Corriere della Sera, 29 novembre 2015
Parla Zoff dalla stanza d’ospedale. «M’avevano già fatto il coccodrillo, invece sto sempre meglio»
ROMA L’italiano «asburgico» di Mariano del Friuli, 73 anni portati benissimo, ieri mattina era talmente concentrato a fare fisioterapia, un’ora al giorno di tapis roulant, che non ha risposto neppure al suo vecchio amico juventino Michel Platini. «Le Roi» aveva chiamato in clinica, preoccupatissimo come altri milioni di tifosi nel mondo, per informarsi sulla salute di Superdino.
«Sto bene, sto bene, eppure guarda qua», scherza adesso Dino Zoff, seduto in poltrona nella sua stanza, dopo aver parlato al telefono con il premier Matteo Renzi, in ansia anche lui per le condizioni del Mito. Zoff mostra la pagina del quotidiano Il Messaggero con la notizia del suo ricovero: «Problema neurovegetativo? Ma che significa? – ride rivolto a un familiare – Questi mi hanno già fatto il coccodrillo...», che in gergo giornalistico è una sorta di necrologio anticipato.
Nessun problema di quel tipo, per fortuna, assicurano i sanitari della clinica romana: «All’inizio, un mese e mezzo fa, mi sono un po’ spaventato – confessa lui stesso —. È stata davvero dura. Ho avuto delle complicanze di origine virale che mi hanno un po’ scombussolato. Ma oggi direi che sono sulla buona strada. E non vedo l’ora di rimettermi in piedi perfettamente. Per noi atleti non essere al cento per cento fa sempre un certo effetto. So che dovrò lavorare molto, che sono solo all’inizio, ma alla fatica fisica per fortuna io sono abituato, anzi diciamo che è la mia specialità...».
La «leggenda», il «monumento», il «mito», il «portierone» campione del mondo in Spagna con gli azzurri nell’82, è in clinica da un mese e mezzo ma «sta per tornare a casa», dicono in famiglia, trova ancora un po’ di difficoltà nel camminare, però è in deciso miglioramento: «Dino Zoff ora sta bene», conferma anche l’amica laziale di una vita, Gabriella Grassi, sempre in stretto contatto con lui e la moglie Anna.
Il primo obiettivo di Dino Zoff? Risposta franca, la sua: «Tornare prima possibile al Circolo Canottieri Aniene», quello del suo amico Giovannino Malagò, il presidente del Coni, di cui Zoff è socio e dove passa le ore giocando a tennis e a paddle. «Ma in clinica per fortuna non m’annoio – racconta —. Il calcio in tv non manca e domani (oggi ndr ) mi vedrò il Gp di Formula Uno (altra sua grande passione ndr ) che si corre ad Abu Dhabi».
Quanto amore, quanti messaggi, per Dino. Una telefonata è giunta perfino dal Quirinale. Ma il primo tweet di auguri gli è arrivato dalla «sua» Juventus: «Zoff è un uomo forte e una leggenda. Tifiamo tutti per lui». E ancora: «Forza Dino! Sei una roccia, ti aspetto presto», ha scritto Francesco Totti sui social. La trovata più bella però è stata quella d’un tifoso comune:«Forza Dino, para anche questa». E Zoff, commosso: «Per adesso l’ho parata. E ringrazio per tutte le gentilezze i tantissimi che hanno scritto». Poi aggiunge: «Sono contento che sia stata rispettata comunque la mia privacy. Per me, che da sempre predico il pudore, è stato importante che quelli che sapevano siano rimasti così a lungo in silenzio».
Vengono in mente certe parole che scrisse un anno fa, nel libro autobiografico «Dura solo un attimo, la gloria», uscito per Mondadori: «Ho giocato a calcio 40 anni senza riposarmi mai, nemmeno con la febbre e con gli acciacchi... Le mie mani sono finite in un francobollo firmato da Guttuso. Ho giocato a scopone con Pertini, scherzato con Wojtyla, mi sono confidato con Gianni Agnelli... E oggi posso dire che aveva ragione nonna Adelaide: “È passato Napoleone con gli speroni d’oro agli stivali, figurati se non passa anche il resto...”. Già. E tutto cominciò proprio con lei, in un pomeriggio di 60 anni fa. Collezionavo foto di portieri e sognavo di diventarlo anch’io. Ma ero mingherlino e così nonna Adelaide mi faceva mangiare uova ogni giorno. Poi quel pomeriggio si mise a giocare con me: tirava le prugne in aria e io dovevo prenderle al volo...». Forza Dino, para anche questa.