La Stampa, 1 dicembre 2015
Il destino dei Zidane. Luca, come il padre Zinedine, ha preso a testate un avversario
Alla moviola in effetti lo stile è diverso: un’incornata più che una zuccata e del resto Luca Zidane fa il portiere e ha un approccio tutto suo alla specialità di famiglia.
Nove anni dopo la testata più famosa della storia, il figlio di Zinedine Zidane viene espulso in pieno derby Atletico Madrid-Real Madrid under 17 per una reazione simile. Violentemente simile. Il temperamento deve essere nel Dna di famiglia come il talento, ciò che salva Zidane junior è che papà si è congedato dal pallone con quel rosso, con quell’impulso incontrollabile che ora diventa quasi la prima immagine associata a lui, mentre il figlio comincia così o quasi. Ha tempo per dissociarsi, per allontanarsi e trasformare il filmato semi amatoriale di una partita tra ragazzini in un ricordo sopra cui ridere, un marchio di famiglia un po’ bacato in mezzo a tanta gloria. Magari ha scelto la fine della storia per emulare il genitore e ora risalirà la corrente con parate strepitose, prodezze di ogni genere.
Già la scorsa estate si è cimentato con un cucchiaio in una partita della nazionale di categoria, non gli è riuscita, per poco, ma quello, per giunta fuori ruolo, era di certo un omaggio, quasi un’imitazione. Il tentativo di dimostrare in anticipo di valere un’eredità e una concorrenza così: è il secondo di quattro figli, tutti giocano a calcio. La craniata invece sembra destino, accanimento. Lui non la assesta, la impone: fronte contro fronte, avanza mentre il giovane dell’Atletico (che ha vinto 4-2) indietreggia. Più che un fallo, una sfida. Chiamarsi Zidane evidentemente può dare alla testa.