il Fatto Quotidiano, 27 novembre 2015
Il nuovo direttore della Stampa è Maurizio Molinari
In fretta e furia ieri John Elkann è rientrato da Londra per risolvere il nodo della direzione della Stampa, dopo l’addio di Mario Calabresi. Nel comunicato, grandi parole d’elogio per il direttore uscente, che Elkann avrebbe voluto addirittura al Corriere della Sera: «Sotto la sua guida, direzione e società hanno lavorato in modo coordinato e efficace, riuscendo a centrare obiettivi importanti, sul fronte editoriale e giornalistico, così come sul piano industriale e gestionale: il bilancio societario stabilmente in attivo, il profondo rinnovamento del ciclo produttivo e il successo dell’integrazione de La Stampa e il Secolo XIX ne sono esempi concreti». Pazienza se le copie sono scese – destino comune a tutti i quotidiani – a circa 150mila nel mese di settembre. E se in tanti hanno rimpianto il vivace e mordace giornale che fino al 2009 faceva Giulio Anselmi.
Al sodo: chi prenderà il posto di Calabresi? Maurizio Molinari, 51 anni, fino a ieri corrispondente da Gerusalemme per il quotidiano torinese, ha cominciato a La Voce Repubblicana nel 1984. Dal 1997 è alla Stampa, dove è stato anche corrispondente da Bruxelles e da New York: la sua nomina è stata ben accolta dalla redazione, dove è molto benvoluto.
«Maurizio Molinari – dice ancora John Elkann – unirà l’esperienza maturata in molti anni di professione alla sua capacità unica nel raccontare il mondo, qualità che fanno di lui una delle firme più amate e autorevoli del giornalismo contemporaneo». C’è da aspettarsi un giornale molto sbilanciato sulla politica estera, ma questa è stata una cifra anche della direzione Calabresi, mai troppo aggressiva e attenta alle faccende interne.
Da pochi mesi è invece arrivato a Torino Massimo Russo, ex direttore di Wired, preso come vicedirettore per sviluppare i progetti legati alle nuove tecnologie. Anche di questo continuerà a occuparsi nel nuovo ruolo di condirettore. A Massimo Gramellini invece è stato assegnato il ruolo di direttore creativo della Società editrice (sia di Stampa che del Secolo XIX), come sottolinea ancora Elkann «inedito per l’Italia»: «Il talento e la personalità unica di Massimo Gramellini potranno trovare spazi di espressione ancora più ampi, mettendo in atto progetti originali e distintivi, e continuando al contempo a collaborare per le colonne del giornale». Dunque il Buongiorno resterà.
Con la nomina di ieri, si chiude una partita cominciata ad aprile con l’avvicendamento alla direzione del Corriere tra Ferruccio de Bortoli (che, in doppia staffetta con Paolo Mieli l’aveva diretta per un ventennio) e Luciano Fontana. Lascia anche Ezio Mauro, in favore appunto di Calabresi, pure lui dopo vent’anni di direzione, sotto il vigile sguardo di Eugenio Scalfari. Occhi – di Scalfari, ma soprattutto di Mauro – che resteranno puntati anche su Calabresi. Vedremo se i cinquantenni (anche se Calabresi ne ha 45) avranno la forza di restare al timone tanto a lungo quanto i loro tenaci e autorevoli predecessori.