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 2015  novembre 21 Sabato calendario

Nel garage di Lapo Elkann

Credo che la passione per quello che fai conti più di tutto, anche se a volte rischia di essere uno svantaggio. Nella vita privata mi ha causato non pochi problemi, perché sono rimasto “incantato” da situazioni che poi così magiche non erano. Mi sono preso parecchi scappellotti: che puoi farci? Ti riassesti e prosegui».
Lapo Elkann soppesa le parole: è consapevole dell’attenzione dei media a ogni sua frase e ogni suo gesto, come testimoniano i quattro Tapiri d’Oro ricevuti da Striscia la Notizia, che lui tiene in bella mostra nel suo ufficio milanese. Scelta bizzarra. «Perché? Credo che avere ironia nella vita aiuti», ribatte lui, dopo averci accolti con un abbraccio – lo fa con tutti, estranei compresi – mentre lascia vagare lo sguardo e gioca con un pacchetto di sigarette («devo smettere, lo so, per farlo a Natale seguirò un programma in America»), spiegando la sua nuova impresa.
Mentre l’Italia Independent Group SpA (fondato nel 2007, oggi composto dal marchio Italia Independent, dall’agenzia Italia Independent Ideas srl, dai brand Independent Value Card, I Spirit Vodka, Care Label e Sound Identity) segna un +34,7%, l’erede di casa Agnelli ha da poco presentato il suo progetto collaterale Garage Italia Customs: una officina specializzata nella personalizzazione dei veicoli. Sede deputata, lo storico distributore Agip di piazzale Accursio a Milano progettato nel 1952 da Mario Bacciocchi, l’architetto che inventò in quegli anni per l’Eni di Mattei le stazioni di servizio che divennero i “landmark” degli anni del boom. Due pensiline a sbalzo sovrapposte, tondeggianti come la tolda di una nave, sottili come le ali di un aereo e fluenti come una carrozzeria d’auto d’antan, l’edificio è un’architettura simbolo-abbandonata da anni. «Ho sempre pensato che auto, barche ed elicotteri, per quanto belli, oggi fossero noiosamente uguali gli uni agli altri: per questo avevo avviato con Carlo Borromeo il servizio di personalizzazione Ferrari Tailor-Made, ma qui stavolta abbiamo fuso processi artigianali e industriali. Sulla struttura ho investito parecchio, soprattutto pensando che se avessi scelto, anziché Milano, città come Miami o Los Angeles, avrei avuto il successo garantito. Ma volevo che la sede fosse in Italia e quando ogni mattina vedevo quel posto in rovina m’infuriavo. Ho scoperto che era dell’Eni e che stava per essere emanato un bando pubblico per rilevarlo. Mi sono detto: ok, è guerra, sarà mio».
In un mese ha assemblato il team di tecnici, ed è partito. «L’impresa è divisa in quattro parti: quella business, il food&beverage in collaborazione con Carlo Cracco, il merchandising e infine gli immobili, in previsione dell’apertura di nuove sedi. Personalizziamo qualunque mezzo, lavoriamo su auto, aerei privati, navi, e siamo in trattativa con alcuni grandi gruppi per soluzioni esclusive».
Oltre a Cracco per la ristorazione, Lapo ha coinvolto l’architetto Michele De Lucchi, responsabile del progetto. Perché? «Il Garage è un concentrato d’eccellenza italiana, e loro due ne sono ottimi esempi. E in più ottimi “narratori”, una dote che ammiro molto». Sul tema del Made in Italy torna continuamente. Anche per questo viene naturale chiedere a lui, imprenditore di 38 anni radicato sul territorio, cosa pensi dei giovani creativi italiani in fuga all’estero. «Credo che qui ci siano molte più capacità di quanto non si pensi: conosco imprenditori e creativi straordinari di cui semplicemente non si parla, e non posso nemmeno dire che non ci siano ragazzi con una gran voglia di fare. Il problema è che questa società li ha convinti che apparire voglia dire già fare. L’apparenza aiuta a spingere le tue idee, e ben venga, ci mancherebbe, ma non basta, altrimenti è solo una pagliacciata. Parlo per esperienza personale e odio chi parla senza cognizione di causa: io ho imparato che se non so è meglio tacere e ascoltare chi ne sa più di me. È così che si cresce». Ne ha fatta di strada, Lapo, da quando nel 2007 ha lanciato il brand Italia Independent, con gli occhiali in fibra di carbonio venduti a 1.007 euro. Si gridò allo scandalo, e lui fu definito un megalomane (e peggio). Otto anni dopo, pare che avesse ragione. «Non ho mai avuto problemi nell’essere criticato o nel subire attacchi personali, anche perché tutti gli innovatori all’inizio vengono rifiutati dalla società. Con tutta l’umiltà del caso, sapevo di avere un prodotto nuovo, da raccontare. La scelta di collocarmi in quella fascia di mercato ha creato la notizia, permettendomi di risparmiare il budget pubblicitario, che di norma è il 99% del costo finale di un prodotto. Una cifra simile in tutta onestà al tempo nemmeno l’avrei avuta, visto che usavo solo soldi miei, e non della mia famiglia. Non mi piace raccontare balle: ho fame di conoscenza, d’innovazione, e anche di vittoria. Ma voglio vincere perché sono più bravo, non perché inganno meglio i consumatori. Io ci metto la faccia, sempre».
Ad affrontare le conseguenze delle sue azioni Lapo, volente o nolente si è abituato. «Sono caduto (è chiaro il riferimento all’overdose del 2005, ampiamente documentata dai media), mi sono rialzato e fermato a riflettere: sono stato in terapia, e ho capito meglio chi sono. Sono cresciuto e sono guarito. Rancore verso chi mi ha colpito quando ero a terra? In passato si, ma è un sentimento che non mi permetto più di provare: ti inaridisce, e questo non mi piace».
Forse è legata alle sue esperienze anche la voglia di aiutare gli altri. A modo suo, sia chiaro: «Il progetto si chiamerà LAPS – Libera Accademia di Progettazioni Sperimentali», spiega entusiasta. «Dal gennaio chiunque avrà un progetto da concretizzare, dalla moda alla tecnologia, potrà rivolgersi a noi, che sosterremo quelli più creativi e innovativi in tutto il mondo. Voglio che tutti abbiano la chance di realizzare i propri sogni: la felicità é un diritto universale, di questo sono certo».