ItaliaOggi, 25 novembre 2015
Sull’immigrazione e sull’orrenda comunicazione delle sinistre radical chic che si son messe a fare dei discorsi tipo Salvini
Nei mesi scorsi ho scritto più volte sul tema dell’immigrazione, sostenendo una tesi di banale buon senso, cioè regolarizzare tutti quelli che fuggivano dalle guerre (i soli siriani, con verifiche su afgani ed eritrei), dando loro il diritto di asilo, come prevede la legge internazionale, invece respingere gli «immigrati economici» limitatamente a quelli che i singoli paesi ritengono di non poter accogliere, come prevede Dublino. È ciò che fa da sempre la Svizzera, a differenza di tutti gli altri europei, uno svizzero su quattro è un immigrato.
In Italia, al solito, grande confusione fra i principi e la dura realtà, per mesi abbiamo assistito a coltissimi dibattiti sul nulla, indicazione di nobili obiettivi, ma di concreto nulla, o meglio la solita furbata all’italiana. Anziché registrarli come previsto da Dublino, li si lasciava fuggire: ne arrivavano 160 mila delle due tipologie, nessuna selezione, ne rimanevano 60 mila. Orrenda la modalità comunicazionale delle varie Sinistre, Pd compreso: proporre l’equazione immigrati-Lega, personalizzando lo scontro ideologico, nel suo leader Salvini, costruendo un totem negativo da abbattere. Anziché discutere del problema nella sua profondità e complessità, le élite, specie quelle radical chic, hanno iniziato una spietata campagna mediatica contro il linguaggio di Lega e FdI. In fondo, ben gli sta, devono imparare, quando si dicono cose vere bisogna farlo con un linguaggio appropriato.
Improvvisamente, lo scenario è mutato, i flussi migratori si sono spostati dal corridoio marino Mediterraneo-Italia-Europa (rimasto sui suoi volumi di traffico), al corridoio terrestre Turchia-Grecia-Slovenia-Ungheria-Austria-Germania-Svezia (con volumi molto superiori). È avvenuto così un fenomeno che come studioso sognavo da tempo: l’arrivo di queste masse di disperati avrebbe fatto conoscere agli italiani (bambinoni) come sono veramente i regimi (quindi i popoli) al di là del Frejus, della Svizzera, del Brennero, quando i problemi sociali riguardano lor signori.
Dopo la dichiarazione della Merkel, urbi et orbi, di prendere tutti i siriani che si fossero presentati alla frontiera, abolendo Dublino, tutti i benpensanti europei si innamorarono di lei, un paio di settimane, la Signora cambiò tailleur, e senza alcun pudore, si rimangiò tutto, cominciò una silenziosa retromarcia, infine la decisione di respingere i siriani verso il paese di primo approdo (povera Grecia). Idem, la civilissima Svezia: ha chiuso le frontiere, precisando che non è un muro (sic!) ma non è più in grado di offrire un riparo e un’assistenza ai rifugiati alle soglie del rigido inverno scandinavo (sic!). La colta Austria è andata oltre, ha limitato a 3 anni la concessione del diritto di asilo, così lo spostamento nel tempo dei ricongiungimenti familiari. Sconce buffonate nordiche, nel silenzio complice delle nostre élite, che fino a ieri ce le portavano a esempio.
Più sinceri i paesi ex Urss, che nel secolo scorso hanno provato il tallone, prima nazista, poi comunista. Loro sanno come va il mondo, avevano subito dichiarato l’impossibilità di ricevere altri profughi economici. C’è chi ha alzato muri come l’Ungheria, sullo stile della Spagna socialista di Gonzales e Zapatero, tuttora insuperabile (e chi lo supera viene abbattuto). La più dura di tutti è ora la liberale Inghilterra, che non solo presidia il Tunnel con pugno di ferro in guanto d’acciaio, ma non è più disposta a mettere a disposizione il suo welfare ai non inglesi (sic!).
Perfida Albione! Infine, fa scompisciare dalle risa l’affermazione di Junker: la presa d’atto che il fiore all’occhiello dell’Europa (e di Alfano), la redistribuzione (appena 160 mila rifugiati per 28 Paesi) a questo ritmo, si concluderà nel 2101, cioè fra 86 anni (sic!).
Mi parrebbe corretto che noi dei media (io per primo) si faccia autocritica. Al momento della verità, quando l’immigrazione ha cessato, per queste finte élite dell’Europa del Centro e Nord, di essere un fatto cultural-salottiero riferito a noi miserabili sudisti, ma è diventato un loro problema, hanno immediatamente cambiato posizione. Hanno adottato una politica sull’immigrazione esattamente uguale a quella che i partiti di destra del Sud Europa suggerivano da tempo: sì ai rifugiati (tutti), rimpatrio per gli immigrati economici (salvo quelli scelti dai singoli Paesi). In fretta e furia, si sono trasformati da nobili Laura, in tanti (eleganti) Marine e Matteo, senza vergognarsene.