la Repubblica, 30 novembre 2015
Il Nobel di Quasimodo è in vendita. Il figlio Alessandro se ne vuole disfare perché alla cerimonia di Stoccolma il padre andò con la sua amante «lasciando me mia madre, che invece eravamo stati invitati, a casa»
Trascorre le sue giornate ascoltando le voci che escono da una vecchia radiolina costruita da suo padre, Salvatore Quasimodo. Sulla scrivania campeggia una cartolina con le dediche di Pablo Picasso e Paul Éluard: seduto proprio qui, il poeta scrisse Ed è subito sera. Alessandro Quasimodo vive tra questi e altri ricordi nella sua casa di Porta Venezia a Milano. Diari custoditi nell’armadio, ritratti, faldoni ben ordinati, fogli, appunti. A ciascuno dei quali è legato visceralmente. A tutti tranne uno. Il premio Nobel, che ha deciso di vendere, come già annunciato qualche giorno fa. Ma solo ora Alessandro confessa di aver preso questa decisione per motivi molto personali: «Me ne voglio disfare perché mio padre alla cerimonia di Stoccolma andò con la sua amante, lasciando me mia madre, che invece eravamo stati invitati, a casa».Il Nobel di Quasimodo verrà messo all’asta dopodomani alla Bolaffi di Torino. Per il lotto 401, con la medaglia e il diploma conferito al poeta dall’accademia dei Nobel nel 1959, si partirà da una base d’asta di 50 mila euro. Un semplice oggetto che però, per il figlio del grande poeta, è diventato il simbolo di un’infanzia tormentata: «Ho perdonato tante cose a mio padre, ma alcune non posso ancora perdonarle. Chi si permette di giudicarmi perché ho deciso di sbarazzarmi di una medaglia e un diploma non sa quello che ho passato».Il riferimento è al passato familiare. Ma soprattutto a sua madre. Nella raccolta di poesie di Maria Cumani Lontana da gesti inutili, appena edita da Aletti, la poetessa moglie del premio Nobel scrive: «Così a lui a me per ben sei volte meno uno». Quelle «sei volte meno uno» sono gli aborti della donna: «L’ultima volta avevo 11 anni e ricordo quel giorno quando mio padre disse a mia madre: devi scegliere o me o il bambino. Cosa volete che rappresenti per me oggi questa medaglia?». Comportamenti difficili da perdonare, per il figlio del poeta: «Con me aveva spesso un atteggiamento da pater familias, mi ricattava dicendomi che se non fossi stato promosso mi avrebbe mandato a fare l’operaio. Sono queste le cose che non riesco ancora a perdonargli».Da quando ha intrapreso la carriera d’attore, dopo i suoi esordi con Federico Fellini, Alessandro Quasimodo non ha mai messo in discussione lo spessore artistico del padre poeta. «Da anni continuo a recitare le sue poesie insieme a quelle di Maria Cumani, ho sempre cercato di distinguere, anche se con fatica, la figura del padre da quella del poeta».Dopo aver mandato in scatoloni blindati la medaglia e il diploma del Nobel a Torino, Alessandro è partito per Roccella Jonica, in Calabria, dove ha tenuto un dibattito su suo padre. Tappa successiva Messina, per un concerto con la musicista Rosalba Lazzarotto, in memoria della figura di Quasimodo. E quando dopodomani a Torino verrà battuto all’asta il Nobel, il figlio Alessandro continuerà a recitare poesie come sempre: «Il Nobel a Quasimodo non glielo toglie nessuno. Mi auguro che a intervenire all’asta sia qualche istituzione. Il mio desiderio più grande è che vada in Sicilia, magari in qualche museo, a disposizione del pubblico».Alessandro abbassa per un attimo il volume di quella vecchia radiolina custodita in cucina: «L’aveva assemblata mio padre. Non lo vedevo quasi mai perché è stato un genitore assente, ma ho davanti la sua immagine mentre aggiusta strumenti elettrici di quell’epoca. Mi piace ricordarlo così. O come in quella poesia in cui parla del primo incontro con mamma come un avvenimento benedetto dal firmamento». Recita i versi a braccio: «Nell’aria dei cedri lunari, al segno d’oro udimmo il Leone. Presagio fu l’ululo terreno». Era un’afosa serata di giugno del 1936 a Milano, Salvatore Quasimodo e la giovane Maria Cumani passeggiavano per i giardini pubblici: «Da lì per mia madre Quasimodo divenne un’ossessione». E mentre si continua a vociferare sulla sua scelta di vendere il Nobel (all’annuncio alcuni avevano interpretato la sua decisione in chiave economica) Alessandro Quasimodo chiosa: «No, non è stato un buon padre. Ma rimarrà per sempre un grande poeta».