la Repubblica, 1 dicembre 2015
L’inutile gazzarra degli ambientalisti a Parigi. L’estremismo che lavora per il potere
L’unico vantaggio delle guerre è che rimettono in scala parecchie cose. Ridanno significato, levano significato. Ridanno importanza, levano importanza. Alla luce della guerra in corso, per esempio, la gazzarra di un paio di centinaia di no-qualcosa, a Parigi, calpestando lo spontaneo memoriale di strada dedicato ai morti per terrorismo (dunque dei caduti di questa guerra) appare di spaventosa futilità; e in quanto futile in tempi così gravi, più insopportabile del solito; più insopportabile di sempre. Già di regola l’estremismo è narciso: si specchia e si rimira nella propria foga senza mai farsi neanche mezza domanda sul buon esito delle proprie urla e sull’impatto concreto delle proprie gesta. L’estremismo vive solo di se stesso, e degli altri se ne fotte. Ha, per il popolo, lo stesso disprezzo delle caste che decidono passando sopra le teste e i destini delle persone. Ora la vampa tremenda della guerra illumina senza pietà la piazzata settaria, la ridimensiona e la riduce a caricatura di un’ira e di un dolore che scaricano altrove – non certo lì – la loro potenza. Risultato: la devastazione della Terra, l’emergenza climatica, le colpe e le inadempienze dei governi, temi enormi già a rischio di perdere le prime pagine a ogni nuovo atto di guerra, rischiano di apparire solo il lussuoso pretesto di duecento isterici che vogliono fare casino. L’estremismo lavora per il potere. Sempre.