Corriere della Sera, 30 novembre 2015
Perché l’antico Egitto ci piace tanto? Riflessioni a margine del ritrovamento di una tomba
È veramente di Nefertiti la tomba il cui ritrovamento ha suscitato l’attenzione della stampa mondiale? Ancora una volta una notizia legata all’antico Egitto alimenta un interesse che va ben oltre quello degli storici della storia e dell’arte di quello straordinario paese. Neppure gli etruschi, del cui presunto mistero si è tanto a lungo parlato, hanno mai raggiunto un simile livello di popolarità. Come spiegarlo? Certamente l’antico Egitto ha lasciato tracce stupefacenti. Basterebbe pensare alle piramidi: come sia stato possibile realizzarle tecnicamente è oggetto di studio da parte degli esperti, ma accanto alle teorie scientifiche ne sono state formulate altre incredibili, come quella secondo la quale a costruirle sarebbero stati gli extraterrestri, o quella per cui gli egizi sarebbero stati in grado di rendere leggera la pietra grazie al potere delle loro menti.
Il passo dalla storia alla leggenda quando si parla di loro è breve. Forse a facilitarlo è stata anche l’antichità della loro cultura alla quale già i greci guardavano con ammirato stupore. Basta ricordare che Solone, nel VI secolo a. C., dopo aver dato ad Atene il suo codice di leggi si recò in Egitto, perché antichità per lui significava saggezza, per averne ispirazione e ammaestramenti. Ed Erodoto nel V secolo scriveva che gli egiziani erano stati i primi nel mondo a istituire feste collettive, processioni e cerimonie religiose. Non solo, secondo lui i greci dovevano il culto di quasi tutte le loro divinità all’Egitto.
Ma le ragioni per cui gli egiziani sono popolari oggi sono di ordine completamente diverso e legate a usanze e pratiche sociali e religiose che in primo luogo stupiscono per la loro diversità da quelle degli altri antichi ai quali siamo abituati a pensare, vale a dire i greci e i romani, e soprattutto non vengono percepite nel contesto dell’intera cultura della quale fanno parte: ad esempio la mummificazione dei cadaveri, che spesso ha indotto a immaginare visioni egizie dell’aldilà che non corrispondono minimamente alla realtà, ispirate come sono a una facile spettacolarizzazione della pratica. Insomma, gli egizi così popolari dei quali tanto si parla sono spesso molto diversi da quelli veri. Eppure è così facile conoscerli: basta entrare in un museo egizio. In particolare, per noi che abbiamo la fortuna di averlo nel nostro Paese, in quello, splendido, di Torino.