Corriere della Sera, 30 novembre 2015
È pazza e repressa la Giovanna d’Arco di Leiser e Caurier che inaugurerà la stagione della Scala
«Tu sei bella, pazzerella!» cantano i diavoli cercando di convincere la Pulzella ad abbandonarsi alle dolci tentazioni del sesso e dell’amore. E se i versi di Temistocle Solera, librettista della Giovanna d’Arco di Verdi scelta da Riccardo Chailly per aprire il 7 dicembre la stagione scaligera, ci fanno un po’ sorridere, ci suggeriscono anche una chiave di lettura per un’eroina complessa, ambigua, pericolosamente contemporanea. «Perché Giovanna pazza lo era davvero» assicurano Moshe Leiser e Patrice Caurier, autori dell’allestimento che vedrà Anna Netrebko nel ruolo del titolo, Carlos Alvarez in quello di suo padre Giacomo, Francesco Meli come Carlo VII re di Francia.
«Pazza come sono certe mistiche o le isteriche – ribadiscono i registi —. Come lo era Bernadette Soubirous, che alla stessa età di Jeanne, 13 anni, vedeva la Madonna. Come tante fanciulle dell’800, epoca buia per la donna che, dopo l’assaggio della libertà illuminista, torna a essere imbrigliata nella più truce repressione sessuale. O come quei giovani esaltati di oggi, che si votano a un integralismo religioso rinunciando a ogni gioia e persino alla vita».
Scelte estreme, Giovanna non si tira indietro. Seguendo le voci celesti e demoniache che si affollano nella sua testa, parte in missione per conto di Dio. Non più ragazza di campagna ignorante, ma vergine guerriera, l’eletta, colei che salverà la Francia dagli invasori. «Pur con punte di ridicolo involontario, il libretto di Solera intuisce il groviglio di eros e follia della protagonista. Erano i tempi dei primi esperimenti di Charcot sulle isteriche alla Salpetrière. La scoperta dell’inconscio era alle porte. Per questo ci è parso interessante rileggere questa storia strampalata calandoci dentro la mente visionaria di Giovanna».
Tutto accadrà lì, nella povera stanza di Jeanne. Il luogo dei sogni e dei deliri, dove appaiono eserciti vittoriosi, bandiere, un re vestito d’oro, l’amore proibito... «Il sesso è il grande tabù, lo spettro che il padre, fanatico e bigotto, le agita di continuo davanti come il peggiore dei mali. Pulzella per sempre, Giovanna si veste da uomo, si taglia i capelli, imprigiona la sua femminilità dentro un’armatura». Ciononostante appena la vede, il re perde la testa per lei. E lei per lui. I sensi si risvegliano, il desiderio si eccita. E le voci di dentro tornano a farsi sentire. Angeli e demoni strattonano Giovanna. «Un conflitto devastante che mostreremo attraverso dei video. Re Carlo sul letto che la chiama a sé, i corpi che si avvinghiano, a sottolineare l’invito del coro dei diavoli a lasciarsi andare, mentre gli angeli cercheranno di impedirle il fatale amplesso sventolando i vessilli bianchi con su scritto “Gesù Maria”, emblema della Pulzella».
Lo scontro carne-spirito raggiunge il suo acme spettacolare nella seconda parte, con l’ingresso di Carlo e Giovanna nella Cattedrale di Reims. «La scena dell’incoronazione, con la chiesa gotica perfettamente ricostruita sull’originale. Segno fallico del potere». Una cerimonia che somiglia a un matrimonio. «Ma a prevalere sui demoni sono gli spiriti celesti che richiamano la fanciulla al suo destino. E il padre la chiama impura, strega. Il rogo è la sola purificazione».
Così, anche se il libretto non lo prevede, il rogo ci sarà comunque. «Giovanna non morirà tra le fiamme come dice la storia, né in battaglia come scrive Solera. Morirà di consunzione, stremata da troppe lacerazioni interiori. A piangerla restano il re e il padre. L’amore umano di Carlo e quello disumano di Giacomo». La sua ascensione al cielo, prevista dal copione, non avrà nulla di trascendente o trionfale. «Come un angelo del film di Wenders Il cielo sopra Berlino, lei si limiterà a guardare dall’alto quella scena di dolore, rendendosi conto che il suo doppio sogno, della gloria e dell’amore, si è dissolto».