Il Messaggero, 25 novembre 2015
È un italiano il nuovo capo dello Ior, si chiama Gianfranco Mammì
Il Papa sceglie la continuità allo Ior e nomina alla direzione generale Gianfranco Mammì, da marzo scorso vicedg. Prende il posto di Rolando Marranci, il cui mandato è scaduto a dicembre scorso ed era in prorogatio. Il nuovo timoniere ha 59 anni, è messinese ed ha percorso tutta la carriera all’Istituto di Opere di Religione dove è entrato oltre 20 anni fa come cassiere.
La nomina è avvenuta ieri mattina ad opera di Bergoglio in persona, come informa una nota della Santa Sede, che ha presenziato alla riunione del consiglio di sovrintendenza presieduto da Jean-Baptiste de Franssu riunitosi insieme alla Commissione cardinalizia: i due organi integrati dal Prelato e dal collegio dei revisori formano la governance un po’ barocca della banca del Vaticano che si vorrebbe modificare con risultati ancora in fase di costruzione. E c’è chi ritiene che la svolta vera al Torrione Nicolò V, sede della banca vaticana, sia rimandata visto l’aspettativa dell’avvento di un manager esterno alla guida. Sembra infatti che anche con l’ausilio di una primaria società di head hunting internazionale fosse stata predisposta una rosa di cinque nomi, poi scremata a tre finali che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato e membro della Commissione Cardinalizia, avrebbe consegnato al Pontefice. Va ricordato che il Papa con una lettera scritta di suo pugno al presidente de Franssu ha avocato a sè la nomina del nuovo massimo dirigente e, per blindare la riservatezza rispetto a possibili manomissioni, ha anche intimato di sigillare con la ceralacca la busta contenente la short list. Secondo fonti bancarie informate, del trio facevano parte oltre Mammi, anche un banchiere italiano ex top manager della banca britannica Rbs, salvata due volte dallo Stato britannico e l’attuale direttore generale di una popolare del sud. Anche se l’ultima parola spettava a Bergoglio, negli ultimi mesi all’interno degli organi di vertice si sono formati due orientamenti contrastanti tra chi avrebbe voluto cogliere l’occasione per dare una sterzata definitiva alla gestione dell’Istituto di Opere di Religione, dopo gli scandali che ne hanno inquinato l’immagine e chi invece puntava alla continuità nella conduzione. Naturalmente la decisione di Francesco in qualche modo sarebbe stata influenzata da coloro che hanno la possibilità di parlargli direttamente. E comunque numerosi sono stati i sondaggi compiuti da Parolin presso i vari membri degli organi dove sembrava che le diversità di vedute tra l’ala americana collegata alla Curia rappresentata dal vice segretario di stato Giovanni Becciu e lo schieramento più incline alla modernità e al cambiamento si stessero ricomponendo. Al precedente consiglio di luglio c’erano tutte le premesse per un dialogo che potesse sfociare in una nomina di mediazione. Nomi non ne furono fatti ma per trovare un equilibrio si sarebbe voluto puntare su un esterno in modo da accelerare la riforma in direzione della trasparenza.
LA DELUSIONE
Ieri invece il Santo Padre, alla vigilia del suo viaggio pastorale in Africa, ha voluto presenziare dando lui l’imprimatur alla nomina di Mammì che «sarà coadiuvato da Giulio Mattietti in attesa della scelta di un nuovo vice direttore» si legge sempre nella nota ufficiale. La decisione di dare continuità alla gestione, comunicata anche all’Aif avrebbe provocato disorientamento tra coloro che auspicavano il cambiamento sostanziale.