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 2015  novembre 29 Domenica calendario

Balzac, l’uomo che seppe vivere nel lusso spendendo i soldi altrui

Anche saper vivere bene senza soldi è una virtù. Anzi, un’arte. Lo è sempre, e lo è ancora di più in tempi di crisi. Ecco perché può non essere del tutto inutile, in un fastidiosissimo momento di depressione economica come l’attuale, riservare una ancorché fuggevole attenzione a un manuale che offre insegnamenti su come evitare di pagare i debiti e continuare a godersela comodamente con il denaro altrui, senza sborsare un franco. Manuale – peraltro – curato da un gigante della scrittura (purtroppo non altrettanto della finanza) il quale attraversò buona parte della vita assillato dai debiti e perseguitato dai creditori. Un esperto in materia, altro che no. Il suo nome – Accademico di Francia e gloria del Romanzo – è Honoré de Balzac.
Eccessivo nel lavoro e nei piaceri, Balzac soltanto fra il 1830 e la morte, nel 1850, scrisse freneticamente oltre novanta tra romanzi e racconti: su riviste, in volume e in tirature sempre più numerose. Guadagnò molto, spese ancora di più. Viaggiò moltissimo, amò altrettanto. E – al di là della scrittura, che gli riuscì mediamente benissimo – tentò anche varie imprese collaterali: editoria, tipografia, fonderia di caratteri tipografici. Che si risolsero tutte in completi disastri.
Ma qualsiasi cosa potesse andare male, nulla poteva allontanarlo dai salotti, dagli abiti eleganti, dallo sfarzo, dai cavalli e dalle relazioni pericolose. E più cresceva il suo desiderio di lusso, meno denari si trovava in tasca, più aumentavano i suoi debiti. Un circolo recessivo in cui Balzac rimase prigioniero, ma senza eccessive preoccupazioni, fin da giovane. Traendone una micidiale esperienza sul campo. Ecco perché neppure trentenne, nel 1827, decise di pubblicare (in forma anonima) L’art de payer ses dettes et de satisfaire ses créanciers sans débourser un sou (ossia L’arte di onorare i debiti e pagare i propri creditori senza scucire neanche un centesimo, come oggi lo traduce, per la prima volta in italiano, la casa editrice Nova Delphi): un originale pamphlet, scritto insieme con l’amico Emile Marco de Saint-Hilaire (1796-1887), destinato ai dandy (come il contemporaneo trattato L’arte di fare il nodo alla cravatta) e stampato dallo stesso Balzac nella tipografia di sua proprietà: «Imprimerie Balzac». Poi andata fallita.
Comunque. Il manuale di Balzac, che ha come ulteriore chilometrico sottotitolo «Manuale di diritto commerciale, ad uso di squattrinati in cerca di prestiti, lavoratori occasionali, senza impiego fisso e di tutti i consumatori senza un soldo», non è nel modo più assoluto un’istigazione al crimine. Anzi. Balzac, il quale capisce benissimo gli uomini timorati e con saldi principi che «in un modo o nell’altro» desiderano rimettere i propri debiti pur continuando a vivere decorosamente, non propone di truffare i propri creditori (infatti s’intitola L’arte di onorare i debiti e pagare i propri creditori). Diciamo che, con ironica spensieratezza e notevoli voli d’immaginazione, suggerisce – in dieci lezioni – alcuni «metodi creativi» per allontanare il più possibile, nel tempo e nelle pretese, creditori troppo insistenti (ed ecco quindi l’aggiunta senza scucire neanche un centesimo). Ora: il vademecum di Balzac, che in esergo porta un pensiero di un misterioso zio cui l’autore attribuisce l’opera («Più hai debiti, più hai credito») non ha ovviamente alcuna utilità dal punto di vista pratico. Ma rimane un documento interessante per capire qualcosa in più della psicologia di Balzac, impegnato per l’intera esistenza a vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche, comprando a credito con la stessa foga con cui mangiava, amava e scriveva.
E soprattutto è un ritratto impietoso e divertente (si segnala in particolare la Quinta lezione su «Le qualità di cui deve essere dotato un qualsiasi consumatore senza un soldo per sbarazzarsi dei propri creditori», tra le quali la prima ovviamente è una salute di ferro, «essendo la morte di un creditore uno dei mezzi più naturali di ammortamento del debito») di una società d’altri tempi, che però potrebbero essere benissimo anche i nostri.
Del resto, quella di vivere in bilico fra dare-e-avere, debiti e crediti, prestiti e interessi, è un’arte, come insegnano banchieri senza scrupoli e politici corrotti, sempre di grande attualità.
E così nelle pagine del manuale del buon Balzac e del suo amico pamphlettista Saint-Hilaire, tra una lezione sulla pericolosità degli acconti e una sulla psicologia degli ufficiali giudiziari, tra una riflessione sull’arresto per insolvenza e uno spaccato storico sul celebre carcere parigino di Sainte-Pélagie, entrano ed escono, come protagonisti o comparse della grande commedia umana, i veri personaggi della società francese dell’epoca, e non solo di quella: l’egoismo, l’avidità, l’arrivismo, le maldicenze, l’ipocrisia («so, inoltre – scrive Balzac nelle conclusioni – che mentre i tribunali al mattino condannano i debitori, la sera in teatro ci si burla dei creditori e, sia nella realtà che in scena, si è d’accordo nel farsi beffa dei raggiri perpetrati ogni giorno ai loro danni»), e poi i piccoli imbrogli quotidiani, gli alti ideali etici, il sacro rispetto della Legge e le profane necessità contingenti... Tenendo presente che anche un’abitudine apparentemente perniciosa come fare debiti può dimostrarsi invece una sana attività sociale, poiché «chiunque non faccia credito è inevitabilmente destinato alla bancarotta, perché più si fa credito, più si riscuotono debiti, più si riscuotono debiti, più si concludono affari, più si fanno affari più si guadagna».
Che, se non è una lezione di economia infallibile, è un eccellente divertissement letterario.