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 2015  novembre 30 Lunedì calendario

La contraffazione è un business da 6,5 miliardi (per le mafie)

Bancarelle, empori cinesi e discount sono sempre pieni di clienti. La merce che si affastella su banchi e scaffali qui si assomiglia tutta un po’, ma con pochi euro si può comprare anche l’essenziale: un paio di mutande, quaderni e matite, una sciarpa, una paio di scarpe, pasta, pentole, mozzarella. La provenienza non è sempre chiara, ma il prezzo è convincente e del resto poco importa. D’altronde a Natale mancano poche settimane e non si può rinunciare sempre a tutto. Ambulanti, “cineserie” e siti web super convenienti in questo periodo sono una specie di sostegno al reddito, anche quando mentre acquistiamo ci sfiora il dubbio di avere tra le mani qualcosa di illegale. Così il nostro gesto all’apparenza innocuo rischia di alimentare un’economia sommersa che nel 2015 solo per la contraffazione nel commercio sottrae agli imprenditori onesti 3,3 miliardi di euro.
In fondo a quanti di noi è capitato di comprare una borsa o una cinta per strada per qualche decina di euro, nonostante fosse evidente che si trattasse della copia di una griffe? Anzi ci sarà sembrato di fare un favore al senegalese che ce la vendeva e un dispetto alle case di moda che propongono un portafogli a migliaia di euro. Nulla di strano. Eppure quegli oggetti potrebbero aver fatto la stessa strada criminale di cinture, borse, maglie e scarpe finte Armani Jeans, Fendi, Gucci, Louis Vuitton, Adidas, North Sails, Burberry e Calvin Klein sequestrate dalla Guardia di Finanza a Palermo poche settimane fa. E magari potrebbero aver alimentato il bilancio della Mafia S.p.A., che secondo l’ultima indagine di SOS Impresa alla voce “contraffazione” fattura circa 6,5 miliardi di euro all’anno, su un giro d’affari complessivo di oltre140 miliardi.
E alzi la mano chi non ha mai comprato qualcosa in un bazar cinese senza neppure guardare l’etichetta. Quei prodotti che abbiamo portato a casa potrebbero avere lo stesso fornitore che ai primi di novembre ha scaricato a Gioia Tauro 250.000 prodotti tra giocattoli, capi di abbigliamento, materiale elettrico, casalinghi privi dei marchi CE o addirittura oggetto di allerta europeo perché classificati come pericolosi per la salute, ma per fortuna intercettati dai Finanzieri; o potrebbero provenire dalla Svizzera, dopo chissà quale giro, come il carico di merce finta Made in Italy e di provenienza ignota che viaggiava su un grande tir, scoperto di recente sempre dalle Fiamme Gialle: faretti e lampadine led, sciarpe, leggins, speaker bluetooth e persino souvenir, come portachiavi, magneti e miniature della torre di Pisa e del Colosseo.
Indumenti che indossiamo, utensili con cui cuciniamo, oggetti che maneggiamo quotidianamente e che potrebbero essere carichi di sostanze tossiche o non rispettare gli standard di sicurezza che le leggi europee impongono per tutelarci. A Palermo pochi giorni fa, sempre per ragioni di sicurezza, sono stati sequestrati addirittura più di 3 milioni di prodotti, tra cui persino siringhe monouso e apparecchi per misurare la pressione.
Ma il rischio dell’illegalità non si riesce sempre a percepire. Tanto che nel 2013 un consumatore su quattro ha acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio illegale, per lo più pensando di aver fatto bene. I prodotti fake più in voga sono stati abbigliamento e accessori, alimenti e bevande, occhiali e pelletteria.
Secondo l’indagine di Confcommercio “Legalità mi piace” per il 50% degli intervistati comprare prodotti contraffatti è una necessità legata alle difficoltà economiche, e per più della metà di loro l’acquisto di questi prodotti è normale e persino utile.
E il fenomeno è in continua crescita. Rispetto all’anno scorso sono aumentati soprattutto gli acquisti di abbigliamento (11,3%), calzature (+5,9%) e pelletteria (+2,8%), mentre sono in calo alimentari, cosmetici e profumi.
“Non credo che la necessità di risparmiare sia l’unica ragione quando si acquista un prodotto contraffatto”. A parlare è Tiziana Di Masi, attrice e autrice, insieme ad Andrea Guolo, dello spettacolo teatrale “Tutto quello che sto per dirvi è falso”, in turnée da due anni nelle piazze di tutta Italia. “Sulla contraffazione, in due anni di repliche a teatro, ho scoperto che ci sono molti luoghi comuni da sfatare”, continua l’artista veneta, “la maggior parte delle persone che compra una finta borsa di marca è ricca e lo fa più come un gioco, un divertimento, senza capire che il suo acquisto è un atto illegale come comprare della cocaina”. E conclude: “Ho appurato che esistono brand della moda teoricamente schierati contro i ‘falsi’, in realtà preoccupati unicamente di bloccare i siti che vendono i ‘loro’ prodotti ma totalmente disinteressati a un progetto più ampio che punti davvero ad affrontare il problema”.
Il suo spettacolo di teatro civile è in scena domani a Belluno, giovedì 3 dicembre a Scandicci, e poi nelle prossime settimane a Firenze e Lucca.