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 2015  dicembre 01 Martedì calendario

Altre dieci banche italiane a rischio

Non si placa la tempesta sul «mini bail-in» di fine anno. Ieri alla sede aretina di Federconsumatori c’è stato un vero e proprio assalto: decine di ex obbligazionisti di Banca Etruria si sono recati all’associazione per fornire il documento di propensione al rischio rilasciato dall’istituto al momento della sottoscrizione delle obbligazioni e ricostruire caso per caso la propria posizione. Fino a domenica 22 novembre, quando con un blitz il governo Renzi ha varato il decreto sulle quattro «malate» del sistema (ovvero Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara), questi risparmiatori non sapevano che in Italia ci fossero banche a rischio crac. E dal primo gennaio – con l’entrata in vigore delle nuove regole europee sul bail-in – a finire travolti dai «salvataggi interni» sarà anche chi possiede obbligazioni ordinarie e i correntisti che hanno sul conto più di 100mila euro. Per evitare altre brutte sorprese, meglio accendere i riflettori sugli istituti commissariati dalla Bankitalia di Ignazio Visco. L’elenco, aggiornato al 23 novembre, ne conta ben 10: Istituto per il credito sportivo, Cassa di risparmio di Loreto (controllata da Banca Marche), Banca popolare dell’Etna, Banca padovana credito cooperativo, Cassa Rurale di Folgaria, la Banca popolare delle province calabre, Banca di Cascina (Pisa), Bcc Banca Brutia (Cosenza), Bcc Irpina e la Bcc di Terra d’Otranto. Il Credito Sportivo, nel «limbo» del commissariamento dal gennaio 2012, è un caso particolare perchè ha un patrimonio di circa 1 miliardo e viene definita in ottima salute dalle autorità di vigilanza ma non ha ancora un presidente regolare. Gli altri, commissariati nel 2014, sono tutti istituti piccoli ma assai radicati sul territorio e accomunati da carenze nella gestione e nel controllo dei rischi che hanno portato a forti sofferenze nei crediti e ripetuti bilanci in perdita.A non brindare per il salvataggio sono anche le banche sane che entro il 7 dicembre dovranno mettere mano al portafoglio per lanciare il paracadute alle 4 malate: l’ad di Ubi, Victor Massiah, ieri si è associato alle critiche rivolte nel fine settimana dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e ha definito l’operazione «una legnata per tutti» riferendosi soprattutto ai contributi straordinari per il fondo di risoluzione «che potevano essere inferiori con la soluzione che avevamo proposto a Bruxelles».Nel frattempo, sempre ieri la responsabile del debito pubblico Maria Cannata ha sottolineato che il bail-in può aiutare il ministero dell’Economia a finanziarsi sul mercato, incentivando gli acquisti di titoli di Stato a più lunga scadenza. La dirigente del Tesoro ha inoltre escluso qualsiasi opacità nella gestione dei derivati sui quali, precisa, «non è mai esistita l’ipotesi di porre il segreto di Stato».