il venerdì, 27 novembre 2015
Alfio Marchini, ritratto di un piacione
La prima domanda è: ma quanto si piace quest’uomo? La seconda, fin troppo impegnativa per i tenutari di problematiche rubriche neurovisive, è se ai romani conviene di avere come sindaco Alfio Marchini, che si piace così tanto – o almeno tale appare – da santificare la piacioneria, o il piacionismo, comunque l’attitudine a utilizzare in politica una bella immagine di sé, come una imprescindibile categoria evolutiva dell’odierno potere. Senza la quale cioè non solo non si acchiappano i voti, ma – attenzione – nemmeno viene la voglia di mettersi in gara per acchiapparli.
Ora Marchini, che pur essendo un bell’uomo non è affatto sciocco, si renderà conto che tra gli effetti collaterali della grande crisi delle culture politiche – vuoto di idealità, deserto di progetti – c’è che è diventato molto difficile, per non dire impossibile, individuare le motivazioni reali che spingono le persone a impegnarsi per la collettività. Tale indeterminatezza di giudizio ha affinato uno scetticismo di cui raramente tocca pentirsi. Per cui fra mille possibili foto, con dichiarata, provocatoria malizia e addirittura speranza che venga accolta con benevola comprensione – se n’è scelta una di Alessandro Paris in cui Marchini, a gambe aperte durante un dibattito, e con il microfono piazzato proprio lì, ha un’arietta pure lui piuttosto scettica, se non piacionamente diffidente rispetto alle altrui argomentazioni.
Di solito chi aspira al comando sostiene di essere mosso da nobili e appassionate ragioni; alcuni arrivano a invocare l’antica formula del «servizio». Ma quasi nessuno, nell’offrirsi in pasto a quelle due entità tendenzialmente cannibaliche che sono l’elettorato e il sistema mediatico, ammette che il potere, nella sua inconfessabile essenza, è soprattutto «sacrificio», una fatica spaventosa e una spada sospesa sopra la capoccia. E seppure reca l’illusorio vantaggio di ingannare la morte, è quanto di più lontano dal piacere, tanto a se stessi, quanto agli altri.
Per cui il narcisista in fondo si basta, mentre il piacione dopo tutto si avanza, ma rischia di più.
Saperlo è già parecchio.