La Gazzetta dello Sport, 26 novembre 2015
Ascoltiamo il gioielliere che l’altra sera ha ucciso con un colpo di pistola uno dei due rapinatori che avevano piantato un coltello alla gola della figlioletta di undici anni
Ascoltiamo il gioielliere che l’altra sera ha ucciso con un colpo di pistola uno dei due rapinatori che avevano piantato un coltello alla gola della figlioletta di undici anni. Il gioielliere si chiama Rodolfo Corazzo. Era appena rientrato a casa sua, una bella villa di due piani in Lucino di Rodano, provincia di Milano. Erano le otto di sera di lunedi: «...sono entrati in garage, incappucciati, con i guanti e con la pistola. Io avevo la mia pistola nella giacca, ma era coperta da un giaccone molto spesso. Siamo saliti su, e alla fine mi hanno fatto accomodare in cucina sul divano, prima ho fatto praticamente tutto quello che dicevano loro, volevano denaro, volevano soldi, m’han detto che non facevano male alla bambina né a mia moglie, io ho detto fate quel che volete prendete quello che volete, non mi interessa. Hanno preso dei soldi. Mia moglie era seduta al tavolo da pranzo con mia figlia in braccio. Il capo si rivolgeva a me e mi urlava che io dovevo dargli i soldi, lui non era venuto per niente, lui sapeva che qua c’eran dei soldi e degli orologi e dell’oro, parlava di oro e lo voleva a tutti i costi. Urlava: voglio quello che sono venuto a prendere e me lo devi dare, adesso voi tre vi sedete lì sul divano, parlate tra voi, vi lascio due minuti di tempo e se non mi date quello che vi chiedo vi apro tutti e tre. È uscito e ha chiuso la porta della cucina. Sono rimasto solo con la mia famiglia e a questo punto, visto che ormai volevano delle cose che non potevo dargli, e mi avevano minacciato, a questo punto ho estratto l’arma, ho fatto mettere mia moglie e mia figlia dietro il divano, ho messo il colpo in canna, mi sono avvicinato alla porta. Lui in quel momento ha aperto la porta e io gli ho puntato l’arma contro. Allora sono scappati tutti e due giù dalle scale, le scale che portano al garage da dove eravamo saliti. Non vedevo più nessuno, mi sono sporto e non c’era nessuno, ho pensato è finita, sono scappati. E per evitare che gli venisse la voglia di tornar su ho sparato un colpo contro il muro. Il proiettle s’è conficcato nel muro e niente, sembrava davvero che fosse finita. Invece in quel momento mi è spuntata una pistola, era la 357 magnum sei pollici da tiro che prima avevano sottratto dal caveau, cioè era una pistola mia. È apparsa questa pistola e ha sparato cinque colpi, ho sentito le pallottole che mi fischiavano dietro le orecchie, due si sono conficcate nel muro, due nello stipite, una è finita in cucina che era rimasta la porta aperta... Mentre tiravano io mi sono spostato e ho tirato un colpo anch’io, ma non ho preso nessuno perché erano tutti e due nascosti là sotto... È passato ancora una attimo, un attimo di indecisione, e li vedo apparire tutti e due, e avanzano verso di me... A questo punto ho esploso un terzo colpo e ho visto che rotolavano... Insomma l’avevo preso... Mia moglie ha aperto la finestra che dà nel giardino e s’e messa a urlare ai vicini “ci stanno rapinando! hanno sparato! aiuto! chiamate i carabinieri”, i vicini hanno risposto “stai tranquilla, li stiamo chiamando, non ti preoccupare” sono arrivati molti vicini e... io non ho mai sparato a nessuno... gli ho dato tutto quel che volevano, se se andavano via non succedeva niente, quando ho visto che la cosa non era finita e che non potevo dargli piu quello che volevano, ho sentito il pericolo per mia figlia e per mia moglie, e il pericolo anche per me, l’ho percepito in quell’attimo, ho reagito, non potevo più permettere che in casa mia...». Corazzo ha anche detto, come tutti quelli che hanno vissuto una disavventura simile prima di lui, «Non volevo uccidere».
• Che cosa si sa del morto?
È un albanese di 37 anni, Valentin Frokkaj. La polizia lo definisce «ricercato di un certo spessore». Era evaso il 7 maggio 2014 dal carcere Pagliarelli di Palermo dove stava scontando una condanna all’ergastolo per l’omicidio di un connazionale commesso il 23 luglio 2007 a Brescia. La sua fuga aveva causato una gigantesca caccia all’uomo. Frokkaj era già evaso il 2 febbraio 2013 dal carcere di Parma (insieme con un altro detenuto albanese) ma era stato catturato il 14 agosto dai carabinieri di Cassano d’Adda (Milano).
• Perseguiteranno anche Corazzo come hanno perseguitato quelli che, prima di lui, hanno sparato a gente che gli era entrata in casa?
Il procuratore aggiunto Alberto Nobili sembra dar ragione a Corazzo. È legittima difesa, dice, senza nessun eccesso. I proiettili nel muro e il resto confermano la versione del gioielliere.
• Che si sa dell’altro rapinatore?
È scappato. Ma è scappato anche un terzo bandito, rimasto in garage a far la guardia. I tre hanno sorpreso Corazzo mentre stava parcheggiando e due sono saliti in casa con lui, tenendolo sotto la minaccia delle armi. Non lontano dalla villetta è stata trovata un Golf probabilmente rubata.
• Reazioni politiche?
Hanno parlato solo Salvini e Maroni. Salvini: «Il commerciante si è difeso, e ha fatto bene. Spiace per il ladro morto, ma se l’è andata a cercare». Maroni: «Se la Procura dovesse cambiare l’accusa da legittima difesa a eccesso colposo di legittima difesa, ricordo che abbiamo una norma per il patrocinio legale gratuito».
• Renzi non aveva promesso una legge per tutelare quelli che si devono difendere in casa?
Per ora non se ne sa niente.