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 2015  dicembre 01 Martedì calendario

«La Chaouqui ricattava i Berlusconi»

Avrebbe utilizzato ogni mezzo, qualsiasi notizia appresa in Vaticano per minacciare e ricattare le persone. E per rendere ancora più efficaci gli avvertimenti, Francesca Chaouqui avrebbe fatto valere proprio il ruolo di componente della Cosea, la Commissione della Santa Sede per gli affari economici, affidatole direttamente da papa Francesco. Lo fece anche con i fratelli Paolo e Silvio Berlusconi, parlando direttamente con l’editore de Il Giornale. Lo avvisò che avrebbe fatto in modo di far accogliere le richieste di rogatoria presentate dalla magistratura nei confronti dell’ex Cavaliere e reso noto il contenuto delle istanze, se non fossero stati esauditi i suoi desideri. Per questo è adesso indagata insieme con il marito Corrado Lanino per induzione alla concussione e intrusione informatica dalla procura di Roma.  
I computer spiati
L’indagine sui «corvi» del Vaticano si arricchisce di nuovi e inquietanti capitoli. Nel fascicolo trasmesso dai pubblici ministeri di Terni ai colleghi della capitale ci sono infatti numerosi episodi e una lunga lista di indagati che comprende, tra gli altri, Mario Benotti, funzionario di palazzo Chigi (che ha rinunciato all’incarico di capo della segreteria del sottosegretario Sandro Gozi) accusato di intrusione informatica ed estorsione proprio per avere sollecitato la coppia a ottenere informazioni sull’ex marito della sua convivente effettuando accessi abusivi nei suoi computer. Tutti protagonisti di un vorticoso giro di ricatti che sarebbe stato messo in moto proprio dalla Chaouqui nel 2013, poco dopo essere riuscita a ottenere quel posto di massimo rilievo e visibilità.  
Le verifiche affidate alla squadra mobile e al Nucleo valutario della Guardia di Finanza riguardavano il dissesto della Curia ternana e il ruolo dell’allora vescovo monsignor Vincenzo Paglia e dei suoi collaboratori. Ascoltando le loro conversazioni emerge la figura di Chaouqui che si propose al prelato sostenendo di poter trovare i soldi per sanare i bilanci anche grazie ai rapporti mantenuti con i suoi vecchi datori di lavoro della Ernst & Young. Gli inquirenti ritengono necessario approfondire il suo ruolo e ordinano di mettere sotto controllo anche le sue utenze. Si scopre così che ha contatti di altissimo livello. Parla con politici, imprenditori, prelati. Mostra di poter influire su numerose istituzioni. Ma gli accertamenti affidati agli specialisti di polizia e fiamme gialle svelano la sua trama.  
«No al vaticanista»
La donna dialoga spesso al telefono con Paolo Berlusconi, si lamenta per alcuni articoli, arriva a chiedere che Fabio Marchese Ragona, il vaticanista del quotidiano di famiglia, non scriva più. Chiede di parlare anche con il direttore Alessandro Sallusti, cerca di convincerli. E quando capisce che forse non riuscirà a ottenere il risultato, passa alle maniere forti. Comincia a parlare di istanze di rogatorie giunte in Vaticano che riguardano gli affari di Silvio Berlusconi. Assicura di avere il potere per concedere l’assistenza giudiziaria ai magistrati. Poi va oltre, minaccia di rendere noto il contenuto dei documenti. Il pubblico ministero Elisabetta Massini le contesta il reato di estorsione. Ma qualche settimana fa, quando decide di trasmettere il fascicolo a Roma per competenza, cambia l’ipotesi accusatoria in induzione alla concussione. Ritiene infatti che nel suo ruolo di componente della Cosea, Chaouqui abbia veste di pubblico ufficiale. E dunque iscrive nel registro degli indagati anche Paolo Berlusconi, perché non avrebbe denunciato il ricatto.  
In realtà è un’impostazione che i pm romani sembrano non condividere, visto che i funzionari della Santa Sede non possono essere equiparati tutti ai diplomatici. E soprattutto ritenendo la famiglia Berlusconi vittima della minaccia. L’esame del fascicolo è tuttora in corso visto che contiene decine e decine di intercettazioni. Alla fine saranno interrogati tutti i protagonisti, compresa la Chaouqui, che ieri ha fatto sapere di volersi presentare, e suo marito. Poi è possibile che si proceda con la richiesta di rinvio a giudizio. Ennesimo capitolo di una vicenda che imbarazza le gerarchie vaticane proprio per aver affidato alla donna un incarico tanto delicato e strategico.