la Repubblica, 1 dicembre 2015
Sala ha già pronta la sua lista civica
«Io sono uno che ha sempre lavorato nella vita, arrivo dalla provincia. Sono altri quelli dei salotti snob...». Con tutte le patenti e gli esami del sangue che il centrosinistra gli sta facendo in queste settimane, il commissario Expo Giuseppe Sala sembra quasi divertirsi. E ai suoi ricorda proprio le sue origini – è brianzolo di Varedo – come segno distintivo rispetto a chi, nello scontro ormai aperto per la successione di Giuliano Pisapia – lo accusa di essere un candidato buono per i salotti del potere o, peggio, per il centrodestra.
Va avanti «a testa bassa e con molta serenità», costruendo un pezzo per volta quella che potrebbe essere la sua campagna elettorale. Lo fa distillando idee per il futuro in ogni occasione pubblica: lo ha fatto la scorsa settimana, parlando di cambiamento (in contrapposizione alla continuità di Pisapia), di temi sociali. Lo farà domani, in un incontro con i rettori milanesi, parlando di giovani. Cercando, anche, di smarcarsi da quell’immagine del prescelto da Matteo Renzi per normalizzare l’anomalia arancione di Milano: per questo, i suoi sostenitori iniziano a pensare alle liste che dovrebbero sostenerlo. Liste civiche, certo, ma non contrapposte al Pd, che anzi vedrebbe di buon occhio l’operazione, perché andrebbero a intercettare non valanghe di voti, ma di sicuro mondi che non si riconoscono totalmente nel partito. E che sono mondi portatori di interessi diversi.Da quello imprenditoriale – il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca ha già espresso il suo gradimento per Sala – all’area dell’università e della ricerca, fino ai patronati, alle Acli, a quel Terzo settore non schierato che nei sei mesi di Expo ha conosciuto il commissario dalla postazione di Cascina Triulza. Guardando a quegli elettori moderati che, se messi in crisi, potrebbero scegliere l’attivissimo Corrado Passera. Ecco perché Sala punta su quella sua dimensione “popolare” – con molte virgolette – contrapposta a quella dei politici «che fanno strategie nelle cene e nei salotti». Ma la sua candidatura dovrà superare un ostacolo che, sin dall’inizio, ha occupato la sua strada, anche se soltanto nell’ultima settimana è diventato un macigno: la contrarietà di Giuliano Pisapia. Che, pubblicamente, ripete sempre che «Se Sala firma la Carta dei valori e mantiene l’impegno, ha il diritto di candidarsi alle primarie». Nei fatti, però, ha deciso di puntare sulla sua vice, Francesca Balzani, ex europarlamentare Pd, non renziana.Domani il sindaco dovrebbe andare – l’incontro, fino a ieri sera, era confermato – con lei da Renzi, proprio per mettere tutte le carte sul tavolo. «Bisognerà capire se Pisapia farà una battaglia per vincere, impegnandosi ad assumersi la responsabilità del risultato finale, oppure se vuole perdere combattendo»: così, tra Palazzo Marino e la sede del Pd, fotografano la situazione. A Renzi, in questi giorni, sono arrivate le lodi di Balzani dai ministri liguri (la vicesindaco è di Genova) Andrea Orlando e Roberta Pinotti, come dalla sua vice, Debora Serracchiani. Ma il partito pro Sala – che va dai renziani ai bersaniani – sembra compatto. Renzi potrebbe così insistere sul nome del commissario, come uomo forte contro un centrodestra che cerca la rivincita. Mettendo, a quel punto, Pisapia davanti a una scelta, vestita da estrema mediazione: una sua ricandidatura ma per un mandato ridotto, magari fino al 2018, quando ci sarà la prima elezione diretta del sindaco della Città metropolitana. Per avere il tempo, intanto, di far crescere un altro candidato, questa volta “non divisivo”.