il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2015
Nonostante i fatti di Parigi la guerra all’Isis non è nemmeno cominciata
Quindici giorni dall’inizio di una dichiarazione di guerra dovrebbero essere sufficienti per fare un punto della situazione. In genere gli scontri iniziali sono così cruenti e febbrili da fornire una buona prospettiva sulla preparazione militare e psicologica dei combattenti ma non garantiscono quasi mai l’esito finale desiderato. Nel caso della seconda guerra globale al terrore così appassionatamente dichiarata da una Francia duramente e selvaggiamente colpita, il punto sulla guerra è abbastanza chiaro: nonostante le dichiarazioni e le manifestazioni di solidarietà la guerra all’Isis non è nemmeno cominciata. E sorgono molti dubbi sul fatto che si materializzi in qualcosa di più della solita routine che va avanti da due anni. Si è tuttavia confermata la gazzarra tra alleati e la vera natura degli schieramenti contrapposti. Ognuno fa i fatti suoi e, ovviamente, il presunto nemico comune è diventato il pretesto per farli in nome di una causa alla quale la gente per bene crede veramente, ma che i grandi statisti, gli aspiranti dittatori e i piccoli avventurieri non considerano affatto. La comunità internazionale rappresentata dalle Nazioni Unite, che dovrebbe salvaguardare la sicurezza collettiva, ha stancamente emesso una risoluzione che autorizza tutto: compreso il far niente. E tutti si sono adeguati. L’Unione europea si è “sfilata” passando la palla agli stati membri, le grandi nazioni si sono “defilate” e le alleanze, come la Nato e la Conferenza del Golfo, si sono “sfilacciate”. L’unica nota positiva è la crescente consapevolezza della pubblica opinione che tra noi occidentali, noi paesi “civili”, esistono individui, organizzazioni e Stati che non sono affidabili. Preferiscono vivere nella paura, seminandola o subendola, in attesa che anche nei riguardi dei terroristi dell’Isis e delle altre fazioni islamiste si avveri il sarcastico monito di Basil Liddell Hart: “i nemici di oggi saranno gli amici di domani e gli alleati di dopodomani”.