Corriere della Sera, 26 novembre 2015
Nell’ultimo “Star Wars” ci sarà anche Mark Hamill, il vecchio Luke Skywalker: «Non avrei accettato senza Harrison Ford»
Los Angeles. «Nel 1977 la vera star era Obi-Wan Kenobi, non io nei panni di Luke Skywalker. Oggi ho 64 anni, quasi la stessa età di Guinness quando indossò il mantello del suo Jedi...». Ride Mark Hamill, che riappare sullo schermo in Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della Forza diretto da J.J. Abrams, dal 16 dicembre nelle sale.
Un ritorno avvolto dal mistero: il suo volto non compare nei poster e nel trailer del nuovo capitolo. Ma ci sarà. «Non avrei accettato se Harrison Ford e Carrie Fisher non fossero stati della partita. E le sorprese del copione hanno cancellato ogni incertezza». Nella sua casa californiana ricca di cimeli e memorabilia, Mark, capelli bianchi (ma il volto conserva i tratti infantili del suo personaggio che tanto piaceva alle ragazzine) è un uomo sereno. «Anche perché sono sposato da 36 anni, con la stessa grande compagna di vita e avventure: ha conservato in una cassa molte lettere inviatemi da fanciulle, oggi sicuramente nonne delle ultime generazioni pronte a vedere il nuovo capitolo».
Una saga entrata nella storia del cinema. «Correvano i vitalissimi anni 70 quando Lucas scrisse le prime nostre avventure. Anche George, che mi volle perché diceva sempre che sembravo un bambino avventuroso, oggi ha barba e capelli bianchi. Non posso raccontare nulla della trama sino a quando il film non sarà svelato al mondo» spiega.
Non si è mai sentito limitato dal suo ruolo più celebre per lo schermo, ha continuato a lavorare nel cinema e in teatro, a prestare la sua voce a decine di serie e cartoon anche se quel successo non si è mai ripetuto. «Sono la voce di Joker nel serial d’animazione televisivo su Batman, ho interpretato un bel ruolo in un giallo, resto un fan senza età del mondo dei fumetti».
Osserva: «Non mi sono mai chiesto il perché dell’immenso successo di Star Wars in tutti i suoi capitoli: sin dalla lettura del primo copione, pensai che c’era qualcosa di unico nella commistione di fantasia, sogni, conquiste, perdite e grande energia che George aveva creato. Ho potuto fare ciò che da bambino californiano figlio di un marine avevo sempre sognato e, certo, anch’io ho memorizzato molte sentenze dei nostri film. La mia preferita? “Che la Forza sia con te”, ovviamente, che riassume l’energia della vita, di ogni individuo, della società. Ormai esistono decine di libri che analizzano i tanti significati di Star Wars, i riferimenti religiosi e mitologici della nostra esistenza».
Hamill ricorda poi le sue visite a Comic Con e alle convention di Guerre stellari ad Anaheim, una parte dell’impero della Disney in California. «Ero stupefatto dalla conoscenza della materia della saga da parte di bambini, adolescenti e adulti della mia età».
Nel frattempo, gli effetti speciali e la tecnologia digitale hanno fatto passi enormi. «Ma Lucas non ha mai voluto che i trucchi soverchiassero la sostanza dell’universo che ci ha regalato e che ha il suo cuore, a mio parere, proprio in Luke Skywalker e nel suo viaggio. Anche nel prossimo Natale i nostri giocattoli saranno i preferiti dai bimbi di tutto il mondo».
Per un attimo Hamill torna serio. E ricorda i suoi lunghi viaggi in giro per le università di tutto il mondo per spiegare i toni epici della fiaba e tutti i riferimenti storici che Lucas ci aveva inserito. «I costumi dei mongoli, dei cinesi, degli indiani, africani e giapponesi, per un mondo interconnesso ormai per tutte le culture e le razze. Esiste in molti Paesi una sorta di dizionario dell’universo di Star Wars».
La prima voce? «A/3DO, l’ultima invece è per Zyggurats, il gruppo terroristico che cerca di distruggere tutto e che l’Impero sconfigge. Il nostro western è più che mai vivo nei suoi contenuti positivi. Io considero da sempre George Lucas il Disney delle galassie».