il venerdì, 27 novembre 2015
Frammenti di Roland Barthes
L’ho letta e non mi esce più dalla testa: «Io sono una bambola Daruma, a cui si danno incessantemente dei buffetti, ma che alla fine riprende sempre il suo equilibrio, assicurato da una chiglia interna (ma qual è la mia chiglia? la forza dell’amore?)». Così Roland Barthes nelle pagine inedite di un libro indimenticabile, ma da rileggere sempre: Frammenti di un discorso amoroso.
Nasce cent’anni fa, in novembre. Guardatelo in fotografia, bambino in braccio alla madre, con didascalia «la richiesta d’amore» (Barthes di Roland Barthes). Al film, preferisce la sala (Il brusio della lingua). Al cinema, la fotografia (La camera chiara). Tutt’al più il fotogramma, come «morale del segno» (la frangetta di Brando, il viso della Garbo) (Miti d’oggi). Muore 35 anni fa, travolto da un furgone. Un incidente. E da Incidenti ricavo quest’altra frase incantata – perduta nel tempo perduto, presenza dell’assenza (Dove lei non è) – con cui saluto i suoi cent’anni e penso con tristezza alla carneficina di Parigi del 13 novembre: «Signore, ricordalo, non devi mai prendere (in autostop) un marocchino che non conosci, mi dice questo marocchino che prendo in autostop e che non conosco».