ItaliaOggi, 27 novembre 2015
Fa bene Renzi a giocare con le parole per tenersi lontano da dilettanti allo sbaraglio come Obama, Hollande e Cameron
Negli anni ’80 il Vertice Fiat mi affidò la responsabilità di una nuova area di business dall’ampio respiro internazionale, per questo mi dotarono pure di due consulenti americani di alto profilo, Edward Luttwak e la Kissinger Associates. Non legai molto con quelli della Kissinger, troppa puzza sotto al naso, mi trovai bene con Edward, imparai molte cose. Lessi alcuni suoi libri, in particolare mi soffermai a lungo su «La grande strategia dell’Impero Romano».
Edward era il classico ebreo mitteleuropeo, vivace, colto, curioso, poliglotta, perfetto per il periodo storico in cui allora vivevamo, il mondo di Thatcher e di Reagan, che si apprestavano a dare la spallata finale al comunismo. Molti, come ovvio, pure io, non capirono subito che la caduta del Muro non era una vittoria di cui compiacersi, ma una grande opportunità per procedere a un radicale cambiamento culturale, ideologico, politico, economico dell’Occidente, mandando al macero molte delle nostre ideologie, diventate nel frattempo moribonde. Nulla facemmo, se non festeggiare. Questo errore mortale, io lo capii, in modo confuso, solo ai tempi della cosiddetta globalizzazione, poi con chiarezza nel 2007, non tanto quando scoppiò la Grande Crisi, ma quando la sua risoluzione fu affidata agli stessi supermanager (criminali) e alti funzionari delle Istituzioni (altrettanto criminali) che l’avevano prodotta. Le conseguenze ora sono sotto gli occhi di tutti.
In questi anni, Luttwak l’ho visto spesso in tv, lo chiamano perché parla bene italiano, è esperto di problemi strategici e militari, è un provocatore nato, ricordo quando sparava a zero contro le missioni di pace, contro le ong, tuttora si atteggia a imperialista duro e puro, parla di storia, di economia, di strategia militare (anche se gli studiosi delle tre discipline lo considerano un dilettante), i corrispondenti in Usa dei nostri “giornaloni”, allineati ai salotti di Park Avenue, lo odiano (ciò me lo fa apprezzare). Luttwak è meglio di come appare, l’altra sera a Dimartedì è caduto nella trappola di Floris. Costui pretendeva parlasse come Fini, mentre uno studioso come lui ha bisogno non di slogan ma di un ragionamento per esprimere un pensiero compiuto: mai gli fu concesso. Chissà perché non ha introdotto un concetto di cui è stato l’inventore, e sul quale si sono esercitati schiere di studiosi: i rapporti fra l’esercito romano e i barbari alle frontiere, il ruolo degli «Stati cuscinetti» durante l’Impero. Tema oggi tornato di grandissima attualità. Mi rendo conto che conduttore e parterre non erano all’altezza, la claque orrenda (applaudiva senza senso), ma io un tentativo l’avrei fatto.
Al posto di Edward poi, avrei applicato al tema «guerra all’Isis» un concetto tipico della strategia degli scacchi, il mitico «Immortal Zugzwang» (obbligato a muovere) che ricorda una partita del 1923 (Sämisch vs Nimzowitsch), ove questa situazione si verificò per la prima volta in un centro partita (più frequenti, seppur sempre rari, i casi nei fine partita). Lo “zugzwang” si palesa quando un giocatore a cui tocca “muovere”, per perseguire una strategia di attacco o di difesa, scopre l’impossibilità di farlo. È il panico, è «obbligato a muovere», l’arbitro e il regolamento lo impongono, lui non sa cosa fare, perché capisce che, qualsiasi mossa faccia, si sta infilando nell’imbuto dello scacco matto. Sa in anticipo il suo destino. È ciò che sta succedendo a Hollande in Siria-Irak. Si è messo alla testa di un’operazione che doveva sfociare in una guerra di terra, invece è nel più classico “zugzwang”. Bene sta facendo Renzi, continui a giocare con le parole (è un mago) e si tenga lontano da questi dilettanti allo sbaraglio, tipo Hollande, Cameron e intellò alla BHL.
Curioso il finale. Nell’arena “Dimartedì” Luttwak è un toro ferito, Floris ha deciso di matarlo, dopo il banderillero Crozza, gli scatena contro, per finirlo, due picadores, un giornalista americano ormai italiano, inventore di finti scoop golpisti e un curioso religioso, intabarrato da ortodosso mediorientale. Luttwack sta per mollare, ha un colpo di coda, ricorda al religioso che se vuoi vivere in pace in Medio Oriente devi «sottometterti» all’Islam (puro Houellebecq), infine, seccato, dice: «Meglio andarsene da quel luogo».
Sembra una battuta, io non l’ho presa come tale, decido di rifletterci, con calma.