Corriere della Sera, 25 novembre 2015
Michel Platini ora rischia la radiazione a vita
A morte l’imperatore e l’erede designato. Joseph Blatter e soprattutto Michel Platini rischiano la radiazione a vita. Fine pena mai, hanno raccomandato gli ispettori del Comitato etico della Fifa alla camera arbitrale guidata da Hans Joackim Eckert che a dicembre dovrà giudicare i presidenti Fifa e Uefa. A trascinare verso il patibolo le carriere dei due è il pagamento di 1,8 milioni autorizzato nel 2011 da Blatter a Platini, per una consulenza del francese alla Fifa tra il 1998 e il 2002. Per l’accusa, quel versamento è la pistola fumante, prova provata di un sistema di corruzione esteso ai più alti livelli e che in questi ultimi mesi ha portato a decine di squalifiche in ogni parte del globo, sull’onda di un anomalo vento di giustizia, mai soffiato sulla Fifa. A sentire la difesa è una palla avvelenata, lanciata da Blatter per mandare in fuorigioco Platini. I legali dell’ex juventino parlano di richiesta «sproporzionata, prova della totale mancanza di credibilità della commissione e frutto della precisa volontà di nuocere».
Il Comitato etico l’8 ottobre ha sospeso per 90 giorni Blatter e Platini (Le Roi ha impugnato la decisione con un ricorso al Tribunale arbitrale dello sport) congelando così la candidatura del francese alla presidenza Fifa, per cui le 206 federazioni di tutto il mondo saranno chiamate a votare il 26 febbraio. L’oggi dimissionario 79enne Blatter, rieletto lo scorso 29 maggio con 133 voti, era politicamente già un dead man walking, disarcionato dall’inchiesta del Dipartimento di giustizia americano e della Procura svizzera che scoperchiò un diffuso sistema di tangenti e portò all’arresto di sette persone e a indagare lo stesso Blatter per corruzione.
Platini spera(va) ancora in un giudizio positivo del Tas per rientrare nella corsa alla Fifa. Le nomination accettate per il trono di imperatore del calcio sono cinque: il segretario dell’Uefa Gianni Infantino, in visita a San Siro domenica scorsa, il sudafricano Tokyo Sexwale, compagno di prigionia di Nelson Mandela a Robben Island, il Principe giordano Ali Al Hussein, il presidente della Federazione asiatica Sheikh Salman Bin Ebrahim al Khalifa e il francese Jerome Champagne.
Saranno loro a correre, perché la carriera del 60enne Platini appare segnata. Solo nella remota possibilità che venisse prosciolto, l’ex juventino potrebbe rientrare. Dopo nove anni da re Sole dell’Uefa, uno dei più grandi campioni della storia del calcio rischia di veder infangata una vita di successi da accuse zozze. «Come Icaro mi sono avvicinato troppo al sole e me l’hanno fatta pagare» ha detto accusando Blatter di aver macchinato contro di lui.
Più di Blatter, è stata l’assegnazione dei Mondiali Russia 2018 e Qatar 2022 a far cadere il governo del calcio. La Russia scippò il Mondiale all’Inghilterra, il Qatar agli Usa, grazie all’appoggio di Platini e dell’ex presidente francese Nicholas Sarkozy. All’ultima coppa del Mondo in Brasile, la Fifa fatturò 5,5 miliardi di euro, molti arrivati dalle tv e dai colossi statunitensi Visa, Coca-Cola, McDonald’s. Forse è una strana coincidenza se l’inchiesta che ha destituito Blatter e pure Platini, il cui figlio Laurent lavora per la Qatar Sports Investments, è partita dagli Usa. Però le tangenti e la corruzione ci sono state. Michel aspetta il fischio finale, con il rischio di un cartellino rosso a vita per il più triste degli adieu al calcio.