Corriere della Sera, 1 dicembre 2015
La tristezza della Roma americana. Arriverà Antonio Conte?
Domenica pomeriggio, dagli spalti, si sentiva il rumore del pallone quando veniva calciato (spesso malamente) e, dal campo, i giocatori sentivano gli insulti e i fischi che si facevano più forti con il passare del tempo. È questo vuoto la sconfitta peggiore per la Roma americana, partita cinque anni fa con tante idee e caduta adesso al minimo storico di passione giallorossa. Non manca soltanto la curva Sud, in guerra con il club per motivi che alcuni condividono e altri no. Si fatica a superare i 20.000 paganti nelle partite meno importanti, non si fa il tutto esaurito nemmeno in Champions, nel derby o contro la Juve.
Nelle ultime due stagioni la Roma è arrivata seconda dietro alla Juve: non si può certo parlare di fallimento sportivo. Però è venuta totalmente a mancare l’empatia che la squadra giallorossa ha sempre avuto con il suo pubblico, quello del «la Roma non si discute, si ama». Tanti i motivi, ognuno può scegliere il preferito: la lontananza di Pallotta, che non mette piede a Roma dal 16 giugno scorso (dovrebbe tornare per Roma-Bate Borisov); il mettere sempre il modello business davanti a quello sportivo; il gioco scadente prodotto da Garcia dopo la prima stagione che aveva «rimesso la chiesa al centro del villaggio»; la bulimia del d.s. Sabatini che, fedele alla filosofia del «tutti hanno un prezzo», conduce campagne acquisti che ogni anno fanno ripartire da zero il gruppo in nome delle plusvalenze; la perdita quasi totale della matrice romana, senza la quale è più difficile per un tifoso affezionarsi; la sottovalutazione dell’importanza di un gruppo italiano – o almeno di formazione calcistica italiana – nonostante le nuove regole federali impongano il «quattro più quattro». All’Inter, ad esempio, è stato dato in prestito Ljajic che è parificato agli italiani, mentre al Milan sono stati ceduti (anche se a caro prezzo) due prodotti del vivaio come Romagnoli e Bertolacci.
E ora? Come limitare i danni? Come ripartire, visto che la stagione è ancora lunga e, come dice Garcia, la Roma è ancora in corsa per gli obiettivi di inizio stagione? Nell’immediato, la squadra andrà in ritiro da giovedì per preparare la trasferta di sabato contro il Torino. Garcia si è sempre detto contrario a simili soluzioni, ma questa volta ha dovuto abbozzare. La data segnata in rosso sul calendario è quella del 9 dicembre, cioè la gara contro il Bate Borisov. La qualificazione agli ottavi di Champions vale una ventina di milioni, la partecipazione al torneo dell’anno scorso (eliminazione nel girone) ha portato in cassa quasi 50 milioni. La Roma è sotto osservazione per il Financial Fair Play e, praticamente, in autofinanziamento. La partecipazione alla Champions è fondamentale per fare programmi ambiziosi.
L’impressione è che Garcia, depotenziato da questa estate, quando il presidente Pallotta gli ha scelto personalmente il preparatore atletico, in questo momento sia un traghettatore fino al termine della stagione. Poi si proverà a convincere Antonio Conte.