italiani»: Pogba e Vidal. Ma non c’erano chance di podio. Qualche speranza poteva invece coltivarla Allegri: campione d’Italia, vice campione d’Europa, per la sua Juve anche la Coppa Italia, eppure fuori dalla terna. Non sarebbe sorprendente se conquistasse il 4° posto. Tra i 10 della lista ridotta c’era anche Carlo Ancelotti.
Il gala a Zurigo
Hanno votato 209 giornalisti (per l’Italia Paolo Condò), 209 c.t. (Antonio Conte) e 209 capitani (Gigi Buffon) di 209 nazioni Fifa. La classifica sarà rivelata l’11 gennaio al Gala più dimesso di sempre, senza – si presume – Blatter né Platini sospesi dal comitato etico. Chi consegnerà il premio a Messi?
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Pallone d’oro? No, Pallone loro, uffa. Pallone di Messi e Cristiano Ronaldo naturalmente, la coppia che ha monopolizzato il calcio mondiale delle ultime nove edizioni. Anche per il 2015 il podio del miglior giocatore del mondo è composto dall’argentino, dal portoghese e da un terzo incomodo – probabilmente anche terzo in classifica finale – che in questo caso risponde al nome di Neymar. Niente da fare per Suarez e per la suggestiva ipotesi di un tridente di premiati corrispondente al fantastico tridente del Barcellona. Sarà per un’altra volta, se CR7 decidesse di farsi da parte, ipotesi abbastanza remota. Molto più facile prevedere chi vincerà l’11 gennaio a Zurigo, alla serata di gala: Messi. Non ci sono rivali.
Kakà l’ultimo umano
Pallone loro, proprio così. Dal 2007 al 2015 – 9 edizioni – i due fenomeni sono sempre stati inseriti nella terna finale, al primo e al secondo posto dal 2008, escluso il 2010 (quando CR7 arrivò soltanto 6°, che onta...). Al momento Messi conduce 4 Palloni a 3, ma il 5-3 è vicinissimo. Il totale fa 8, e non 9, perché nel 2007 ha sollevato il premio l’ultimo degli umani, Kakà, con la maglia del Milan. Ere geologiche fa. In seguito, il terzo posto è andato a Xavi (3 volte), Iniesta, Torres, Ribery e Neuer (1). In più Iniesta si è anche tolto lo sfizio del 2° posto nel 2010, quello senza Cristiano Ronaldo. Il derby per il terzo incomodo era l’argomento più interessante della vigilia. Non soltanto Suarez. Anche Lewandowski, forse il miglior centravanti dell’anno, e Iniesta, che ha giocato una finale di Champions enorme, potevano aspirare all’invito per Zurigo. Potrebbero essere comunque nei primi posti della classifica, come Neuer e Ibrahimovic.
Anche Luis Enrique
Il trionfo del Barcellona sarà completato – non dovrebbero esserci dubbi – dal successo di Luis Enrique tra i tecnici. Altrettanto meritato. In fondo si diceva che il tiqui-taka, inteso come filosofia di gioco, era ormai tramontato, oltre ad essere diventato noioso. Ebbene, l’ex allenatore giallorosso ha recuperato i principi di Guardiola, cioè possesso esasperato, palleggio e triangolazioni nello stretto, pressione altissima per recupero palla con almeno due giocatori in aggressione sul portatore, aggiungendo però una velocità e una profondità sconosciute. Il Barcellona non ipnotizza più con una manovra orizzontale che s’accende all’improvviso con lo scatto di Messi: no, i tre, con Suarez centravanti e l’argentino teoricamente a destra, in realtà libero di fare Messi, attaccano in velocità. E fanno strage di difensori. Un’evoluzione tecnico-tattica che va riconosciuta a Luis Enrique. Gli altri due posti del podio sono di Sampaoli, il c.t. del Cile campione di Sudamerica (e nel 2014 a un passo dall’eliminare il Brasile al Mondiale) e Pep Guardiola: che ha vinto «soltanto» la Bundesliga ma il cui Bayern ha forse avuto la sola sfortuna di trovare il Barcellona in semifinale di Champions.
E niente Italia
Zero o quasi l’Italia in questo premio. Tra i giocatori aveva fatto scandalo l’esclusione, rivelata dalla «Gazzetta», di Buffon dalla lista ampia dei 59 migliori del mondo (una bestemmia), mentre c’erano Bravo e Ospina. In ballo soltanto Pirlo e Chiellini, poi esclusi dalla lista ridotta dei 23 in cui erano rimasti altri due, diciamo, «italiani»: Pogba e Vidal. Ma non c’erano chance di podio. Qualche speranza poteva invece coltivarla Allegri: campione d’Italia, vice campione d’Europa, per la sua Juve anche la Coppa Italia, eppure fuori dalla terna. Non sarebbe sorprendente se conquistasse il 4° posto. Tra i 10 della lista ridotta c’era anche Carlo Ancelotti.
Il gala a Zurigo
Hanno votato 209 giornalisti (per l’Italia Paolo Condò), 209 c.t. (Antonio Conte) e 209 capitani (Gigi Buffon) di 209 nazioni Fifa. La classifica sarà rivelata l’11 gennaio al Gala più dimesso di sempre, senza – si presume – Blatter né Platini sospesi dal comitato etico. Chi consegnerà il premio a Messi?