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 2015  novembre 30 Lunedì calendario

Padoan ipotizza una riduzione del Pil dovuta ai fatti di Parigi, ma le sue previsioni erano sballate già da prima. Forse non è tutta colpa del Califfo

Il clima generato dal terrorismo e dalla guerra potrà incidere sulla crescita economica, dice il ministro Pier Carlo Padoan. Ma no, aggiunge Matteo Renzi, semmai si tratterà di qualche “zero virgola del Pil”. La sensazione, in realtà, è che scoperto che le stime di crescita fissate finora nei documenti ufficiali non sono attendibili, l’esecutivo punti a crearsi un alibi preventivo. E a ricreare una cortina fumogena fatta di numeri più o meno azzeccati, di frasi generiche e di previsioni farlocche.
La giornata è movimentata dallo stesso titolare dell’Economica, Padoan, che in una ampia intervista al Corriere della Sera la mette così: “Il clima seguito ai terribili fatti di Parigi è negativo e questo potrà avere effetti sulla ripresa”. Detta così, il rischio che la crescita dello 0,9% prevista dalla legge di Stabilità venga meno è molto forte. Ma, aggiunge Padoan, “quando si fa una previsione c’è sempre il rischio di doverla rivedere al rialzo o al ribasso”.
Il ministro, quindi, mette le mani avanti anche se poi è costretto ad aggiungere che “al momento non abbiamo elementi concreti che ci inducano a rivedere quella cifra”, cioè lo 0,9%. Ma, dice Padoan, ho vissuto a Parigi e le immagini che ho visto mi hanno colpito, dei cambiamenti ci saranno. A dargli manforte è la ministra della Difesa, Roberta Pinotti che parla di “doccia gelata”.
La previsione è rintracciabile anche nelle parole che Renzi pronuncia davanti ai giornalisti al suo arrivo a Bruxelles, al vertice Ue-Turchia. “C’è un clima diverso rispetto a un mese fa, anche nelle attese dei consumatori ma mi sento di poter dire che il vero tema oggi non è come finisce il dato dello zero virgola del Pil, che noi peraltro confermiamo al momento, ma è una grande scommessa identitaria e culturale”.
Decifrando: il tema non è “lo zero virgola”, finora, invece, sbandierato come un successo a ogni timido avanzamento mentre i numeri della crescita vengono confermati solo “al momento”. Domani si vedrà ma, avverte il premier, per il momento è necessario non perdere la fiducia.
Il problema, però, sono proprio i numeri. Qualche giorno fa, è stato l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) a definire le previsioni di crescita “un azzardo pericoloso”. La crescita, nel documento parlamentare, viene prevista intorno allo 0,7% e non allo 0,9. L’impatto del nuovo clima – ma l’Isis costituisce un problema da ben prima degli attentati di Parigi – si potrà sentire semplicemente perché il governo ha fissato le previsioni nel range più alto delle forchette di previsioni, ipotizzando che tutto andrà davvero al meglio.
Gli indizi di una previsione a fini politici, inoltre, erano già evidenti quando l’Istat ha diramato i dati su tre indicatori importantissimi. La stima preliminare del terzo trimestre sul Pil, ha offerto un incremento dello 0,2% inferiore a quanto previsto dal governo. Secondo i dati di settembre, poi, il fatturato dell’industria ha segnato un -0,1% su agosto e, soprattutto -0,9% su settembre 2014.
A pesare negativamente, infine, le esportazioni che a ottobre sono scese dell’1,7% e nell’ultimo trimestre del 5,8. I segnali erano già tutti evidenti ben prima del 13 novembre. Ma quei dati, non a caso, il governo non li ha nemmeno commentati.