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 2015  dicembre 01 Martedì calendario

Crescono i pentiti del tatuaggio. Via a iniziali di fidanzati, pin-up, lecca lecca e posizioni del Kamasutra

L’amore finisce, il tatuaggio resta. La sbornia passa, il teschio con il pugnale tra i denti è lì a ricordartela. La squadra del cuore non è più quella, ma tu hai ancora lo stemma inciso sul polpaccio. Eri di sinistra, sei diventato di destrissima e tutti chiedono che ci fa il ritratto di Che Guevara sulla tua spalla. Peccati di gioventù. Soltanto i cretini non si cambiano idea, e gli italiani sono intelligentissimi. Una ricerca dell’Istituto Superiore della Sanità dice che su sette milioni di tatuati, un milione e 200mila vorrebbero cancellare dediche, frasi in latino, scritte gotiche e tribali, e tre milioni e mezzo si accontenterebbero di un «ritocchino» per coprire o trasformare le inziali dell’ex in qualcos’altro: stelle, rondini, pappagalli, rose. Il 17% dichiara che se potesse tornare indietro non si lascerebbe più tentare, ma si sa che il senno di poi… 
Uno studio di Quanta System Observatory su 1600 italiani tra i 18 e i 60 anni, conferma: più della metà vuole modificare il vecchio tattoo (51%),
nasconderlo (26%) o eliminarlo del tutto (13%) creando un mercato per laser di nuova generazione, potenti e veloci come il Discovery Pico. 
La tendenza si chiama «de-tattoo» o tattoo-changing. La maggior parte dei pentiti ha fra i trenta e i quarant’anni (68%) e si ritrova sulla pelle un disegno che appartiene a una fase della vita passata. O banalmente, vuole entrare in polizia e se ha un serpente disegnato sul collo, lo scartano alla preselezione del concorso. 
La percentuale scende al 45% tra i 18 e i 29 anni al 41% tra gli over 40. Non c’è niente di cui vergognarsi. Capita anche nelle migliori famiglie, cioè quelle delle star, che usano il tattoo come modo per comunicare nascite di figli, passioni fulminanti, vittorie. Sbagliano anche loro. 
Jennifer Lawrence, reginetta hollywoodiana, ha la formula dell’acqua (H2O) sulla mano. Il tatuatore culturalmente svantaggiato gliel’ha scritta male («Avrei dovuto controllare su Google» ammette lei). Appena avrà tempo, tra un red carpet e l’altro, la correggerà.
Adam Levine, leader dei Maroon Five si è a lungo lamentato del disegno sulla spalla: doveva essere un simbolo di forza dei prigionieri russi e bah, è diventato qualcos’altro. Adesso ha sbalordito tutti postando su Instagram la foto della schiena, completamente coperta da una sirena con un teschio in mano. Si pentirà? Di solito ad avere ripensamenti più concreti sono le donne (54%). Passati gli slanci adolescenziali, sentono il bisogno del tattoo-changing. 
Kelly Osbourne, che aveva una tastiera sul braccio (amore per la musica) appena raggiunta l’età della ragione è corsa a cancellarla, inorridita. 
Nella top ten dei segni più rimossi ci sono iniziali di fidanzati/fidanzate, frasi di amore eterno, personaggi dei cartoni animati, spiritosaggini imbarazzanti e allusive: pin-up, lecca lecca, posizioni del Kamasutra (succede anche questo). Negli Usa, una campagna lanciata dalle autorità sanitarie invita a riflettere. Il gioco di parole «Think before you Ink» significa: pensaci prima di coprirti di inchiostro. Così, forse, non dovrai ripensarci.