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 2015  novembre 29 Domenica calendario

La svolta della pistolera di Forza Italia



Il partito dei “garantisti”, che per chi non lo sapesse è Forza Italia, candida a Milano Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda che il 19 ottobre ha freddato con un colpo di pistola al cuore un ladruncolo albanese entrato in casa sua per rubare e, siccome la vittima era assolutamente disarmata (a parte due calzini usati come guanti e una torcia elettrica), è indagato per omicidio volontario. La sua versione dei fatti – avrebbe sparato al ladro nel buio della sua cucina senza l’intenzione di ammazzarlo, poi quello sarebbe fuggito dalla finestra calandosi dalla grondaia, mentre il padrone di casa esplodeva altri due colpi in aria – è contraddetta dall’indagini: il proiettile è stato esploso dall’alto verso il basso, in cucina non ci sono tracce di sangue, i bossoli dei due proiettili sparati in aria non si trovano ed è improbabile che un uomo colpito al cuore possa scavalcare una finestra e calarsi da una grondaia. Insomma, il sospetto è che l’uomo abbia sparato al ladruncolo mentre fuggiva, all’esterno della casa: più che un eccesso di legittima difesa, un’esecuzione. Ma non è questo il punto: la dinamica dei fatti la accerterà il processo. Il punto è che i “garantisti” forzisti, dopo aver difeso per vent’anni tutte le peggiori canaglie in guanti gialli e colletto bianco, hanno definitivamente gettato la maschera e ora inneggiano ai giustizieri della notte, specie se han fatto secco un immigrato, per recuperare voti e non regalarli ai “giustizialisti” della Lega. Prendiamo dunque sul serio la loro svolta pistolera e facciamo finta che – come dicono – sia giusto e doveroso “sparare ai ladri” perché la proprietà privata è sacra quanto la vita. Un concetto di legalità un po’ più spinto di quello delle tirannidi islamiche che confondono la sharia col codice penale e, a chi ruba, si limitano a tagliare le mani.
Purtroppo Silvio B., leader della neonata Forza Pistola, è stato processato fra l’altro per una megafrode fiscale di 360 milioni di dollari, in gran parte caduta in prescrizione grazie a leggi fatte da lui medesimo, e condannato a 4 anni “solo” per i 7,2 milioni di euro superstiti. Conoscete qualcuno che, in tutta la sua carriera criminale, riesca a rubare alla collettività 360 milioni di dollari a colpi di rapine, scippi e furti in appartamento? Improbabile. Se si può sparare a un ladruncolo e farla franca, anzi venire premiati con un posto di consigliere comunale, a maggior ragione chi spara a uno che froda cioè ruba infinitamente di più dovrebbe non solo farla franca, ma diventare come minimo presidente del Consiglio, o della Camera, o del Senato, o della Repubblica.
Calcolando poi che l’evasione fiscale e la corruzione sfilano ogni anno 240 miliardi (180+60) dalle tasche dei contribuenti onesti, e che i contribuenti onesti sono circa 30 milioni (gli altri 10 evadono), il conto è presto fatto: corrotti, evasori e frodatori rubano a ciascun onesto una media di 8 mila euro l’anno. Se dunque sparare a un ladruncolo per salvare le poche centinaia di euro che abbiamo in tasca o in casa è legittima difesa, a maggior ragione lo è sparare a tutti gli evasori e i frodatori che incontriamo per tutelare i nostri 8 mila euro annui. Quindi Silvio B. e i suoi colleghi stiano in campana: stiamo arrivando.
Uno dei maître à penser del garantismo all’italiana, Angelo Panebianco, ha scoperto sul Corriere della Sera il vero “anello debole” che tarpa le ali alla lotta al terrorismo in Italia: i magistrati troppo “timidi”. Infatti due giudici hanno scarcerato per timidezza 7 presunti jihadisti (su 17) arrestati dalle forze dell’ordine a Merano e 4 a Bologna. Erano molto meno timidi negli anni 70 e 80 contro il terrorismo politico, ma solo perché all’epoca la magistratura era “al guinzaglio dei partiti” e “riconosceva il primato della politica”, mentre oggi purtroppo non più. Adesso, sventuratamente, “si considera al servizio della Costituzione” (roba da matti, eh?). Ora “il governo può benissimo varare misure dure contro il terrorismo, ma se poi certi magistrati non le approvano possono vanificarne il lavoro”.
Raramente si erano lette tante scempiaggini in un solo articolo (persino in uno di Panebianco, che è tutto dire), ma le stesse cose le scrivono Il Foglio e gli house organ del “garantismo” di Forza Pistola. Siamo lieti di informarli che non solo il governo non ha varato “misure dure contro il terrorismo” (al netto dei geniali annunci di Renzi, tipo “taggare i terroristi” e “intercettare le playstation”), ma ne ha appena varata una più blanda. È la legge Orlando n. 47 del 16 aprile 2015 che, tre mesi dopo la strage di Charlie Hebdo, ha ristretto la custodia cautelare in carcere, applicabile solo come extrema ratio se il pericolo di fuga o di reiterazione del reato è non soltanto “concreto”, ma anche “attuale”, a prescindere dalla gravità del reato contestato. È grazie a questa legge che i jihadisti arrestati sono già fuori: erano certamente propagandisti e forse reclutatori della guerra santa, ma il materiale sequestrato era vecchio di anni e non costituiva più un pericolo “attuale”. Con la legge precedente sarebbero rimasti dentro, con la nuova son usciti. Naturalmente la nuova non è stata fatta per salvare i terroristi, ma i politici e i colletti bianchi. Purtroppo però, direbbe Panebianco, c’è la Costituzione. E la legge è uguale per tutti. Anziché prendersela con i giudici che applicano le leggi, questi giuristi per caso e garantisti della mutua dovrebbero prendersela con i politici che le approvano per salvare i loro compari. Poi, se resta tempo, potrebbero cercare le parole per spiegare a uno straniero perché mai dovrebbe rispettare le leggi in un paese dove i primi a violarle sono quelli che le fanno.