Corriere della Sera, 26 novembre 2015
Schwazer vuole uno sconto sulla squalifica e chiama in causa i medici della Federazione di atletica
Tarda serata di maggio 2012, Racines, Alto Adige. A tre mesi dall’Olimpiade di Londra, Alex Schwazer, uomo simbolo dell’atletica italiana, si collega al portale web antidoping Adams. Il marciatore: «Non posso dimenticare quel momento. Nella mia pagina personale erano comparsi i parametri di un controllo di aprile. Reticolociti azzerati, indice di probabilità di doping alle stelle. Era evidente che avevo sbagliato a dosare l’Epo. Sconvolto, chiamai subito Pierluigi Fiorella – il medico federale – e piangendo gli confessai che mi ero dopato. Mi disse: vediamoci, parliamone di persona. Indicò un luogo, Parma, e un giorno: il 21 maggio». Alex Schwazer (che ha patteggiato 8 mesi di carcere e sta scontando quasi 4 anni di squalifica) ha portato ieri la Fidal in tribunale sul suo caso di doping. Al pubblico ministero Bramante, che gli chiede dettagli su Parma, Schwazer risponde: «Ci incontrammo in un centro commerciale. Spiegai a Fiorella come avevo assunto l’Epo. Mi fece promettere di non prenderne più, ma nel contempo mi rassicurò: il dato anomalo era uno solo. Se da quel momento in poi il sangue fosse stato “pulito” non mi avrebbero potuto contestare violazioni del passaporto. Mi invitò a fare molti esami ematici e inviarglieli».
Debutto teso a Bolzano per il processo che vede sul banco degli imputanti i medici federali Fiorella e Giuseppe Fischetto e la dirigente Rita Bottiglieri, accusati di favoreggiamento reiterato al doping. Ammessa come parte civile l’agenzia mondiale antidoping, si è cominciato con la deposizione del colonnello dei Ros Michael Senn che ha osservato come, a dispetto delle frequentazioni ambigue di Schwazer e di dati biologici sospetti noti a decine di persone, nessuno abbia fermato la corsa al doping dell’oro olimpico di Pechino: non i dirigenti del gruppo sportivo dei Carabinieri, non la Fidal, il Coni o i medici federali. «Schwazer – ha detto l’investigatore – incontrava il medico inibito Michele Ferrari (a cui l’atleta ha dichiarato di essere stato presentato dallo sponsor Pietro Ferrero) alla presenza di tecnici e compagni di squadra. Ma nessuno gli chiese conto di ciò o approfondì i sospetti».
Senn ha rivelato anche che il controllo che incastrò Schwazer il 30 luglio 2012 non venne eseguito su indicazioni della Iaaf, in conseguenza di parametri sballatissimi, ma in seguito a un’informativa dei Nas di Firenze che indagavano su Ferrari. Senza quel controllo Schwazer a Londra ci sarebbe andato. Alle accuse del marciatore (che continuerà a deporre il 16 dicembre) il medico Fiorella ha risposto con un lapidario: «È la sua settima versione dei fatti, aspettiamo la prossima». Il giudice Carla Scheidle ha ammesso a deporre 70 testi, si andrà avanti fino al luglio del 2016. Schwazer, che ha chiesto alla Wada uno sconto sul residuo di pena per la collaborazione, ha poi parlato dei suoi incontri con i marciatori russi: «Loro volavano, io camminavo. Anche per questo mi sono dopato. E sono convinto che a Rio non tutti saranno puliti». Oggi il Council Iaaf si raduna a Montecarlo per cercare una via di uscita agli scandali (al doping) che la tormentano.