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 2015  novembre 25 Mercoledì calendario

In Svizzera se indossi il burqa ti becchi una multa di diecimila franchi

Un dibattito serrato e acceso conclusosi nella tarda serata di lunedì. Il Parlamento del Canton Ticino ha vietato l’uso del burqa, dando il via libera definitivo alla legge dopo il referendum popolare svoltosi due anni fa, che aveva visto oltre il 65% dei cittadini schierarsi contro l’indumento islamico. In sostanza nessuno potrà nei luoghi pubblici, ad eccezione dei posti di culto, coprirsi il volto con il burqa o il niqab (il velo che lascia scoperti solo gli occhi) pena il pagamento di una multa fino a dieci mila franchi.
La restrittiva disposizione, denominata legge sulla «dissimulazione del volto», sarà applicata sia a residenti che turisti, senza alcuna distinzione. A pochi giorni dai feroci attentati di Parigi pure in Svizzera risulta elevato il livello di allerta, tanto che la discussione parlamentare è avvenuta all’interno di un palazzo sorvegliatissimo, con metal detector all’ingresso e severi controlli personali. Del resto era il provvedimento più atteso sul suolo elvetico degli ultimi mesi e non è apparsa semplice la stesura della legge, poi emanata attraverso un doppio provvedimento. Il primo relativo all’ordine pubblico in generale, mentre il secondo più specifico riguardante l’utilizzo del burqa, così da segnare un primato per Lugano e dintorni che diventano il primo cantone rossocrociato a dotarsi di una tale normativa. Al termine del dibattito il Consigliere di Stato Norman Gobbi (Lega dei Ticinesi) ha dichiarato che «rispettando la volontà popolare garantiremo l’entrata in vigore della legge in tempi celeri». La data prevista è il primo aprile del 2016.
Ma a poche ore dall’approvazione dell’attesa legge, è immediatamente spuntato un imprenditore franco algerino, Rachid Nekkaz, disposto a pagare tutte le multe che le autorità ticinesi infliggeranno alle donne che indossano in pubblico indumenti coprenti il viso. Nekkaz è un personaggio già conosciuto, infatti dal 2010 ha messo a disposizione fondi milionari a favore del gentil sesso musulmano, aprendo un sito internet dove è possibile contattarlo per chiedere il «rimborso» delle contravvenzioni anti burqa. Fino ad ora si è occupato di risarcire donne francesi, olandesi o belghe, ma adesso si occuperà anche delle svizzere.
Tra i più soddisfatti, invece, Giorgio Ghiringhelli, il redattore della proposta di referendum del 2013 che accolse la vittoria chiarendo che «il Popolo ticinese aveva dato un segnale chiaro, e inequivocabile, ai fondamentalisti islamici, dicendo loro che chi vuole integrarsi è bene accolto, ma chi respinge i nostri valori e mira a realizzare una società parallela che vuole sovrapporsi alla nostra, non è il benvenuto».