Corriere della Sera, 27 novembre 2015
Sulla neutralità della Svizzera
Secondo il ministro Gentiloni, nessun Paese è immune dal terrore. Ne siamo proprio sicuri? Come mai la Svizzera non è mai stata attraversata da una scia di sangue nei suoi confini, né tantomeno minacciata di esserlo? Forse perché non fregarsene nulla della libertà altrui è una scelta vincente? Forse perché non avere pretese da superpotenza è una scelta giusta? Forse perchè concludere affari con potenziali nemici è una mossa intelligente? Sono occidentali oppure no i valori della Svizzera?
Vito Matteo
Caro Matteo,
I valori della Svizzera non sono meno occidentali di quelli dei Paesi che la circondano, ma sono necessariamente interpretati alla luce della grandi scelte politiche e istituzionali che il Paese ha fatto dopo la fine delle guerre napoleoniche. La neutralità le impone molti obblighi, fra cui quello di restare al di fuori della mischia senza prendere partito per l’uno o per l’altro. La sua economia, fondata sulla industria e sul commercio, la spinge ad avere buoni rapporti con tutti i partner economici che possono contribuire al benessere della nazione. La sua collocazione geografica la espone al rischio di un pericoloso isolamento e le suggerisce di muoversi sulla scena internazionale con grande prudenza. La democrazia diretta e il frequente ricorso ai referendum popolari costringono i suoi politici e cercare quella che gli svizzeri chiamano «concordanza», vale a dire una ragionevole intesa, fra partiti di colore molto diverso, per la soluzione di problemi che sembravano intrattabili.
Questo non significa che la Svizzera possa considerarsi immune dal rischio di attentati terroristici. Ha una importante comunità straniera (più o meno il 25% della popolazione). Ha un partito xenofobo (l’Unione democratica di centro, in tedesco Schweizerische Volkspartei) che ha in Parlamento la maggioranza relativa. Negli ultimi tempi la Udc ha proposto e vinto una iniziativa popolare contro la costruzione dei minareti e un referendum contro il trattato bilaterale firmato con l’Unione Europea sulla libera circolazione delle persone. L’esodo degli scorsi mesi ha risparmiato il suo territorio per due ragioni: il cuscinetto italiano, sulle sue frontiere meridionali, che ha assorbito buona parte dell’immigrazione proveniente dal Mediterraneo, e la scelta del percorso balcanico per i migranti provenienti dalla Grecia.
Come ogni altro Paese europeo, anche la Svizzera, quindi, può essere bersaglio di attentati terroristici; e sarei molto sorpreso se i servizi di sicurezza della Confederazione non ne fossero consapevoli. Negli scorsi mesi è stata scoperta una cellula terroristica a Sciaffusa e il Procuratore della Confederazione ha recentemente dichiarato che nelle ultime settimane sono stati aperti quasi una dozzina di nuovi procedimenti contro «presunti simpatizzanti di organizzazioni islamiste». Ma la neutralità, probabilmente, rende la Svizzera meno nemica, agli occhi dell’Isis, di quanto siano i membri della Nato, la Russia, la Tunisia, l’Egitto e altri Paesi africani.