Corriere della Sera, 1 dicembre 2015
Sulla creazione di uno Stato sunnita
Vorrei conoscere il suo pensiero sulla proposta di uno Stato sunnita, come Massimo Gaggi ha scritto sul Corriere del 26 novembre.
Nerio Fornasier
Caro Fornasier,
Come ricorda Massimo Gaggi nella sua corrispondenza da New York, la proposta è di John Bolton, un avvocato approdato alla politica che fu, tra l’altro, sottosegretario al Dipartimento di Stato sin dall’inizio della presidenza di George W. Bush. Nell’articolo pubblicato dal New York Times, Bolton muove dalla ragionevole constatazione che non si può combattere lo Stato Islamico senza un progetto per la ricostruzione politica della regione nella fase successiva. Come ricorda Gaggi nella sua analisi della proposta, vi sono fattori nuovi – fra cui il successo dei curdi, la frantumazione dello Stato siriano e il grande risveglio sunnita – di cui occorre tenere conto. La soluzione, secondo Bolton è la creazione di un nuovo Stato in cui confluirebbero i sunniti siriani, i sunniti iracheni e quelli che hanno malauguratamente riposto le loro speranze nella furia omicida dell’Isis. Naturalmente, secondo l’autore, la realizzazione di un tale progetto sarebbe possibile soltanto se gli Stati Uniti ne prendessero la guida tornando con le loro truppe nella regione. Agli Stati sunniti (dalla Turchia a quelli del Golfo) spetterebbe il compito di sostenere e finanziare il nuovo Stato.
Bolton non dice quali sarebbero le reazioni delle comunità sciite (in Iraq la maggioranza della popolazione) e dei due grandi Paesi (Russia e Iran) che sostengono il regime siriano di Bashar al Assad. Ma l’omissione non è sorprendente.
L’autore dell’articolo è un neoconservatore che ha entusiasticamente sostenuto la guerra americana contro l’Iraq nella primavera del 2003 e non sembra essersi accorto degli effetti che quell’evento ha avuto sulla stabilità del Medio Oriente e sulla crescita dei movimenti islamisti.
La sua avversione per il presidente Obama è viscerale. Gli rimprovera il ritiro delle truppe dall’Iraq e dall’Afghanistan, lo accusa di avere stipulato con l’Iran un accordo dannoso per gli interessi degli Stati Uniti e di Israele.
Lo considera troppo debole nei suoi rapporti con la Russia di Putin. La proposta per la creazione di uno Stato sunnita è poco realistica, ma ha probabilmente il merito, ai suoi occhi, di essere l’esatto opposto di ciò che Obama ha fatto o vorrebbe fare. Aggiungo che fra le «bestie nere» di John Bolton vi è anche l’Onu. Quando fu nominato da Bush ambasciatore presso le Nazioni Unite (benché mancasse l’assenso del Congresso), i suoi pochi mesi al Palazzo di vetro furono tra i più imbarazzanti della storia diplomatica americana. Interpellato un giorno sull’importanza della maggiore organizzazione internazionale, disse: «Il palazzo del Segretariato generale delle Nazioni Unite ha 38 piani. Se ne eliminassero dieci, nessuno se ne accorgerebbe».