La Stampa, 27 novembre 2015
I troppi conflitti d’interesse del presidente dell’Agenzia italiana del farmaco
Trema il palazzo dell’Aifa, la potente Agenzia italiana del farmaco, che determina prezzi e rimborsabilità dei medicinali. Un potere di vita e di morte su un mercato che vale qualcosa come 30 miliardi di euro.
A creare scompiglio e far tremare i polsi a più d’una casa farmaceutica è il presunto conflitto d’interessi del Presidente dell’Agenzia, il professor Sergio Pecorelli, alla guida dell’Aifa dal 2009,nonchè Rettore dell’Università di Brescia, in forze al comitato di programmazione del Ministero della salute, una poltrona nel cda dell’Istituto superiore di sanità e presenze in varie società scientifiche.
Farmacopoli?
È ancora troppo presto per dire se siamo alla vigilia di una «farmacopoli 2», ma certo è che la Finanza sta per mettere il naso nella vicenda, che potrebbe avere strascichi giudiziari dagli esiti imprevedibili.
Ma andiamo con ordine. Pecorelli, uomo dai mille incarichi, da tre giorni è però sospeso da quello di maggior potere all’Aifa, con provvedimento del direttore generale della stessa Agenzia, Luca Pani. Una decisione inevitabile dopo che il «comitato per la valutazione sui conflitti di interesse», interno all’Agenzia e composto anche da carabinieri dei Nas e tecnici dell’Economia, ha dichiarato «un conflitto di interessi di livello 3, che non consente di svolgere alcun tipo di attività». Gli atti sono stati a trasmessi al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che a breve dovrà decidere se «dichiarare la decadenza dell’incarico ai sensi dell’articolo 9, comma 2 del decreto ministeriale del 20 settembre 2004».
Il ministro ne avrà di carte da consultare: perché la documentazione raccolta dal comitato ne ha trovati parecchi di conflitti di interesse e strani giri di denaro. Tant’è che il ministero dell’Economia avrebbe giù girato la documentazione alla Finanza.
Primo conflitto d’interessi: fino a tre giorni fa il professore risultava essere advisor di un fondo di investimenti, il «Principia srg», che finanzia industrie del settore sanitario e farmaceutiche in particolare per un giro d’affari di 400 milioni. Come dire: ti consiglio su quale industria del farmaco puntare, mentre con l’altra casacca di presidente dell’Aifa posso deciderne le sorti su prezzi e ingresso nel paradiso dei medicinali rimborsabili. Da tre giorni il nome di Pecorelli è sparito dal sito del fondo e il professore si sarebbe difeso dichiarando di non aver mai firmato un formale contratto di consulenza. Fatto non smentito dall’ad di «Principia», Antonio Falcone, che però al comitato avrebbe ammesso di aver firmato un «accordo di riservatezza» con Pecorelli. Riservatezza su cosa dovrà essere quest’ultimo a chiarirlo.
Seconda incompatibilità: il presidente dell’Aifa è a capo anche della «Healthy Foundation». Qui più di un’industria farmaceutica avrebbe finanziato con 80mila euro una pubblicazione sui vaccini dello stesso professore, che nel sito della fondazione appare accanto all’allenatore della Juve, Max Allegri, alla presentazione di una app su «preparazione, tattica, tecnica e salute».
La fondazione
Terzo conflitto d’interessi: la presidenza e una poltrona nel board scientifico della fondazione «Lorenzini» (l’attenzione alla i finale è d’obbligo). Nella «mission» anche il compito di «effettuare, promuovere e divulgare studi e ricerche nel campo farmacologico». Pochi mesi fa la fondazione ha lanciato il primo «piano triennale per la prevenzione», che punta anche a propagare tra genitori e ragazzi «tutti i benefici delle vaccinazioni». Cosa buona e giusta. Ma i vaccini, fino a prova contraria, li produce l’industria della pillola. La stessa che finanzia in parte l’Agenzia del farmaco e che dalle sue decisioni dipende.
«I vertici dell’Aifa fanno acqua da tutte le parti», commenta la capogruppo dei pentastellati in commissione affari sociali alla Camera, Giulia Grillo. «Da un lato il presidente è sotto la lente per presunti conflitti d’interesse. Dall’altro – aggiunge – ci sono aspetti della gestione dell’Agenzia che consideriamo molto discutibili». Da qui la richiesta di «azzeramento dei vertici». La tempesta avrà strascichi anche in Parlamento.