30 novembre 2015
A Parigi scontri tra polizia e sedicenti ecologisti: profanato il memoriale in onore delle vittime del 13 novembre • Accordo tra Ue e Turchia sui migranti • Il Papa apre la Porta Santa a Bangui • La dottoressa uccisa in Kenya voleva difendere la madre • La donna più vecchia d’Europa è piemontese • Gli italiani spediscono 27mila telegrammi al giorno
Parigi In una Parigi blindata per l’avvio, oggi, della conferenza sul clima dell’Onu, scontro tra poliziotti in tenuta anti-sommossa e sedicenti militanti ecologisti. Campo di battaglia place de la République (a pochi metri dal Bataclan degli 89 morti), dove da giorni si era creato un memoriale spontaneo in onore delle vittime. Quando hanno finito con le molotov, i sassi e una boccia per il gioco della pétanque, i manifestanti con il volto coperto si sono messi a lanciare agli agenti le candele e i vasi di fiori deposti per i morti, finiti di seppellire due giorni prima. «È uno scandalo», ha detto François Hollande, a Bruxelles per il vertice dell’Unione europea con la Turchia. «Sapevamo che si erano infiltrati elementi perturbatori, che peraltro non hanno niente a che vedere con i difensori dell’ambiente o con coloro che sperano nel successo della conferenza sul clima. Il loro unico scopo è provocare incidenti». Alla fine di scontri e inseguimenti durati tutto il pomeriggio la polizia ha arrestato 289 persone, 174 hanno passato la notte in cella. La grande manifestazione sul clima avrebbe dovuto essere uno dei momenti forti della giornata inaugurale della conferenza Onu, ma è stata uno dei primi eventi cancellati dopo l’instaurazione dello stato di emergenza. Il ministero dell’Interno temeva che un grande corteo con centinaia di migliaia di persone potesse essere bersaglio di un nuovo attentato terroristico, mentre le forze dell’ordine erano già impegnate a garantire la sicurezza dei 148 capi di Stato e di governo -compreso il presidente Barack Obama - in arrivo a Parigi (Montefiori, Cds).
Migranti I leader europei hanno firmato la dichiarazione grazie alla quale alla Turchia andranno tre miliardi per aiutare ad ospitare i 2,2 milioni di rifugiati siriani diretti in l’Europa. C’è l’impegno a liberalizzare i visti per i turchi che vorranno viaggiare nel Vecchio Continente e c’è la ripartenza del negoziato di adesione all’Ue. In cambio i turchi promettono di chiudere le frontiere, di non permettere più che centinaia di migliaia di migranti salpino verso le coste greche per poi incolonnarsi sulla rotta balcanica e arrivare in Nord Europa. Richiesta fondamentale per Angela Merkel e per le istituzioni di fronte a una crisi, quella dei migranti, che sta minando la coesione europea e indebolisce la leadership di diversi capi di governo. Ieri Erdogan però non si è presentato a Bruxelles, ha mandato il premier Davutoglu. Gli europei, dal canto loro, non hanno ancora deciso chi metterà i soldi: la Commissione propone di pagare 500 milioni chiedendo che gli altri 2,5 miliardi vengano sborsati dai governi, che però non ne vogliono sapere (D’Argenio, Rep).
Porta Santa Ieri alle 17.13 Francesco ha aperto i battenti della Porta Santa della cattedrale di Bangui, Paese più povero dell’Africa e sconvolto da tre anni dalla guerra civile, dando il via al Giubileo. È il primo Pontefice nella storia a farlo fuori da Roma. Francesco resta un istante sospeso, le mani posate sulle assi di legno del portale al centro della facciata di mattoni rossi che i missionari impastarono ottant’anni fa con la terra che si vede ai margini delle strade e colora il fiume Ubangi: «Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo. In questa terra sofferente ci sono anche tutti i Paesi del mondo che passano per la croce della guerra». Caschi blu, mezzi corazzati dell’Onu in tutta la città, cecchini sui palazzi in rovina e decine di migliaia di persone in festa, le donne e i bimbi col vestito buono, le bambine con le trecce ornate di perline e nastri colorati. Francesco non rinuncia a usare la papamobile scoperta. Per cinque chilometri lo fa, per altri quattro va a macchina chiusa.
