La Stampa, 27 novembre 2015
Non abbiate paura dei colori della zinnia
Giornate fredde, giornate grigie: si avvicina l’inverno e puntuali arrivano i primi cataloghi di semi per l’anno che verrà. Tra un lavoro e l’altro, incominciamo a sfogliarli: sogni e tentazioni hanno pur sempre bisogno di tempo per diventare reali... Per l’anno prossimo mi son ripromesso di seminare moltissime zinnie: negli orti piemontesi, sempre così sobri, razionali ed ordinati, le zinnie possono davvero diventare un bel coup de théâtre, un tocco di Messico in piena terra sabauda, e tanto più nella stagione autunnale. Con loro non bisogna avere paura di osare: gli accostamenti cromatici più arditi, quasi al limite del kitsch, e il disordine più anarchico non fanno che aumentarne fascino ed eleganza. La pensava così anche Vita Sackville West, che per le zinnie aveva una vera e propria predilezione: proprio lei, famosa in tutto il mondo per il suo elegante giardino a fiori bianchi e a foglie argentate, di fronte alle zinnie consigliava di esagerare. E spiegava che in realtà quelli delle zinnie sono spesso colori tenui e ricercatissimi, ben più delle tanto amate dalie: dal giallo paglia al verde acerbo, dal malva al rosa corallo. Talmente belle e talmente armoniche nei loro naturali contrasti da consigliare di coltivarle da sole, in grandi masse, senza (giustamente) associarle a nulla...
La storia
Le zinnie sono originarie dell’America centrale, del Messico in particolare, ed arrivarono in Europa soltanto verso la fine del Settecento: evidentemente fino ad allora furono poco considerate dai conquistatori, alle prese con novità botaniche ben più utili e stupefacenti, tanto che pare venissero addirittura chiamate con il dispregiativo nome di «mal de ojos». Fu Martin Sessé, capo delle spedizioni botaniche della Real Casa di Spagna nel Nuovo Mondo, ad intuirne le potenzialità e a portarne dei semi a Madrid. Certamente le zinnie di allora erano meno appariscenti delle attuali: sono bastati alcuni secoli di selezioni mirate o casuali per avere numerose cultivars, di tutte le dimensioni e di tutti i colori (tranne che il blu) a fiore semplice, doppio, a collaretto e a pompon.
La maggior parte di quelle conosciute nei giardini sono variazioni della Zinnia elegans e famosissima è la varietà “Giant Dahlia”, creata in infinite forme e sfumature negli anni Venti del secolo scorso dallo storico marchio di sementi californiano Bodger. Più recenti sono invece gli ibridi tra la Zinnia elegans e la meno conosciuta Zinnia angustifolia: la serie “Profusion”, estremamente resistente al secco e alle malattie, ne è il più riuscito e premiato risultato. Le più belle rimangono però a mio avviso le vecchie varietà, semplici e misurate. Mi sono particolarmente odiose quelle variegate, quelle troppo nane e, ultimissima delle novità, le tapezzanti, invece assai apprezzate e diffuse, più che comprensibilmente, dai “servizi giardini” delle grandi città.
Le zinnie prediligono posizioni calde ed assolate, come d’altra parte tutte le piante che provengono dal Centro America, preferendo terreni ricchi e calcarei: un po’ di compost e di concime naturale in fase di crescita non possono che renderle felici. Importantissimo è coltivarle rispettando le giuste distanze: le zinnie devono sempre essere ben arieggiate, perché facilmente sono inclini a muffe, marciumi e malattie funginee, come il temibile oidio o mal bianco, capace di rovinarne le foglie e far seccare l’intera pianta: in questo caso due passate di verderame non possono che fare del bene. Il terreno deve perciò essere ben drenato, anche perché, sia in fase di crescita ma soprattutto durante la fioritura, le zinnie sono abbastanza esigenti in quanto ad innaffiature. Facili e velocissime da coltivare, si seminano a marzo inoltrato, si trapiantano in vasetti a inizio maggio e si mettono definitivamente a dimora i primi giorni di giugno: poche e semplici mosse per un variopinto carnevale!