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 2015  dicembre 01 Martedì calendario

La Regione Sicilia è rimasta senza servizi internet. Colpa di Ingroia

Nella Sicilia di Crocetta e del Pd accade che da un momento all’altro l’intero sistema digitale della Regione Siciliana possa bloccarsi e gettare l’isola nel totale black-out informatico: così è avvenuto proprio ieri, quando d’un tratto il sito internet della Regione stessa si è spento, perché un privato che vanta crediti per 114 milioni di euro ha deciso di staccare la spina alla Sicilia. E c’è riuscito benissimo, perché in un attimo è divenuto impossibile mandare e ricevere email dai siti istituzionali collegati al grande cervellone regionale, gestire gli stipendi dei dipendenti e soprattutto, accedere ai servizi sanitari della Regione gestiti dal cosiddetto “centro unico di prenotazione”. Fra questi, l’interruzione del servizio di prenotazione on-line di visite specialistiche ed esami medici. Ma anche i servizi connessi alla cosiddetta anagrafe degli assistiti e quelli di riscossione ed esenzione dei ticket per malattie e invalidità. In pratica, tutta l’attività della pubblica amministrazione ha subito un brusco stop senza preavviso.
Un pasticcio in salsa sicula di quelli indigesti, che nasce dal contenzioso esistente da tempo fra la Regione Sicilia e l’azienda Engineering, quella che fino all’anno scorso figurava quale socio privato al 49 per cento della società “Sicilia e-servizi”, che gestisce i servizi informatici pubblici della Sicilia da cui dipendono, appunto, anche gli sportelli delle aziende sanitarie e degli ospedali pubblici e tutti gli uffici regionali. Amministratore unico della “Sicilia e-servizi” è l’ex magistrato Antonio Ingroia, nominato proprio dal governatore Crocetta, e da un paio d’anni l’azienda è diventata a totale capitale pubblico. La Engineering, però, fino ad ora avrebbe ricevuto dalla Regione Siciliana soltanto una piccola parte dei crediti vantati per i servizi svolti al tempo in cui era socio. Eppure, nonostante siano trascorsi due anni dalla sua uscita di scena, ha mantenuto le chiavi di accesso al server da cui dipendono tutti i servizi telematici – collocato a Point Saint Martin, in Valle d’Aosta – e ieri ha deciso di spegnerlo.
Un paradosso che la dice tutta su una società regionale che accumula problemi su problemi. A pesare come macigni, prima l’inchiesta della Corte dei conti su presunte assunzioni di favore, risoltasi con il proscioglimento di tutti, e poi lo spettro della chiusura, sempre dietro l’angolo. Per non parlare, appunto, del particolare non trascurabile che il trasferimento dei dati e delle chiavi di accesso al cervellone da parte dell’ex socio privato non si è mai perfezionato. Su tutte, poi, pesa un contenzioso con i lavoratori prima licenziati e poi riassunti, sul quale non è stata ancora scritta la parola fine. Lo stop di ieri, peraltro, si sarebbe potuto evitare con un po’ di buon senso, visto che nel giugno scorso l’ex socio privato aveva già spento il server centrale, per poi riattivarlo dopo dodici ore. E anche in quell’occasione, tutti i servizi e gli uffici della Regione erano andati in tilt.
«Una situazione disastrosa», è stato il commento a caldo di Antonio Ingroia: «Un nuovo e inspiegabile irrigidimento dell’ex socio privato – spiega – ha causato questa situazione. Purtroppo, la storia si ripete». L’ex magistrato, pur dicendosi amareggiato, fa sapere di un incontro con i responsabili dell’azienda Engineering: «Speriamo in sviluppi positivi – conclude, – altrimenti è pronto il piano B per risolvere l’emergenza». Al di là della momentanea risoluzione del problema contingente, però, resta l’assurda siquazione di un privato ormai del tutto estraneo alla macchina regionale che può a proprio piacimento decidere di spegnere la piattaforma centrale e gettare un’intera regione nel caos. Insomma, un disastro, figlio di un tira e molla fra Regione ed ex socio che si trascina ormai da due anni, senza che si sia mai trovata una soluzione risolutiva.