la Repubblica, 30 novembre 2015
In difesa con i droni
C’era una volta la metafora più romantica e made in Italy del catenaccio: un caposaldo del nostro calcio per generazioni di allenatori. Adesso per sbarrare le porte (del pallone) va invece di moda la tecnologia del drone: importata dagli Stati Uniti e in particolare dai rettangoli del football americano, dove l’avevano sperimentata per primi come un’innovativa arma tattica, per complicare il touchdown degli avversari. La filosofia e l’utilizzo continuano a essere gli stessi, squisitamente difensivi. Anche Roberto Mancini e Maurizio Sarri hanno imparato infatti a servirsi dell’aeromobile a pilotaggio remoto (acronimo Apr) per limitare i gol subiti, con risultati sorprendenti e molto positivi che cominciano a incuriosire tutti. Handanovic e Reina sono i portieri meno battuti della serie A: protetti da due reparti che hanno imparato a muoversi con una precisione quasi scientifica, teleguidati dall’alto. Dietro ai progressi di Koulibaly e Ghoulam e all’affiatamento tra Murillo e Miranda spunta l’ausilio del Gps: uno strumento di élite del mondo virtuale, ma già efficace come il lucchetto di una volta.
All’Inter ne hanno sperimentato con successo le potenzialità durante l’estate scorsa, nei primi giorni di ritiro in Val Rendena. Il drone dell’azienda di soggiorno e turismo volteggiava sul campo di Pinzolo e ha attirato l’attenzione di Mancini, che ha chiesto ai suoi dirigenti di piazzarci sopra una telecamera: per registrare dall’alto tutte le fasi degli allenamenti. Volo radente, a 15-20 metri dal terreno di gioco: con la possibilità di soffermarsi a turno su un solo giocatore o sull’intera linea difensiva, che dal basso è meno facile da decifrare. L’aeromobile funziona come un occhio mobile e discreto: filma le esercitazioni tattiche e le trasmette alla cabina di regia, dove il materiale viene riversato su un computer. Il gps aiuta a individuare gli errori: dei singoli e di reparto. Alla Pinetina hanno piazzato una cinepresa su un albero, per semplificare le operazioni. E funziona lo stesso.
Sarri è invece un perfezionista, con alle spalle tre stagioni d’esperienza in materia a Empoli. Nella settimana tipo dell’allenatore del Napoli c’è proprio un D-Day: difesa & drone, una full immersion di solito a metà settimana, Coppa permettendo. Funziona così: a Castel Volturno sono precettati solo i difensori, per una mattinata di lavoro straordinario riservato a loro. Higuain resta a casa, al suo posto si presentano i tecnici della Itf, la ditta che collabora con il club. Dei 1200 “APR” che volano nei cieli d’Italia, ben quattro sono in dotazione agli azzurri, uno più sofisticato per le occasioni speciali. L’ultima volta è stato utilizzato venerdì scorso, per una prova generale “anti-Inter” della durata di 40’: registrata e analizzata.
Il drone non è una bacchetta magica, ma lo strumento tecnico che sta aiutando Sarri nella sua rivoluzione. I difensori del Napoli hanno infatti dovuto imparare a marcare il pallone, ostacolando solo in seconda battuta le azioni degli avversari. «Albiol viene dal Real e ha avuto l’umiltà di resettare il suo modo di giocare», gongola l’allenatore toscano, godendosi il rendimento super (9 gol subiti in 18 gare, Europa compresa) del suo reparto arretrato, con Reina imbattuto da 468’. Un anno fa, solo in campionato, le reti al passivo degli azzurri erano state 54. E quasi altrettante (48) ne aveva incassate l’Inter: prima che la tecnologia venisse in aiuto di Mancini e Handanovic, a sua volta invulnerabile da 4 gare. Per gli attaccanti sarà dura anche al San Paolo, stasera: lassù qualcuno li spia.