la Repubblica, 29 novembre 2015
Pavoletti e il maiale
Quando ho segnalato Pavoletti per la Nazionale, lunedì scorso, non potevo aver letto Sw, uscito ieri. Ho appreso che Pavoletti non ha tatuaggi («mi sento più originale senza», voto 7,5), che aveva cominciato col tennis e il calcio non gli piaceva («troppa gente che gridava»), che a Genova lo paragonano a Milito, ma lui butta acqua sul fuoco («Milito era il principe del gol, io un operaio», altro 7,5) e, infine, che nella sua casa di Livorno da anni c’è un maiale vietnamita (voto 8) che è il suo portafortuna. Ce lo portò, dice Pavoletti, l’ex ragazza di suo fratello, il maiale era piccolino. «Adesso pesa un quintale». Se è così, mettetelo un po’ a dieta, controllate il colesterolo. Mi sono documentato, per un maiale vietnamita un quintale è già un peso a rischio. Il maiale di Pavoletti si chiama Mou. Non è il caso di farsi venire cattivi pensieri supplementari. Dice Pavoletti che, in vietnamita, mou significa maiale. Non ho potuto controllare e gli lascio la responsabilità suina. L’8 è dovuto al fatto che Mou vive in giardino. Bene, lui. Il giardino un po’ meno. Un po’ di spazio è importante per il maiale. Non so quanto sia grande il giardino di Livorno, certo Mou non dispone dei tre ettari a testa (fonte: Giornale) di cui godono i maiali allevati da Josè Perez, in arte Joselito, che ha coniato il termine “prosciutti felici”. Definizione ardita, anche per chi come me crede alla felicità dei maiali e alla piccola gioia che può dare un jamón de bellota.
Un maiale vietnamita può campare dai 20 ai 30 anni. Mou non ne ha ancora 4. Max aveva sfiorato la ventina. È morto nel 2006. dopo 18 anni nella stessa casa. «È stata la relazione sentimentale più lunga nella mia vita», disse il famoso convivente, George Clooney. Un vip. Vip totale è l’anagramma di Pavoletti e non credo gli piaccia. È un calciatore atipico, sorride spesso anche in campo e non ha l’aria incazzatissima di tanti suoi colleghi, manco stessero costruendo le piramidi. Legge molti libri. È livornese e milanista. E, con Perin e i volontari della Fabbrica del Sorriso, quando può si mette un naso rosso, si veste da clown e va nei reparti infantili degli ospedali. «Siamo andati via sentendoci piccoli piccoli davanti a quei bimbi che stanno attaccati a dei tubi senza un lamento». Voce dal fondo: avrà pure un difetto ‘sto Pavoletti, o no? Ne avrà, come tutti. Al momento non pervenuti. Lo attenzioneremo: ecco uno dei verbi più repellenti in circolazione. Lo uso nella speranza che si noti quant’è repellente. Quasi come raga per ragazzi. Grazie (7) a Fiorello per averlo esplicitamente chiesto sul Corsera: «Basta dire raga». Magari l’avesse letto Maurizio Crozza, e si regolasse e limitasse.
Non ha limiti il periodo buio di Mou (l’allenatore, non il maiale). L’Equipe ha lanciato il premio “Le boulard d’or” (Lo sbruffone d’oro). Votano i lettori. Fonte: Qn. L’anno scorso vinse Eto’o davanti a Ibrahmovic, quest’anno Ibrahimovic (73.654 voti) supera di poco Mourinho (73.028) e di molto Cristiano Ronaldo (52.114). Non scrivo CR7 perché mi suona come la marca di un dentifricio. Povero Mou, 626 voti su 73.000 è come perdere al 47’st. Ma è tempo di parlare dello zamparinismo fuori dal calcio. Come sapete, zamparinismo è dire oggi “confermo Iachini” e licenziarlo domani. Riassumo: il legame affettivo tra Laura Ravetto e Dario Ginefra era dato per finito il 9 novembre su Twitter. Lei Fi, lui Pd, ammesso che queste distinzioni abbiano ancora un senso. Lei twitta: «Da oggi sono single, lo dico prima che qualcuno mi paparazzi con altri e dica che tradisca il mio fidanzato. Non ho più alcun fidanzato». Lui le scrive una lettera sulla Gazzetta del Mezzogiorno, titolo “Dite a Laura che l’amo”. Non molto originale. E anche, ripensando al testo della canzone lanciata da Ray Peterson e nella versione italiana da Michele, un po’ macabra, perché è l’ultima frase che dice lui, pensando a lei, prima di morire in un incidente d’auto. Bene: venerdì affisse le pubblicazioni di matrimonio all’albo pretorio del Comune di Milano. A Roma le nozze.
Le bozze dei comunicati di Lapo Elkann,invece, andrebbero riviste. Leggo: «Tavecchio, Lotito and co., state rovinando e danneggiando il Calcio italiano. Ci vuole freschezza, innovazione, facce nuove, gente internazionale, senza scheletri nell’armadio, per il bene del Calcio e dello sport». Su Tavecchio and co., è una visione alquanto diffusa. Facce nuove sì, purché non sia quella di Lapo, di cui resta apprezzabile la giusta distanza dai congiuntivi. Ma perché Calcio con la maiuscola e sport con la minuscola? E poi, occhio ai verbi: danneggiare è un conto, rovinare un altro. Le parole hanno un significato. Altro esempio: il Corsera denuncia l’abuso di un fortissimo oppioide, il tramadolo, tra i ciclisti. Non è nella lista dei prodotti doping. Ma un farmaco che comincia con trama e finisce con dolo non sarebbe da iscrivere d’ufficio?