il Giornale, 26 novembre 2015
I poliziotti dicono a “Report” di avere pochi mezzi. Indagati
E adesso si arriva al paradosso. I poliziotti italiani sono costretti a vigilare gli obiettivi sensibili in piena emergenza terrorismo spesso con pochi giubbotti antiproiettile, come documentato anche dal Giornale, e, qualora ne siano dotati, con materiali scaduti (i giubbotti durano dieci anni).
Ora lo raccontano in tv, spiegano che non hanno ricevuto un addestramento per colpire un bersaglio mobile, che mancano formazione e dotazioni, alcune risalenti al ’78, tempi delle Brigate Rosse. Dicono che le auto su cui dovrebbero sfrecciare hanno nelle ruote anche più di 250mila chilometri, mostrano che sono costretti ad avviarle a spinta e che cosa succede? Al posto di ricevere in poche ore una piccola parte di quanto richiesto, almeno una scorta di giubbotti, in attesa del miliardo per la sicurezza che dovrebbe arrivare, ma molto in ritardo rispetto alle emergenze, i poliziotti denuncianti vengono a loro volta denunciati. Il questore di Roma, Nicolò D’Angelo, ha disposto l’apertura di un fascicolo d’inchiesta interna dopo che alcuni agenti di un commissariato romano, in un servizio di Ballarò su Rai3, hanno dichiarato di lavorare, in un periodo di intensa prevenzione dal terrorismo internazionale, con «giubbotti antiproiettile scaduti, elmetti usati e automobili datate». L’inchiesta, informa la questura, è «a carico di persone dichiaratesi appartenenti alla Polizia di Stato, attualmente in fase di identificazione». Gli agenti «hanno reso dichiarazioni che recano un grave pregiudizio all’immagine della Polizia, alimentando la percezione di insicurezza dei cittadini».
L’allarme più clamoroso è appunto quello dei Gap, i giubbotti antiproiettile scarsissimi anche per le squadre che devono vigilare sulle sedi istituzionali, e per buona parte scaduti. Nel servizio gli agenti, di ritorno da un’operazione alla moschea, mostrano caschi con la gommapiuma usurata e giubbotti «che non potrebbero trattenere i proiettili». Non è certo un bel lavorare, in queste condizioni. Nei giorni scorsi davanti a palazzo Chigi i poliziotti di turno erano otto, ma solo quattro dotati di giubbotti. In tutte le stazioni ferroviarie della Toscana ci sono solo dieci giubbotti per 400 uomini: «Se Renzi viene a Firenze ironizzano dal sindacato Sap i giubbotti di tutta la regione ci basterebbero a stento per vigilare sul presidente del Consiglio».
C’è davvero poco da scherzare: «Un momento così basso nella polizia non l’ho mai visto è esterrefatto il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli – In un contesto in cui l’apparato della sicurezza è al collasso per la mancanza di uomini e gli operatori non sono stati addestrati adeguatamente per mancanza di risorse, noi vogliamo distrarre forze per un’indagine amministrativa interna? È vergognoso». L’opinione pubblica deve sapere che «spende soldi per non essere difesa». Se c’è «qualcuno che doveva essere denunciato è il datore di lavoro che ti manda fuori senza parametri di sicurezza». Tonelli è sicuro che il comportamento del questore abbia avuto «un input dal livello alto, dal Viminale, un input politico». Gli agenti della Digos in questo periodo hanno poi ben altro su cui indagare: estremismo islamico e fiancheggiatori. Ora dovranno impegnarsi a stanare i colleghi.