Kenya Rita Fossaceca, 51 anni, medico radiologo e ricercatrice dell’ospedale di Novara, volontaria in Kenya dell’associazione For Life, è morta durante una rapina. Domenica sarebbe tornata in Italia, perciò sabato pomeriggio aveva organizzato una festa a Mijomboni, nella casa che ospitava i volontari della missione, a cui avevano partecipato anche i bambini dell’orfanotrofio di cui si prendevano cura. Alle 19,30 – i bambini erano da poco andati via - un gruppo di uomini ha fatto irruzione nella casa: volevano soldi, erano armati. Con la dottoressa molisana c’erano i genitori Giovani e Michelina, lo zio don Luigi Di Lella, due infermiere dell’ospedale Maggiore, Monica Zanellato e Paola Lenghini. La Fossaceca stata uccisa con un colpo di pistola al petto mentre tentava di difendere la madre, minacciata da un uomo con il machete. Gli altri hanno contusioni, il padre si è lussato una spalla (Fagnola, Sta).
Vecchia Emma Morano ha festeggiato ieri nella sua casa di Verbania, in Piemonte, 116 anni. Vivente, più anziana di Emma al mondo c’è solo l’americana Susannah Mushatt Jones, nata lo stesso anno - il 1899 - ma con un vantaggio di quattro mesi e mezzo. Tanto come lei, invece, in Italia non ha mai vissuto nessuno. In Europa la batte (per ora) una francese nata nel 1875 e morta nel 1997. Unico problema fisico: le gambe che faticano a salire i gradini, e siccome non vuole lasciare il suo bilocale al secondo piano, senza ascensore, da venticinque anni non esce di casa. Ha accettato la badante solo al centoquindicesimo compleanno, mangia tre uova crude al giorno, nel reggiseno la piccola chiave di un armadio che conserva le foto di tempi lontani. Se qualcuno chiede immagini d’epoca, la nipote la invita a consegnare la chiave (Fossati, Sta).
Telegramma 1 Secondo l’ultimo bilancio delle Poste gli italiani spediscono 10 milioni di telegrammi all’anno (27 mila al giorno, inclusi domeniche e festivi) arrivando a sborsare 28 milioni di euro. Sette messaggi su 10 sono personali, inviati cioè da un privato all’altro. Per porgere le condoglianze e non solo: alcuni amano esprimere così gli auguri a una coppia che si sta per sposare e i complimenti per la laurea. Esistono formule augurali prestampate che si possono modificare. Ma i dispacci restano anche una comunicazione ufficiale. I provveditorati usano il telegramma per convocare gli insegnanti per le supplenze e notificare una bocciatura. Nei tribunali servono per confermare le date delle udienze (Castagneri, Sta)
Telegrammi 2 Il nome deriva dal fatto che si trasmettono via telegrafo. Il primo dispaccio della storia è datato 24 maggio 1844. C’era scritta una citazione biblica dal libro dei Numeri: «What hath God wrought!», «Cosa Dio ha creato!». Firmato: Samuel Morse, l’inventore del telegrafo, che lo inviò da Washington a Baltimora. Centosessantadue anni dopo quello storico giorno, il 31 gennaio 2006, Western Union, la compagnia americana di comunicazioni che per prima, da fine Ottocento, sfruttò la tecnologia nascente della telegrafia, ha interrotto il servizio telegrammi. Anche l’India, dove il governo aveva sempre privilegiato questa strumento di comunicazione, nel 2013, ha fatto la stessa scelta. Ma non sono Ma non sono casi isolati. In Australia i telegrammi non esistono più dal 2011 (ibidem)
Telegramma 2 I napoletani chiamavano il presidente Giuseppe Saragat «Peppino o’ telegramma»: ne spediva in quantità industriale, ogni occasione era buona. La lettura dei telegrammi di Saragat occupava metà del tempo dei giornali radio dell’epoca (Gambarotta, Sta)
(a cura di Roberta Mercuri)