il Fatto Quotidiano, 30 novembre 2015
Intervista a Di Maio. Il vicepresidente della Camera racconta la linea del M5S sulla crisi siriana
Ci accusano di non essere preparati sulla politica estera, ma nell’ultimo anno e mezzo le proposte sul rafforzamento dell’intelligence, sulla tracciabilità dei passeggeri dei voli aerei e contro la vendita di armi le abbiamo presentate noi del Movimento, e solo noi. Ora tutti sostengono queste posizioni. Certi analisti dovrebbero studiarsi meglio i dati…”. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, membro del Direttorio dei Cinque Stelle, racconta la linea del M5S sulla crisi siriana che ha portato l’orrore a Parigi e la paura in tutta Europa, Italia compresa. “Tante scuole hanno disdetto le visite guidate a Montecitorio, la paura degli attentati è penetrata” riconosce Di Maio.
Come si combatte questo sentimento diffuso? Il M5S ha delle soluzioni?
Innanzitutto è necessario far capire che quella in atto non è una guerra tra civiltà, ma un conflitto per interessi economici. Il Daesh, lo Stato islamico, è cresciuto attorno ai pozzi di petrolio e guadagna 2 miliardi di dollari all’anno con il contrabbando. Per rassicurare i cittadini bisogna mostrare loro che stiamo facendo il vuoto attorno ai terroristi, togliendogli le risorse. Dobbiamo affamare l’Isis.
E come?
Serve una moratoria sulla vendita di armi ai Paesi che finanziano l’Isis, come l’Arabia Saudita e tutte le monarchie sunnite. L’Italia vende loro armamenti e bombe, e gran parte di questi affari sono gestiti da Finmeccanica.
Le va impedito?
Sì, e la legge 185 del 1990 lo consente. Ma questo non basta: servono anche sanzioni.
Per esempio?
Si potrebbero anche interrompere i rapporti commerciali con questi Paesi. Ma non credo che ci si arriverà. Si può fare un lavoro diplomatico per richiamare all’ordine gli emirati e anche la Turchia, che vende armi a Daesh in cambio di petrolio.
Matteo Renzi sta facendo i passi necessari?
Finora è stato debolissimo. Non ha fatto proposte, non ha inciso sull’agenda internazionale.
Intanto il governo pensa a controlli sulle chat della Playstation e di WhatsApp. Mentre l’Unione europea schederà tutti i passeggeri in transito sul suo spazio aereo. È necessario? E soprattutto, è giusto?
La tracciabilità dei passeggeri è sacrosanta, perché dobbiamo conoscere gli spostamenti di chi arriva dalla Siria o dalla Turchia, per scovare i foreign fighters (gli stranieri che combattono per l’Isis, ndr). Quanto alle norme interne, il discorso cambia. Per avere più sicurezza non dobbiamo comprimere il diritto alla privacy dei cittadini, ma potenziare gli strumenti che abbiamo. Non serve far apparire un agente nella tv di casa: il gioco dei terroristi è proprio quello di limitare le nostre libertà.
Eppure sembrano misure necessarie.
La nostra intelligence ha già i suoi metodi e la sua professionalità. Pensiamo piuttosto a potenziarla, perché ha bisogno di uomini e mezzi.
Nel dettaglio?
I nostri colleghi del Copasir ci hanno spiegato che servono alcune centinaia di agenti in più, e l’unione delle banche dati delle varie intelligence europee. È necessario lo scambio di informazioni.
Matteo Renzi ha promesso risorse.
Ha parlato di apparecchiature ma non di formazione per gli agenti. Serve una preparazione adeguata per le nuove evenienze, per colmare un gap. Ma il premier doveva pensarci prima, in tempi di pace, come fanno i veri statisti.
Renzi ha assicurato un miliardo in più per il comparto sicurezza. E lei su La Stampa è sembrato positivo sulle misure promesse (“Ad annunci ci siamo”).
Se fosse vero sarei contento, ma la Commissione europea non ha ancora chiarito se ci lascerà usare questo miliardo in più tramite l’aumento del deficit. E non sono affatto sicuro che dirà di sì, anche se me lo auguro. D’altronde Renzi ha già promesso tante volte soldi che poi non ha dato. E comunque non ci siamo ancora. A fronte di 5mila agenti che vanno in pensione ne promettono 1500 nuovi. E i 50 milioni garantiti alle forze dell’ordine non basteranno neanche per i giubbotti antiproiettile necessari.
Se l’Europa non desse il via libera al miliardo in più?
Renzi potrebbe già reperire quel denaro tagliando molte spese inutili. E questo è un altro tema: quanto tempo ci vorrà perché arrivino questi soldi? Prima degli attentati di Parigi il governo voleva tagliare risorse alle forze d’ordine. Hanno cambiato idea, meglio tardi che mai. Ma per ora siamo scoperti.
Se domani il governo chiedesse al M5S il consenso a un intervento militare in Siria, cosa rispondereste?
Se dovesse accadere porteremo in aula le foto dei danni degli interventi militari in Afghanistan e in Libia. Renzi si sta tenendo cauto sul tema proprio perché sa che l’opinione pubblica conosce gli effetti delle guerre. L’Italia sta ancora pagando l’intervento in Libia con l’immigrazione clandestina e con la delinquenza che la sfrutta.
Dopo Parigi molti sembravano favorevoli ai bombardamenti, anche in Italia.
È durata alcuni giorni. Mi pare che la posizione di tanti sia cambiata.
Bocciare un eventuale intervento dell’Italia significa bocciare anche quello attuale della coalizione internazionale anti-Isis.
Questa coalizione fa affari con gli stessi Paesi che finanziano i terroristi, lo ripeto. All’assemblea della Nato a Firenze, tre giorni fa, qualcuno ha chiesto perché non bombardano i pozzi petroliferi dell’Isis. E tutti si sono mostrati molto imbarazzati.
A far decollare la coalizione è stata la Russia. E voi del M5S siete sempre stati filo-Putin…
Putin non è un santo, ma è stato l’unico che alla riunione del G20 ha portato l’elenco dei Paesi che finanziano Daesh. Ha avuto il coraggio di dire che i rappresentanti di quelle nazioni erano sedute a quel tavolo.
Sempre convinti della necessità di togliere le sanzioni alla Russia?
Sì. Scadono il prossimo 31 gennaio, e non vanno rinnovate. La Russia sarebbe un attore fondamentale nella lotta al contrabbando dell’Isis. E poi va ricordato che le sanzioni sono costate all’Italia 4 miliardi in mancate esportazioni. Noi non siamo filo-russi, siamo filo-italiani.
Spesso vi accusano di essere deficitari sulla politica estera. Sul Fatto lo ha affermato perfino Aldo Giannulli, analista a voi vicinissimo.
Giannulli è un amico, ma gli esperti dovrebbero occuparsi della guerra al terrorismo e non dei 5Stelle. Nell’ultimo anno e mezzo noi abbiamo presentato le proposte che tutti ora riconoscono come necessarie.