ItaliaOggi, 26 novembre 2015
Giovanardi si scopre paladino dei trans
Che ci fa Carlo Giovanardi a una serata organizzata in un cinema di Treviso dal locale coordinamento Lgbte? Che c’azzecca il senatore cattolico e centrista, fiero oppositore dei matrimoni omosessuali, con una manifestazione dove si proietta un film che narra la storia di un avvocato maschio diventato donna poi sposatosi con la sua fidanzata?
E soprattutto, come è possibile che tutto ciò sia accaduto senza troppe proteste dalla platea ma con parole di reciproco apprezzamento tra l’avvocato trans e il senatore?
Per rispondere a queste domande basterebbe forse dire che spesso la realtà è ben diversa dalla narrazione che ne viene fatta.
Di sicuro, sorprende scoprire che chi viene solitamente dipinto come il Torquemada tradizionalista, integralista, ultraconservatore e reazionario, poi si confronti pacatamente e civilmente con esponenti del mondo gay e trans.
È quanto accaduto lunedì scorso al cinema Edera di Treviso e puntualmente riportato da tutta la stampa locale. Prima di rientrare a Roma per la consueta attività parlamentare – e per lanciare il nuovo movimento Idea in tandem con Gaetano Quagliariello -, il senatore ex Ncd ha voluto presenziare al debutto del docufilm «Lei è mio marito» diretto da Annamaria Gallone e Gloria Aura Bortolini e che racconta la storia di Alessandra Gracis, che fino a qualche tempo fa (cioè prima di diventare donna con l’ultima operazione effettuata a San Francisco) si chiamava Alessandro. «Spero che questo film a tratti scanzonato e sorridente vi offra nuove lenti per guardare al fenomeno della transessualità, che è una straordinaria esperienza umana, fatta anche di sofferenze e di rifiuti» sono state le parole della protagonista, ripresa nella pellicola anche nei minuti immediatamente precedenti e successivi all’intervento.
È stata proprio l’avvocata Gracis a coinvolgere Giovanardi nella serata; dopo aver assistito a una talk-show televisivo in cui il senatore esprimeva il suo dissenso contro il ddl Cirinnà, la legale di Conegliano Veneto gli ha scritto una lettera raccontandogli la sua storia di uomo che voleva diventare donna.
Si sono conosciuti, si sono scambiati idee, lei lo ha invitato alla serata di presentazione, hanno trovato un filo diretto per il dialogo tanto che ora agire insieme e sottoporre alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin una proposta per creare un polo chirurgico italiano specializzato nelle operazioni per i cambi di sesso. «Ci chiamano la strana coppia» ha sorriso l’avvocata Gracis. E in effetti vederli lì assieme sul palco fa un certo effetto.
Dal canto suo, il senatore non si è scomposto più di tanto. Anzi, si è stupito che altri si siano stupiti della sua presenza. «La maggioranza dei gay sono persone serie, non sono penne e piume di struzzo come al Gay Pride, o Luxuria» ha puntualizzato. «Sono qui perché non accetto le scomuniche preventive», ha aggiunto. «Alessandra Gracis su alcune cose la pensa come me: siamo d’accordo sul fatto che debba essere creata in Italia una struttura adeguata per questo tipo di operazioni e che vadano tutelate le unioni civili e il regime matrimoniale prima dell’operazione per cambiare sesso. Ma siamo contrari all’adozione dei bambini al di fuori del regime matrimoniale».
Il senatore centrista è infatti convinto che quello posto dall’avvocata Gracis sia «un problema serio anche se non di facile soluzione. In America – ha aggiunto – una dottoressa fa 100 interventi all’anno, sviluppa competenze. Qui un chirurgo ne fa uno all’anno. Sono situazioni fuori dalla norma ma non possiamo trattare queste persone come cavie. Bisogna pensare a un’unica struttura che si occupi di questi interventi, perché gli operatori possano acquisire e risolvere il calvario di chi vuole affrontare questo percorso in Italia».