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 2015  novembre 25 Mercoledì calendario

La mancanza di scrupolo come primo requisito per entrare in politica e le minacce jihadiste sintetizzate in 140 caratteri. Frasi scelte da Paolo Siepi

Minacce jihadiste anche su Twitter. La cosa più difficile è sintetizzare una fatwa in 140 caratteri. Gianni Macheda.
A Bruxelles chiusi i cinema, i teatri e molti ristoranti. Per far sentire l’Isis come a casa sua. Spinoza. Il Fatto.
Nessuno riesce a fermare Salah. In effetti l’unica è provare ad anticiparlo, altrimenti, se scatta, palla al piede, non lo prendi più. Il rompi-spread. MF.
Sono a buon punto le procedure per inserire il masochismo fra le virtù. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori, 1987.
Con Renzi non c’è bagarre da parte mia ma vedo tante cose che non vanno. Diego Della Valle. Corsera.
Molte cause del terrorismo islamico in Europa sono sociali. Tuttavia, mentre l’immigrazione (con tutti i suoi disagi) viene anche dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa, perché è soprattutto dall’immigrazione arabo-musulmana che è venuta questa iper-violenza? George Bensoussan, storico. Le Figaro.
Io so che i terroristi del Bataclan hanno approfittato della libertà per ammazzare la libertà. Sono giovani senza progetti né speranza, figli della cultura del caos. Tareq Oubrou, scrittore e iman di Bordeaux. La Stampa.
Chi ha capito tutto è Fiorella Mannoia. Pochi dubbi, molte certezze. È contro il Giubileo di papa Francesco, ritiene che i pentastellati siano l’unica vera forza di cambiamento. Resta di sinistra, «semmai si sono spostati gli altri». Credere di parlare a nome delle vittime e dei poveri, solo perché si è vittime delle povere idee. Aldo Grasso. Corsera.
Occorre una politica più realistica di quella ipotizzata da Obama nella vertenza Ucraina. Ci sono delle premesse ampie per la pace. Le sanzioni non sono mai servite ad altro che a sostituire il protezionismo al libero scambio e alla cooperazione fra i popoli. Francesco Forte. il Giornale.
Rinaldi è stato il più grande direttore della mia generazione. Dopo uno splendido Europeo, fece un magnifico Panorama. Si licenziò quando Berlusconi acquistò Mondadori. Per Panorama, l’arrivo di Berlusconi è stato come il bombardamento di Dresda. Io che ho sempre lasciato l’antiberlusconismo militante ai professionisti a tempo pieno del genere, posso dirlo. Che un settimanale legato all’attualità politica appartenga a uno dei capi dei due schieramenti è inconcepibile. Che la metà dei giornalisti italiani fosse a libro paga della famiglia Berlusconi, è stata una tragedia della nostra recente vita civile. Giampiero Mughini, giornalista. (Malcom Pagani). il Fatto.
C’è chi taglia e cuce brache / chi i leoni addestra in gabbia / chi cattura le lumache / io fo buchi nella sabbia. Ernesto Ragazzoni. la Repubblica.
Giulio Preti forse era il mio docente più singolare all’università di Firenze. Aveva scritto un libro importante su Logica ed empirismo. Era un uomo bruttissimo. Malgrado ciò, circondato da donne adoranti. Che lui odiava. Aveva assunto la sua bruttezza con ironia volterriana. Ricordo le sue fluide e sputazzanti lezioni. Gli erano rimasti due denti e da quella bocca poteva uscire di tutto. Alcuni colleghi di facoltà gli regalarono una dentiera. Preti mormorò: gliela farò vedere. E a lezione, un giorno, se la tolse e la poggiò in bella evidenza sulla cattedra. Lucia Poli, attrice. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Un torrente scorreva nel mezzo del paese, fragoroso d’acqua. Certi giorni era così trasparente che si vedevano le pietre bianche del fondo, nette, che le si sarebbe potute contare. Così limpida quell’acqua, che mi veniva voglia di allungare le mani e raccoglierla nei palmi, e bere. Sapevo quanto, ad accarezzarla, era tagliente e fredda, una straniera che veniva da vette alte, e da molto lontano. Ma, dopo un temporale, il mio torrente diventava un altro. Gonfio, livido, e minacciosi i flutti: trascinerò con me, sembrava dire, chiunque, e qualunque cosa osi sfiorarmi. E infatti nella corrente precipitavano, rapiti, rami e foglie, e uccelli morti: tutti strappati, tutti ingoiati come da una vertiginosa rabbia. Rabbia, ecco, il torrente dei giorni brutti per me era un’anima furiosa, torbida di rancori, gonfia di vendetta. Tenendo ben strette le mani sul parapetto del ponte lo guardavo con paura. Possibile che l’acqua vergine del giorno prima fosse ora fango e detriti, e una così cieca furia? Aspettavo che tornasse il sole per ritrovare il mio torrente, come si ritrova una faccia cara. Intuendo, però, un male che anche nelle cose vive, e divora, e trasfigura; poi, si cheta e scompare, e il mondo torna innocente. Ma, sotto, un’ombra cova, e spinge, per affiorare ancora. Marina Corradi. Avvenire.
Salii sul treno, dal Cairo ad Alessandria: una coloniale bellezza. Arrivai ad Alessandria e me ne innamorai. Era Nizza decaduta, ma Nizza non sarebbe mai stata così bella, anche senza decadere. C’erano fotografie che la mostravano ai tempi dello splendore, senza capire che il presente era l’unico splendore possibile e vero. Ogni parallela che si allontanava dal mare scendeva di grado: come vedere una donna invecchiare incrocio dopo incrocio. Gabriele Romagnoli, scrittore. la Repubblica.
Mia madre aveva un animo sensibile, le piacevano le cose strane, le scoperte, le parole in italiano che riusciva a capire, le sorprese. Non voleva mai regali: se riceveva un pacchetto con un dono, non voleva nemmeno aprirlo, bisognava che lo facesse subito un altro. Lei guardava il pacchetto un po’ imbronciata, con le labbra strette, scuotendo la testa. Più il regalo era prezioso e più ci restava male. Non faceva niente perché non ci si accorgesse della sua disapprovazione. Ferdinando Camon, Un altare per la madre. Garzanti, 1978.
Sono sudato come una stiratrice, dentro uno stand da seicento (600) coperti, panche e tavole col numeretto plastificato appiccicato, in allineamento, e inservienti-bambini dai denti storti, i capelli a spazzola, la fronte lucidata, il doppiomento a sette (7) anni, che servono vassoiate di roba da magnar a zente con una fame sempre canchera, sempre medioevale, che per dimagrire s’è fatta ridurre lo stomaco. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi, 2014.
«Infine, soli!». «A dire il vero non siamo soli, dato che siamo in due». Francis Blanche, Pensées, répliques et anecdotes. J’ai lu, 1996.
Da lontano veniva il ruggito semispento dei primi autobus della giornata. Piero Chiara, Il cappotto di astrakan. Mondadori, 1978.
In politica, la mancanza di scrupoli è il primo requisito di chi vuole fare carriera. Roberto Gervaso. Il Messaggero.